Capitolo 10

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Avevo visto pochi giardini verdi come quello. Non era una tonalità qualunque. Ogni angolo del giardino, quando non era presente una scalinata o una parte della villa, era di un verde vivace, pieno di vita. Interrotto in alcuni punti solo da fiori ancora più vivi. Mi chiesi se il mondo avesse avuto quell'aspetto prima che intervenisse la civilizzazione. Perché non potevamo vivere tutti quanti in ville bellissime come quella?

Io di certo riuscivo a immaginarmi lì. Un libro in mano, una tazza di tè o caffè nell'altra, mentre passeggiavo in cerca di un punto tranquillo in cui riposare.

Con Laura ed Elena facemmo proprio questo: ci muovemmo, cercando ristoro sotto le cime verdi degli alberi, sedendoci quando potevamo. Io stavo iniziando a sentire la fatica dietro ogni passo. I miei muscoli erano tesi, pronti a spezzarsi, ma io li spinsi a continuare, esigendo di vedere tutto.

All'ora indicata ci radunammo vicino al pozzo.

Era il più grande che avessi mai visto. Ci avvicinammo alle pietre circolari e io mi resi conto che il muretto si interrompeva in un punto. Scorsi una scala che scendeva nella terra e mi porsi, scoprendo che lungo tutto il pozzo c'erano dei gradini.

«Ma è una bussola?» chiesi ad alta voce, osservando il centro del pozzo a spirale.

«Sì.»

Mi raddrizzai di scatto, guardando il professore Pascal che si era avvicinato al muro per studiare il fondo del pozzo.

«Poço Iniciático.» Intuii che fosse il nome del pozzo. «È formato da nove livelli» spiegò.

«Come l'inferno» mormorai.

«Esatto» rispose, sorridendo. «Nove livelli come l'inferno. Alla fine dei quali si trova una bussola con la Croce dei Templari.»

«Perché?» chiese Laura, incuriosita dalla storia del pozzo.

Il professore Pascal le rivolse un'occhiata, soddisfatto che lo stessimo ascoltando volenterose. «Si dice che i riti di iniziazione venissero compiuti in questo pozzo e che prevedessero la discesa e la risalita dalla scala.»

«Come se morissero e tornassero in vita» riflettei.

«Sì, era una metafora della morte e della rinascita» concluse il professore.

«E noi lo dobbiamo fare?» si introdusse Elena, fissando con terrore il fondo.

Il professore annuì. «Soffri di vertigini?»

«A volte» disse Elena, toccandosi le braccia per il nervosismo. «E non mi piacciono le scale.»

Mi venne d'istinto spiegare al professore quando fosse nata la paura della mia amica. «Da piccola è caduta dalle scale e si è fatta molto male.»

Elena mi rivolse un'occhiataccia, come se avessi rivelato un segreto importantissimo. Le labbra del professore si dischiuse e lui osservò Elena con sguardo comprensivo. Non stava giudicando la sua paura e la mia amica sembrò esserne sollevata.

«Se non te la senti di scendere, credo che potresti restare qui fuori. Sicuramente non sarai da sola.» La sua testa si spostò, probabilmente in cerca della sua collega.

La professoressa Leone era a qualche metro da noi, persa in una conversazione con una delle nostre compagne di classe. Il Pascal la chiamò per nome e la raggiunse. I due professori si misero a discutere, la Leone guardò verso di noi quando il Pascal citò Elena e annuì.

La Leone ci fece raggruppare e spiegò che lei sarebbe rimasta con chi non voleva scendere nel pozzo. Dalla sua fronte rilassata intuii che nemmeno lei voleva fare quel percorso. Sapere che Elena non sarebbe rimasta da sola mi permise di mostrare l'eccitazione che provavo all'idea di scendere all'inferno e uscirne.

No one will know | 18 +Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora