Capitolo 13 "Lezione"

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Sembrano tutti impreparati a quella richiesta, le loro facce non si lasciano sfuggire un'espressione di pura perplessità e sgomento, mentre si guardano tra di loro.
"Insegnarle?..."
"Vi prego, datemi del 'tu'." Aggiungo subito. Ciò non fa altro che confonderli maggiormente.
"Ancora una volta, Helya ha scelto un incapace per farci da capo." Dice una voce, tra la folla. Tutti gli sguardi si voltano verso un uomo dai lineamenti asiatici, dall'espressione ostile e un non so che di oscuro, cupo, in lui. Per essere un asiatico, è molto alto e la sua massa muscolare sembra molto consistente.
"Non fare come al tuo solito, Kiseyu." Sbotta l'uomo dai capelli rasati.
Il Non-morto dai lineamenti orientali si fa largo tra la folla, con passo lento, fermandosi proprio a un palmo davanti a me. Mi scruta con attenzione, socchiudendo i suoi occhi a mandorla.
"Quanti anni hai?" È la prima cosa che chiede.
"Ventotto."
Fa un ghigno, sollevando un sopracciglio.
"Sembri appena un ragazzino." Dice in tono di scherno. L'uomo dai capelli rasati interviene.
"Kiseyu, per favore. È l'ex uomo di Helya e nostro capo, abbi un po' di rispetto verso..."
"So benissimo chi è!" Lo interrompe, alzando la voce.
"Fegato, proprio come il caro amato Michael Cops. Era inutile, lo sai? Non capisco perché tutta quella ammirazione."
"Soldato Kiseyu, non ti permetto di dirlo!" L'aria amichevole dell'uomo dai capelli rasati è mutata improvvisamente. Sembra la persona più furiosa e seria di questo mondo.
"Adesso basta." Affermo. "Tu, soldato, sei ammonito. Non pensare di poter mancarmi di rispetto solo perché mi sto mettendo al vostro pari. Torna al tuo posto, o peggiorerai le cose."
"Stai già cominciando ad assaggiare il sapore del potere? Dimmi, com'è? Perché sai, io dovrei essere al tuo posto."
"Ho detto basta così." Spontaneamente, afferro un'arma, che somiglia a una pistola molto potenziata, e gliela punto addosso. Questa si illumina, lampeggiando e producendo un rumore acustico. Su un lato di essa, leggo la scritta "Paralizzatore". Deve essere una pistola munita di pallottole che appunto, paralizzano l'obiettivo.
Per qualche momento, mi fissa incessantemente negli occhi, poi indietreggia, e torna sui suoi passi, con espressione sprezzante.
"Se solo ti sentisse Helya!" Esclama una ragazza, che viene subito zittita, immagino per il suo bene.
"Che gli è preso? Perché sono permesse cose del genere? Un tale elemento è ancora dentro la squadra? È inammissibile. " Mi rivolgo al tizio rasato.
"C'è una lunga storia dietro, purtroppo. Sono desolato. Kiseyu è parte integrante del nostro gruppo, dato che è il nostro miglior tiratore. Molte spedizioni non sarebbero andate a buon fine, senza di lui. Sfortunatamente ha questo terribile carattere."
"Me ne frego! La disciplina dovrebbe venire prima di tutto! È inconcepibile una cosa del genere."
"Ne siamo tutti consapevoli. Prenderemo provvedimenti, ne stia certo."
"Ti ho detto di darmi del 'tu'. Mi chiamo Dean, se ti può far più comodo."
"D-d'accordo, Dean. Il mio nome è Gustave Kreywar, Milza. Ma tutti mi chiamano Gus."
Gus mi offre la sua mano, e io la afferro: la sua stretta è davvero salda.
"Quindi: hai detto di non avere esperienza nel campo e di non conoscere le nostre armi, giusto?"
"Esattamente."
"Bene. Dei soldati a me fidati avranno l'incarico di informarti su tutto e chiarire ogni tuo dubbio: prego, Veronica, Marcus, Annika."
Dalla folla si fanno avanti tre soldati, che avanzano verso di noi. Con mia notevole sorpresa, mi rendo conto che quella Veronica è la stessa della Cerimonia di Iniziazione. E guarda caso, è la prima a essere presentata.
"Lei è Veronica, di certo una delle più informate della nostra squadra. Nessuno placa la sua sete di sapienza, e nonostante sia una novellina sa incredibilmente tutto, persino ciò che solo i Non-morti con più esperienza sanno."
"Ci rincontriamo, Fegato." Bisbiglia Veronica, facendomi l'occhiolino.
"Mentre Marcus, lui è un mostro nell'organizzazione. È forse uno degli ex uomini più ordinati e organizzati del mondo, un pilastro portante per la nostra squadra."
Marcus mi saluta con un breve cenno del capo.
"E infine Annika, la Guerriera, come la chiamiamo noi: qualsiasi cosa riguardi armi di ogni genere, ne sa tutto. Inoltre è persino un'esperta di combattimenti corpo a corpo e arti marziali di diversi tipi. In parole povere, non ti conviene farla arrabbiare."
Tutti ridono, mentre Annika mi stringe la mano.
"Loro tre hanno il compito di...insegnarti. Entro tre giorni, saranno in grado di prepararti affinché tu sappia il necessario."

****
"Sai che stai facendo una cosa sbagliata, vero?" Mi dice Veronica, più tardi.
"Ti riferisci al mettermi al vostro pari?"
Lei annuisce:"Non era mai successo prima. Se ti danno l'incarico di capo, devi fare il capo. È meglio per tutti che un comandante non sia mai amico dei suoi uomini..." Fa una breve pausa:"Ma sono scelte personali. Sono una tua sottoposta, non posso contestare. Allora, cominciamo?"
"Sì...cominciamo." Le sue parole mi lasciano un po' perplesso. Magari ha ragione, ma come potrei io, impormi su gente che ne sa più di me? Ho bisogno che mi aiutino. Questo peso grava troppo sulle mie spalle, e a ogni minuto che passa sento sempre di più di non essere pronto al comando, anche se solo di un gruppo di dieci elementi.
"I Non-morti, devi sapere, esistono sin da quando l'uomo è comparso sulla terra. Inizialmente, erano molto diversi: simili a creature mitologiche o fantastiche, essi prendevano il nome di Akitos, il demone antropomorfo. La leggenda narra che il primo Non-morto fosse stato un angelo del Paradiso, colpito dal dardo maledetto di un demone. Attraverso quello stesso dardo, che l'angelo trasformato aveva sempre conservato, aveva colpito moltissimi altri angeli, che poco a poco cominciarono a scegliere gli umani come bersaglio. Si dice che bastava che si costruissero un arco e intingessero le freccie nel loro stesso sangue, per farle diventare maledette e capaci di trasformare in Akitos. Così si andarono riproducendo sempre più velocemente. Ma gli umani si irritarono molto: a causa loro, moltissime persone venivano strappate alla loro vita umana, e trasformati in Non-morti. Così si organizzarono anche loro, per sterminarli tutti. "
"Se è così, perché non ho mai sentito parlare dei Non-morti, in vita mia? Perché questi uomini hanno sempre agito in segreto, tenendo il resto della popolazione all'oscuro dalla presenza di questi esseri?"
"Nessuno di noi lo sa veramente con certezza, finora. C'è chi ipotizza che sia per non incrementare il panico generale, dato che venendo a conoscenza della nostra presenza, nessuno uscirebbe più di casa. Tuttavia sembra sciocco tenere tutti all'oscuro, senza avvisare i cittadini della nostra esistenza, che sono a continuo rischio. Mi sono sempre chiesta perché lo facciano, sinceramente... Ma dopotutto, questo è un punto a nostro favore, no?" Veronica mi rivolge un sorriso, poi riprende a parlare:
"L'Organizzazione Anti Non-Morto, o i Cacciatori, come li chiamiamo noi, hanno diverse sedi sparse, che noi tutti conosciamo. Ma l'attacco che sferreremo tra qualche giorno è assai particolare: la base interessata è il loro quartier generale. Christina Way è il nostro obiettivo principale, e lei si trova sempre lì: è il direttore di tutta la combriccola, quella stronzetta che tenevi tanto a salvare. È lei che manipola tutti i suoi burattini. E Helya ha preferito te a lei. Ce ne vuole. Ma che cosa avrà visto?"
"Non ne ho idea, è quello che mi chiedo sempre."
"Dicevo: Christina ha anche lei dei vice, o meglio, dei leccapiedi. I suoi scagnozzi che sguinzaglia sempre quando è troppo impegnata. Con loro non si scherza: sono micidiali. È probabile che saranno sul posto durante l'attacco. Sono dodici, per questo motivo vengono chiamati Apostoli. Puoi riconoscerli dal loro completo sempre uguale: tutto rigorosamente nero."
Sono un comandante, e da tale devo comportarmi. Anche se dentro di me regna, come è giusto che sia, la preoccupazione, mi costringo a non lasciar trasparire nulla. Ma Veronica sembra avermi letto nel pensiero, dato che mi poggia una mano sulla spalla, sussurrando:
"Siamo quaranta contro tredici, Dean, abbiamo praticamente la vittoria in tasca. Anche se dovessero chiamare dei rinforzi, vinceremmo ugualmente."

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