Capitolo 1

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Era l'ultima ora di lezione di un venerdì pomeriggio. Aprile era appena iniziato e le giornate stavano diventando fresche. Ancora pochi mesi e mi sarei diplomata. Finalmente sarei stata libera dal liceo! Un sogno che sembrava impossibile. Dopotutto, avevo passato rinchiusa in quelle mura quasi tutte le mie giornate per cinque lunghi anni di vita.

Tutti i miei compagni di classe erano elettrizzati, in attesa che la campanella suonasse e sancisse il termine di quella lunga giornata. Non era un venerdì qualunque. Il lunedì successivo, infatti, saremmo partiti per Lisbona. Un'intera settimana di gita.

Io ero la prima a non vedere l'ora di partire.

Nessuno, dunque, tranne Martina, seduta in prima fila, stava prestando attenzione al nostro professore di storia e filosofia. In verità, anche la mia vicina di banco, Elena, lo stava guardando, ma in un modo diverso. Se Martina usava il prendere appunti e l'ascoltare attivamente come un modo per flirtare con il professore, Elena lo stava squadrando senza pudore.

Il professore Pascal, però, non sembrava essere interessato a nessuna delle due. Leggeva dal libro tra le sue mani con poca attenzione, anche lui probabilmente desideroso di finire la lezione.

Quando Saverio, uno degli unici tre ragazzi presenti nella nostra classe, ruttò ad alta voce, il professore alzò lo sguardo. I suoi occhi erano scuri e taglienti. Bastava una sua occhiata per far calmare una testa calda come Saverio. E infatti, il ragazzo parlò subito: «Scusi, prof, ma ho mangiato un panino con la cotoletta di pollo all'intervallo!»

Le due persone sedute intorno a lui, la sua ragazza e il suo migliore amico, risero come se avesse detto una battuta divertente.

Il professore Pascal chiuse il libro con un tonfo e sospirò, arrendendosi al fatto che le menti dei suoi studenti fossero altrove. «Mi auguro che fosse buono, almeno.»

La sua voce era maschile, ma non volgare e rude come quella di Saverio. Era bassa e profonda come solo quella di un uomo saggio e intelligente può essere. Spesso io e le mie amiche ci chiedevamo quanti segreti ed esperienze nascondesse dietro quella sua persona sempre controllata. Perché era chiaro, visibile fin dalla prima occhiata, che Pedro Pascal era un uomo vissuto. La sua aurea misteriosa era tale che persino studenti che non lo avevano come professore sapevano di lui.

O forse, più probabilmente, tutti lo conoscevano perché era uno dei professori più giovani nel nostro istituto e, sicuramente, il più bello e attraente.

Persino una come me, che non ne sapeva niente di ragazzi e relazioni, provava un certo imbarazzo e calore nel stare accanto a lui.

Martina alzò la mano, catturando l'attenzione del professore. Quel giorno, indossava una maglietta scollata, che metteva in mostra il suo seno moderato. Era chiaro che avesse puntato il Pascal fin dal primo giorno in cui lo avevamo conosciuto l'anno prima. Ma, in fondo, non era l'unica.

Elena, a fianco a me, alzò gli occhi al cielo e mi rivolse un sorriso di disgusto.

«Prof, è pronto per lunedì?» una domanda un po' banale, che tutti ci chiedevamo a vicenda dall'inizio della settimana.

Lo sguardo del professore tornò sul libro tra le sue mani. Lo posò sulla cattedra e si sedette più comodamente sulla poltrona, incrociando le gambe in modo che creassero un quadrato tra di loro.

«Non vedo l'ora» rispose con tono sarcastico.

Martina e la sua vicina di banco ridacchiarono.

«Prof, dobbiamo ubriacarci! Si deve fumare almeno qualche canna...» commentò Saverio, tendendo le braccia sul banco e mettendo le ginocchia sulla sua sedia.

No one will know | 18 +Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora