Capitolo 21 "Ostaggio"

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"Il codice, il codice! Qual è il dannato codice?!" Digito tutte le combinazioni possibili di numeri, ma è impossibile trovare quello giusto. Rassegnato, mi metto a sedere sul pavimento intriso di sangue ancora fresco, sospirando frustrato.
"Siamo in trappola...Helya...Mi dispiace..."
Lui non risponde. Cala un silenzio d'oltretomba, così carico di tensione, di rabbia, di paura. Ogni tanto, mi volto verso la sua direzione, per guardarlo, ma continua a starsene rannicchiato con la testa nascosta, senza muovere un muscolo.
Come hanno fatto a ridurti così, Helya?
Eri davvero così debole?
Tu, Helya Flame, la leggenda...caduto così facilmente?
Cosa penserebbero tutti, nel vederti così?
Morirai qui, Helya? Morirò anch'io insieme a te? Chi di noi due morirà per primo?
Non so cosa sto aspettando. Forse che quella porta si spalanchi, ed entri il nostro giustiziere? Colui che porrà fine alle nostre sofferenze?
Sono stanco. Basta, basta, sono troppo stanco, di tutto.
Comincia a tornare quella sensazione in cui non sai più dove ti trovi, in che epoca sei, e perché sei lì. Non sai se è giorno, non sai se è notte, non sai se c'è buio, o se c'è luce. Riesci solo ad attendere, attendere, e attendere, cosa non lo sai nemmeno.

Quanto tempo è passato?

Perché nessuno ancora si presenta?

Perché sono ancora vivo?

Una fitta improvvisa comincia a farsi sentire, sul mio polso destro: quando abbasso lo sguardo per vederlo, mi rendo conto che un piccolo pezzo di carne si sta staccando, come una pellicola, lasciando intravedere l'osso.
Le cellule...
Da quanto non le prendo?

"Helya?"
Lui solleva lo sguardo, meccanicamente.
"Moriremo qui?"
Per tutta risposta, riabbassa nuovamente la testa. Poi, si passa una mano sugli occhi, come per asciugarli.
"Cosa è...questo?" Dice, continuando a fissare la mano senza concepire quella visione.
"Sono lacrime." Rispondo "Stai piangendo."
"Piangendo...?" Helya sembra sconvolto, incredulo.
"Avevo promesso che non avrei più pianto...Lo avevo promesso...Sto piangendo, Dean?"
"Com'è che mi hai chiamato?"
"Dean. Tu...sei Dean, non è così?"
"Oh mio Dio, Helya... Grazie al cielo!"
Vengo investito da una gioia che non provavo da tanto tempo. Non riesco a controllarla, tanto che la cosa che mi viene d'istinto fare è gettarmi tra le sue braccia, stringendolo come non ho mai fatto in vita mia. Lui, però, resta freddo:
"Sei cambiato."
"Sono sempre io, te lo giuro. Non ho smesso nemmeno per un secondo di amarti, mai."
Gli afferro saldamente la mano. È estremamente calda.
"Scotti..." Gli passo la mano sulla fronte, ma lui la afferra.
"Dean...perdonami. Ora ti vedo."
Evidentemente, l'effetto del veleno sembra stare scomparendo, diminuendo il suo senso di confusione.
"Sono qui." Gli sussurro, stringendogli la mano ancora più forte.
Il suo corpo sembra essere attraversato da una fitta di dolore, che lo porta a contorcersi.
"Helya! Va tutto bene?!"
Lui riesce solo a scuotere la testa, per rispondere.
"Fa troppo...male..." Sembra stia per perdere i sensi.
"No! Resisti, ti prego!"
"Non...ce la...faccio..." I suoi occhi si stanno pian piano socchiudendo.
"Helya, no!" Lo scuoto, per mantenerlo sveglio.
Ma in quel momento, mi sembra di sentire una voce. No, non è la voce della mia testa, è un'altra. È conoscente, anche se è troppo lontana perché io la possa sentire bene. È una voce femminile, e sembra chiami proprio noi.
"Helya! Dean Wert! Helya! Helya, ti prego rispondi!"
"Siamo qui..." È il mormorio incredulo che mi esce dalla bocca.
"Siamo qui. Siamo qui! SIAMO QUI!" Comincio ad urlare, tirando pugni alla porta di ferro.
"Mi sentite?! Sono qui!"
"È la voce di Dean!"
"Sì! Sì, sono io, sono qui! Vi prego, fate presto!"
Sento dei passi correre verso la porta. Non riesco a crederci, sto per piangere dalla gioia, sono loro!
"Dean! Ci sei?" Dice la voce inconfondibile di Buffy da dietro la porta.
"Sì, siamo qui dietro!"
"Il codice, adesso." Ordina a qualcuno. Pochi istanti dopo, la porta si spalanca, e vengo investito di nuovo da quell'immenso senso di gioia.
"Oh merda...è un casino qui! Fate presto, su!" Ordina lei. Poi il suo viso impallidisce:"Helya! Oh mio Dio, cosa ti hanno fatto?" Si appresta immediatamente a soccorrerlo. Nel suo volto, vi è stampata pura preoccupazione.
"Non perdete tempo! Le sue condizioni sono pessime! Portatelo via, presto!" Esclama. I soldati eseguono l'ordine, e presto portano via il suo corpo inerme ed esangue.
Non so se sia solo una mia impressione o no, ma mi sembra di scorgere qualcosa, all'interno degli occhi di Buffy. Quel luccichìo, quella luce. O forse, è la piega che prendono le sue labbra, o quel tremolio impercettibile che le attraversa. Riesco a notarlo soltanto quando il suo sguardo si posa su Helya. Sembra sognante, mentre lo guarda.
Lui dice che i Non-morti non sanno amare. Ma come fa a esserne sicuro?
Buffy si accorge che la sto fissando, e distoglie lo sguardo, imbarazzata. Poi, dice qualcosa per sciogliere quella sensazione di disagio:
"Tu stai bene, Dean?"
"Non è rilevante." Rispondo. Buffy sembra di nuovo a disagio. "Tutto quel sangue...è suo?" Chiede in tono sommesso.
"Ne ha perso moltissimo, sì."
Decido per il momento di non dire niente riguardo alla morte cruenta che ho fatto fare a quell'uomo. Lei non dice niente, ma ha il volto di una persona tremendamente in ansia.
"Buffy...Tu mi odi, non è vero?"
Lei sembra colta alla sprovvista da quella domanda, mi rivolge uno sguardo interrogativo, confusa:
"Cosa? Perché mai dovrei?"
"È per lui..." Mormoro "Non è vero?"
Lei tace, come pietrificata, incapace di dare una risposta. Ma il suo silenzio è già una risposta bell'e chiara.
"Giurami che non ne farai parola con lui. Non deve saperlo o...Potrebbe allontanarmi per sempre."
Buffy fa per andarsene.
Deve essere terribile...amare una persona e doverlo nascondere. Amarla pur sapendo che quell'amore non sarà mai corrisposto, che non potrebbe funzionare. Ma Helya dovrebbe saperlo. Dovrebbe sapere che si sbaglia, che non è vero che gli altri non sanno amare.
"Buffy, cosa facciamo con l'ostaggio?" Chiede un soldato che tiene fermo immobile un ragazzo incappucciato e bendato, con i polsi legati.
Buffy lo fissa a lungo, riflettendo.
"Uccidetelo. Conosce la nostra identità."
"Ma è bendato..." Prova a contestare uno di loro.
"È comunque troppo rischioso lasciarlo andare. Potrebbe riconoscerci attraverso altri metodi, o avere microfoni o minuscole cimici addosso. Mi dispiace, ma preferisco agire scrupolosamente."
"...Agli ordini."
"No, vi prego, per favore, fatemi prima vedere Dean! Devo parlargli!"
Urla il ragazzo ancora incappucciato, dimenandosi.
Quella voce... è come familiare... "Dici a me?" Gli chiedo. Al suono della mia voce, il suo dimenarsi aumenta.
"Vi prego, mi basta un minuto, solo un minuto!" Implora.
"Tu sei d'accordo, Dean?" Mi chiede Buffy.
"Fate pure."
Con un gesto rapido, uno dei soldati toglie il cappuccio all'ostaggio, sciogliendo anche la benda che ha sugli occhi.
Lo shock nel vedere quel volto è talmente grande che quasi non svengo, devo per forza appoggiarmi a Buffy per non cadere.
Non è possibile.
Non può essere vero.
"Jamie?"

Il ragazzo che ho davanti è più piccolo di me, sembra essere da poco uscito dall'adolescenza. I grandi occhi color nocciola e quei capelli così scuri mi portano tanti ricordi alla mente, fino a farmi provare come un senso di nostalgia. Ricordo quando, tornato dai primi anni dell'Università, quel ragazzino dal viso tondo e sorridente mi chiedeva tutto allegro di giocare con lui. Al chè io gli scombinavo i capelli, sorridendogli, ma dicendogli che ero troppo stanco. Illudendolo che forse l'indomani l'avrei accontentato. Fino a quando fu troppo cresciuto per continuare a chiedermelo...
Era figlio di un'altra donna che era sempre stata la compagna di mio padre, da quando ne avevo memoria. Ma avevamo comunque lo stesso papà. Solo che lui non pretendeva da Jamie quello che pretendeva da me, lo aveva sempre lasciato libero. Forse è per questo che inizialmente non riuscivo proprio a sopportarlo.
"Dean, fratellone...Dunque è così. Mi dispiace. Io volevo solo vendicarti, ma alla fine, sembra sia diventato tuo nemico. Mi dispiace, mi dispiace così tanto!"
Sono ancora troppo sconvolto per dargli una risposta. Riesco solo a fissarlo con la bocca spalancata, senza riuscire a realizzare quanto sia cresciuto, davanti ai miei occhi, mentre io non me ne accorgevo.
Vendicarmi?
Perché avresti dovuto vendicare un fratello che per te non è mai stato niente, Jamie?
Dispiace anche a me. Mi dispiace non aver mai fatto abbastanza per essere un bravo fratello.
È perché sono debole.
E lo sono anche adesso, così tanto che non riesco nemmeno a risponderti.
Tu mi hai sempre voluto bene, incondizionatamente, senza pretese, nonostante tutto. Avrei tanto da imparare da te.
"Non toccate questo ragazzo." È l'unica cosa che riesco a dire:
"È mio fratello."

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