Capitolo 25

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Continuavo a sospirare. Distesa nel mio letto, lo sguardo puntato sul soffitto, stavo attendendo che fosse l'ora appropriata per uscire di casa. Non volevo arrivare troppo presto al ristorante. Conoscendo i miei compagni di classe, nonostante l'orario prestabilito fossero le sette e mezza, le persone si sarebbero presentate solo dieci minuti dopo. Se fossi arrivata troppo presto, sarei rimasta fuori ad aspettare con il rischio di incontrare il professore Pascal e dover subire il nuovo trattamento che aveva deciso di riservarmi. Almeno non aveva iniziato a darmi dei voti che non mi meritavo. La mia media del dieci in storia era ancora intaccata, la stessa dal primo anno di liceo. Filosofia era un'altra questione, lì avevo sempre fatto un po' più fatica.

Elena scrisse sul nostro gruppo che lei stava per arrivare e decisi di alzarmi.

Il ristorante scelto si trovava a un quarto d'ora da casa mia e non ebbi bisogno di farmi accompagnare in macchina. Quando lo raggiunsi, trovai fuori sul marciapiede Elena e altre nostre compagne di classe. Felice di aver evitato un incontro teso e imbarazzante, le raggiunsi.

L'entrata del ristorante era su una strada poco trafficata, soprattutto la sera. Prima di entrare, restammo fuori a parlare. Elena non si sentiva benissimo e continuai a dirle che non sarebbe dovuta venire, mentre lei insisteva che le sarebbe passato tutto appena avesse mangiato la prima fetta di pizza.

Alzai lo sguardo per osservare l'insegna rossa con una pizza gigante disegnata alla fine. Poteva esistere un nome meno originale per una pizzeria che "Da Mario"? Sembrava di trovarsi in un film americano basato su stupidi stereotipi.

Sopra il ristorante, che si allungava per meno di cinque metri, c'erano due piani di abitazioni e mi chiesi cosa si provasse a vivere sopra un locale sempre pieno di clienti e aperto fino a tardi. L'unico disturbo a casa mia era il cane dei vicini, una bestia tanto orribile quanto i suoi padroni.

«I prof sono qui» annunciò Elena, alzandosi in piedi dal marciapiede su cui si era seduta. «Possiamo entrare ora, no?»

Seguii la direzione in cui aveva puntato lo sguardo. La professoressa Leone e il Pascal si stavano avvicinando. Erano immersi in una conversazione che sembrava interessante, visto il sorriso sulle labbra di lei e l'espressione coinvolta del Pascal. Sentii lo stomaco contorcersi e serrai i pugni. La gelosia non era un'emozione che ero abituata a provare.

Perché erano insieme? Si erano incontrati per caso o avevano raggiunto insieme il ristorante? Si erano visti prima di venire lì? Tutte domande che non avrei mai potuto porre e che sarebbero rimaste a tormentare solo me.

«Dite che è successo qualcosa tra di loro?» chiese Linda, indicando i due con la testa.

Lo sguardo di Elena scattò su di me. «Tra la Leone e il Pascal?» chiese con tono agitato.

Notai che anche Irene mi stava studiando e mi strinsi nelle spalle. Linda annuì.

«Nah» rispose un'altra nostra compagna di classe. «La Leone è fidanzata.»

Quell'informazione fu nuova per tutte. «Da quando?» chiesi, incuriosita.

Io e le altre ragazze presenti ci stringemmo a cerchio intorno alla nostra compagna, pronte a fare gossip come se fosse la nostra unica forma di sostentamento. «L'altro giorno sono andata in centro e l'ho beccata con un uomo.»

«Magari era un amico» disse Irene.

La nostra compagna scosse la testa. «Si stavano baciando. Più chiaro di così.»

Anche se la Leone era in una relazione, era evidente che provasse certi sentimenti per il professore Pascal. Forse aveva imparato a negarli a se stessa e ignorarli, ma erano lì, visibili per chiunque fosse stato un minimo attento.

No one will know | 18 +Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora