Capitolo 6 - Una piccola pazzia

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Durante la notte la brezza è scesa nuovamente, più forte del solito. Un leggero tremito scosse il mio corpo, svegliandomi, o forse non era dovuto solo al vento. Probabilmente quel tremolio era l'effetto della freddezza unita alle emozioni. Da lì a poco avrei visto l'alba. Non riuscivo a staccare gli occhi dalla linea dell'orizzonte, il punto in cui il cielo incontra il lago. Il cielo man mano perde l'intensità della notte quando una linea rossa annuncia l'alba, così che, subito dopo, un puntino irrompe dal basso cielo. Nel frattempo com la coda dell'occhio vedo alcuni abitanti mattutini fare la loro comparsa, desiderosi forse di vedere lo spettacolo all'inizio della giornata. Alcuni si voltano verso il molo, sperando di avere una migliore visibilità, proprio come c'è l'ho io da qua sopra. Sfortunatamente, il cielo non è proprio limpido, quindi le nuvole ostruiscono un po' l'immagine. Tuttavia, il sole premia la nostra attesa, alzandosi dolcemente sul lago. Man mano che si inalza cresce in diametro e di intensità anche se a tratti viene coperto dalle nuvole. Si insinua in mezzo a loro e alla fine li supera, torreggiando sopra di loro. Il rosso si trasforma prima in un arancione brillante e poi in un giallo diafano. Il sole diventa come un disco d'oro, scacciando le nuvole e contrastando fortemente con ormai l'azzurro infinito del cielo. La sua performance non dura molto ma la sua consistenza e profondità hanno fermato il tempo, per poco però, perché il silenzio dell'alba viene interrotto dal rumore delle onde che si abbattono furiosamente sulla riva e dalle stridule strida dei gabbiani persi nella notte.

Un mugolio quasi attutito attira la mia attenzione, interrompendo l'incanto. La testa della ragazza che dorme beatamente sopra la mia spalla si muove lentamente, sfiorando la pelle del mio collo con il suo naso, provocandomi uno strano brivido.

Non ricordo l'ultima volta quando mi sono sentito così bene, eppure mi è bastato starle accanto per un giorno che il mio cuore ha preso nuovamente a gioire. Lei, questa ragazza che ieri mi ha portato in giro per il paese mi ha fatto arrivare al punto di fare una pazzia solo per avere la possibilità di passare altro tempo insieme a lei, di avere la possibilità di conoscerla. Per questo appena siamo arrivati al castello ho chiesto di nascosto al signor Hugo di farmi un piccolo favore, fare finta di essersi dimenticato di noi, bloccando la porta in cima alla torre. Non ho mai fatto nessuna pazzia fino ad oggi, tantomeno per una ragazza, eppure la curiosità di sapere di più su di lei mi ha spinto a compiere quel gesto.

Quando vidi Diana in veste di suora la prima volta una tristezza si abbatté su di me, seppur non capii il motivo, ma poi la sua confessione mi mise di buon umore, e ricordo che un piccolo sorriso si formò sulle mie labbra, e ho sperato di rivederla, per questo sono rimasto in questo piccolo paese. La scusa della mia famiglia è solo una banale scusa, perché il reale motivo della mia permanenza qui è lei, Diana. La ragazza che è riuscita ad accattivare la mia attenzione, essendo in grado di farmi dimenticare persino il dolore che un'altra ha causato al mio cuore.

<<Che ore sono?>> la sua dolce voce mi distrae dai miei pensieri, soprattutto quando sento come il suo corpo prende leggermente a tremare ed io istintivamente la stringo ancora più forte al mio petto, cercando di riscaldarla con il mio corpo.

<<Di preciso non lo so ma poco fa ho avuto modo di guardare l'alba, divina>> rispondo a bassa voce mentre abbasso di poco la testa, guardandola come a sua volta si stringe a me, per pochi secondi però, dato che l'attimo dopo si allontana all'istante da me, provocandomi un brivido di freddo, lasciandomi con un vuoto.

<<Noi, cosa, ci siamo addormentati qui?>> domanda in modo impacciato mentre si tira su, mettendosi all'impiedi.

<<A quanto pare si. Insomma, abbiamo parlato così tanto che ad un certo punto ti sei addormentata. Sicuramente eri stanca>>

<<Oh, non volevo. Insomma, addormentarmi e lasciarti solo>>

<<Anche io mi sono addormentato>> confesso, mentendo in parte. I miei occhi sono rimasti aperti fino a qualche attimo fa quando ormai la stanchezza ha avuto la meglio su di me, per pochi attimi però. Non mi sarei mai addormentato per troppo tempo, lasciandola incustodita. Sicuramente qui sopra eravamo al sicuro ma la paura che qualcosa sarebbe potuto succedere ugualmente non mi ha dato pace.

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