Capitolo 23 "Immaginazione"

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"Senti Dean... se ti va ti è concesso entrare per fargli compagnia. Sta solo riposando." Mi dice Buffy, dopo una lunga pausa.

"Davvero?"La prima cosa che mi viene da fare è spalancare immediatamente quella porta che mi divide da lui, ed entrare. Ma mi trattengo.

"Buffy,ecco, se vuoi... vai prima tu."

"Non dire cazzate." Mi risponde con un sorriso amaro: "Io non ho niente da dirgli. E poi, sicuramente gradisce di più la tua presenza, che la mia."

"Qualcosa da dirgli ce l'avresti..."

"Basta così, Dean, davvero. Hai già fatto abbastanza." Buffy volta i tacchi e fa per andarsene, massaggiandosi la spalla. La sua camminata questa volta è un po' andante, mentre si allontana, completamente diversa dal suo solito passo accelerato. Io so che soffre, soffre tremendamente. Ed è costretta a fare in silenzio anche questo.

E'strano. Forse dovrei provare gelosia, anche se so benissimo che è impossibile che lei riesca a combinare qualcosa. Insomma, non credo dovrei incitarla a esternare i suoi sentimenti...Eppure, non riesco a fare altrimenti, almeno nel suo caso. Provo troppa pietà nei suoi confronti, ma allo stesso tempo mi sento un verme nel guardarla negli occhi anche solo per pochi istanti. Come fa a sopportarmi ancora? Lei ama Helya, è palese. Ma lui ama me. Sempre se mi ama sul serio, e non per uno stupido bisogno...Come fa lei a tollerarmi? A tollerare la mia presenza quando Helya è vicino?

Credo sia semplice: lo accetta. Come un soldato in battaglia accetta di essere stato colpito e di dover morire a breve. Come il suo comandante accetta il fatto che presto avrà un membro in meno. Come un essere umano, perché di questo si tratta, accetti di venire completamente privato della propria dignità e sanità mentale,attraverso atroci torture. Come un ostaggio accetti di essere visto come elemento sospetto e nemico, ed esegui gli ordini come legge.

Sono gli altri che hanno una capacità particolare nell'accettare tutto?No. Sono io quello diverso. Sono io quello che non accetta la realtà.

L'uomo che amo potrebbe non tornare mai più come era una volta: questo devo accettarlo.

Inspirando ed espirando piano, apro con cautela la porta. Subito, le mie narici vengono invase da quel tipico odore insopportabile che mi ricorda la prima volta in cui mi sono risvegliato in questo mondo; l'odore degli ospedali.

E'una piccola saletta dalle pareti bianchissime, e ovunque vi sono macchinari, ai quali sono collegati dei piccoli tubicini. Al centro della stanza, vi è un letto. E su quel letto, c'è lui.

"Helya..."Dalla bocca mi esce un live sospiro che prende la forma del suo nome.Un rumorino acustico costante e regolare comincia a tintinnare nelle mie orecchie. E' quel "bip bip" che indica il battito del suo cuore. Sentirlo così è un'emozione molto forte, per me. Quel rumore è così bello...

Con cautela, mi avvicino al letto, sedendomi sulla poltroncina subito accanto. Helya è privo di conoscenza, e sembra stia dormendo.L'espressione contratta che assumono i suoi lineamenti, però, mi lasciano intuire che non stia facendo sogni tranquilli. Con un po' di timore, gli afferro delicatamente la mano, stringendola nella mia.Essa si contrae al mio tocco, ma dopo qualche secondo si rilassa nuovamente. Con i polpastrelli delle dita, carezzo dolcemente la superficie delle sue nocche, stando attento a non toccare i tubicini collegati direttamente al suo dorso: è collegato a macchinari ovunque, persino in alcune aree della testa.

Dopo qualche minuto, anche i lineamenti del suo viso sembrano rilassarsi,e sembra che adesso stia riposando in maniera più serena. Non riesco a smettere di fissarlo. Forse è una cosa un po' ironica da dire, ma è in quel momento che mi rendo conto di quanto sia incredibilmente bello, e di quanto fascino in realtà possegga. E quella misteriosa aura che lo circonda, proprio quella che sembra attirarmi verso di lui come una calamita, non è ancora scomparsa. Anzi, sembra addirittura più forte. Persino ora.

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