Capitolo 17 "Voce"

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Le lacrime ormai sono come cascate sulle mie guance. Non voglio tornare all'appartamento. Non lo farò. Se lo facessi, prima o poi mi ritroverei a dormire di nuovo nel suo stesso letto, e in questo momento l'idea mi fa diventare folle. Mi ha ferito...Helya... Forse non voleva farlo, ma mi ha ferito.
Premo l'ultimo tasto in alto dell'ascensore; quando le porte si aprono, sono fuori. Mi guardo intorno, e mi rendo conto che si tratta di un enorme attico, desolato. A farmi compagnia, solo un ammasso di antenne di ogni tipo, cisterne per l'acqua, vecchi rottami. Sopra di me il cielo è nero. No, non è nero, le stelle lo illuminano. Non sono mai state così luminose. Ricordo quando papà si preoccupava, se fissavo troppo il cielo: "Non avrai mica intenzione di diventare aviatore?" Chiedeva quando lo guardavo di giorno.
"Non dirmi che vuoi diventare astronomo!" Era quello che diceva quando lo guardavo di notte.
Perciò non fissavo mai le stelle a lungo, per non allarmarlo. Se non avevo dove guardare, guardavo in basso. È sbagliato. È sbagliato crescere così. È così dannatamente sbagliato!
Adesso posso finalmente alzare la testa, e guardare in alto senza paura. Libero e con il cuore spezzato.
" Sono davvero così inutile?"
È il pensiero che mi assilla per le seguenti ore che passo disteso a fissare quell'infinità di corpi celesti. Forse è la mia immaginazione ma sembra che parlino... già, sento delle voci. O forse è sempre la stessa:
"Deve essere così per forza.

Non hai carattere.

Non hai spessore.

Sei sempre stato un burattino.

Nessuno ti ama sul serio.

Nessuno l'ha mai fatto.

L'unica persona che forse l'ha fatto è morta in un modo che fino a poco tempo fa ti era sconosciuto.

Come puoi aver vissuto così?

Come dentro a una bolla?

Tuo padre aveva ragione: sei una delusione."

"Basta! Stai zitto!" Urlo, tappandomi le orecchie.
"Ho ragione, non credi anche tu, Dean?

È per questo che mi zittisci?"

"Chi diavolo sei?"
"Sono te stesso, è ovvio.
È con te stesso che stai parlando."
"Non è vero! Sei il frutto della mia immaginazione!"
"Beh, non è del tutto sbagliato."
"Sto impazzendo? Sto diventando pazzo?"
"E io come potrei saperlo?"
"Va' via adesso!"
"Dean...se non cambi in fretta potresti pentirtene."
"Cambiare? Che cosa intendi? Non importa, smettila e basta!"
"Potresti..."
"Ho detto smettila!"
"...Perderlo."
Quella voce si spegne nella mia testa. Non mi è mai successo niente di simile, è davvero strano. Sentivo sul serio una voce, era presente, c'era. Forse sono davvero impazzito.
Non ci faccio caso più di tanto. Domani è l'ultimo giorno, e devo riposare.
Come se potessi.

Finisco per passare tutta la notte sveglio, fino al comparire dell'alba. Questo non mi farà bene per niente. Ma tutti i pensieri che mi passavano per la testa non mi avrebbero mai permesso di dormire un solo minuto.
"Potrei perderlo." Continuo a pensare. "Forse l'ho già fatto. Forse è già sfuggito dalle mie mani." Voglio ancora proteggerlo, però, anche dopo quella verità.
Il sole sta già spuntando all'orizzonte, scacciando via le tenebre. Ciò mi costringe ad alzarmi, e a incamminarmi verso l'uscita, verso l'ascensore.
Ma non appena vi entro, mi accorgo del rumore assordante di una sirena. Capisco subito che c'è qualcosa che non va.
Non appena le porte si riaprono, vengo completamente investito dal suono della sirena. Vedo molti Non-morti camminare con passo affrettato verso direzioni differenti, se non addirittura correre.
"Dean! Dean!" Buffy mi viene incontro correndo scomposta, ansimando. I suoi capelli rossi sempre ordinati in morbidi boccoli adesso sono piatti,sporchi e appiccicati sulla sua faccia. Il vetro di una delle lenti dei suoi occhiali si è spezzato, e il trucco sbavato.
"Dove diamine ti eri cacciato?! Ti stanno cercando tutti!" Esclama.
"Che sta succedendo?"
Buffy pronuncia in tono palesemente agitato le seguenti frasi, separandole tra di loro tramite respiri affannosi:
"Ci attaccano. I Cacciatori. Sono qua fuori. Stanno distruggendo tutte le apparecchiature di riconoscimento, facendo irruzione. Le morti accertate sono tantissime."
"Che cosa...? Non può essere!"
"Dobbiamo fuggire nei sotterranei! Avanti, vieni." Mi afferra per un braccio.
"No. Buffy, non fuggirò. Dove sono le Reclute speciali?"
"Si stanno attrezzando per il contrattacco. Lascia perdere, Dean, hai troppa inesperienza. Non c'è tempo, mettiti in salvo e lascia fare a loro."
"No, puoi scordartelo! Se devo morire, morirò combattendo con la mia squadra!"
"Io devo assicurarmi che tu stia al sicuro. Ordini di Helya."
"Si fottano i suoi dannati ordini! Buffy, te ne prego. Ti supplico, dimmi dove sono."
"Se disobbedissi agli ordini verrei severamente punita..."
"Ti scongiuro!"
Buffy sta in silenzio per qualche secondo.
"Padiglione 94, area 257."
"Grazie." Le sussurro, abbracciandola velocemente.
"Fa' attenzione!" Mi raccomanda, mentre comincio la mia corsa verso i padiglioni. Li percorro tutti, fino a quando non giungo al novantaquattresimo.
Quella voce all'interno della mia testa ricomincia a farsi sentire.
"Potresti perderlo, potresti perderlo, potresti perderlo, potresti perderlo, potresti perderlo, potresti perderlo, potresti perderlo, potresti perderlo, potresti perderlo, potresti perderlo."
Mi costringo a farla tacere.
"È solo la mia immaginazione." Mi dico. Ma dopo un po' inizia a ridere a crepapelle. Una risata inquietante, psicopatica. Sembra quella di un pazzo, un sadico.
"Dimostragli che non sei un incapace, Dean. AHAHAHAHA!

O forse sei sul serio un incapace?

Dimostralo anche a me che non lo sei!

Fallo, dai, fallo! AHAHAHAH, dai, dai, dai! AHAHAHAHA!"

Mi sforzo di ignorarla, spalancando con forza il grande portone che mi separa dall'interno del padiglione:
Vi è un via-vai di reclute continuo. Si stanno attrezzando il più velocemente possibile. Svelto, mi aggiro tra di loro, alla ricerca di Helya, ma per quanto possa cercarlo, non lo vedo da nessuna parte.
"Dean Wert! Che ci fai qui?" Annika mi sorprende a girovagare senza meta.
"Dov'è Helya?" Vado subito dritto al sodo.
"È già partito con la squadra numero uno."
"Merda." Corro verso il deposito che Annika mi ha mostrato ieri, dove vi sono riposte tutte le armi necessarie. Il sangue mi si gela nelle vene.
Avanti, Dean, la lezione l'hai fresca, devi solo applicarla ora. Mantieni la calma, dimostragli cosa sai fare.
"Esatto, dimostraglielo!" Ricomincia la voce.
Inspirando ed espirando tenendo un ritmo regolare, afferro un Paralizzatore e un Cannon.
La ferita alla destra del mio addome sanguina come non mai.
Sento una vena sulle tempia pulsare velocemente, mentre percorro di corsa il corridoio verso l'uscita esterna.
"Fagli vedere chi sei!" Esclama la voce dentro la mia testa. Sono sempre più vicino all'uscita.
"Fagli vedere con chi hanno a che fare!" Riprende.
La porta si avvicina, sempre più, sempre più. Non sento più il peso sulle mie gambe, è come se volassi.
"Rendili fieri di te!"
"LO FARÒ!" Urlo, sfondando la porta.

Sono fuori. L'ambiente tutt'intorno è pervaso da gas e fumi, sono presenti piccoli incendi attorno all'edificio.
Rumori di spari. Li sento, sono i Cannon. Sono vicini
Corro verso il rumore di quegli spari;
Li vedo.
La squadra numero uno.
Gus, l'uomo con il volto rassicurante; Kiseyu, l'arrogante soldato dai lineamenti orientali;
Quel ciuffo di capelli talmente chiari da essere quasi bianchi;
Helya.
Lo vedo.

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