Capitolo 20

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Sogno o son desta?

Mi addormentai con questo quesito in testa e la mattina successiva mi convinsi di aver sognato il bacio e ciò che era seguito. Eppure si era trattato di un sogno più che reale. Riuscivo ancora a sentire il peso delle sue labbra, la sua barba che pungeva la mia pelle, la durezza del suo petto e la morbidezza dei suoi capelli.

Poteva trattarsi solo di un sogno. In fondo, non sarebbe nemmeno stato il primo in cui il mio professore si era insinuato.

Ciò che invece era più che reale era il bacio tra Laura ed Elena. I messaggi iniziarono a comparire sul mio telefono alle nove di mattina, sia da una che dall'altra. Entrambe voleva parlare e io ero troppo sbronza per gestire quella situazione.

Mi presi ancora qualche ora di sonno, crogiolandomi nelle sensazioni che erano rimaste attaccate alla mia pelle. Rivissi il sogno come se fosse una canzone messa in ripetizione all'infinito.

Fu Elena a interrompere il mio sonno in modo definitivo, chiamandomi al telefono.

«Ehi» la sua voce era roca, come se avesse pianto.

Mi misi a sedere, massaggiandomi gli occhi. La testa mi faceva un po' male e mi dissi di prendere il prima possibile un Oki. «Allora? Come ti senti?»

«Uno schifo.»

Feci forza sulle braccia e mi alzai, tenendo il telefono in equilibrio sulla spalla. «Cosa mi sono persa? Avete già parlato?»

«No. Sì. Cioè...»

«Fai un respiro e racconta.»

Elena obbedì. La sentii inspirare ed espirare. «Poco dopo la mezzanotte, io ero ancora sveglia perché non riuscivo ad addormentarmi, mi ha inviato un messaggio.»

Raggiunsi il comodino, cercando nel cassetto la medicina che la mia mente sofferente agognava. «Cosa ti ha scritto?»

«Che è stato un errore e che dobbiamo dimenticarlo.»

Esattamente quello che mi aspettavo. Sospirai, stringendo tra le dita la bustina orosolubile. «Cosa le hai risposto?»

«Ho visualizzato senza rispondere.»

Anche questo era prevedibile. Era tipico di Elena non rispondere a messaggi che la mettevano a disagio. O non rispondere in generale. A volte, di solito d'estate, mi lasciava in visualizzato per giorni interi, comparendo solo dopo.

«Cosa vuoi dirle?»

«Non lo so.»

Aprii la bustina e ingoiai la polverina bianca, subito scacciandone il sapore amaro con l'acqua. «Mmm.» Non avevo idea di quale consiglio fosse appropriato per la situazione. Dovevo ascoltarla e basta? O cercare di trovare una soluzione per lei?

Decisi di provare la prima via, perché nessuna altra soluzione comparve tra le mie idee.

«Mi dispiace un sacco, Elena.» Mi sedetti sul bordo del letto. «Se ti va di parlarne o non hai voglia di stare sola, se vuoi possiamo vederci questo pomeriggio. Studiare insieme o roba del genere.»

«Non ho molta voglia di uscire dalla mia stanza.»

«Be', non puoi rinchiuderti lì per sempre» le feci notare.

Elena si soffiò il naso. «Va bene» cedette. «Stasera ti va di mangiare una pizza e guardare un film insieme?»

«Mi farebbe molto piacere» risposi.

Terminata la chiamata, uscii dalla mia stanza per fare colazione, portando con me il telefono. Seduta a tavola, lessi i messaggi che Laura mi aveva lasciato.

No one will know | 18 +Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora