Mi presi la testa tra le mani. Volevo piangere per la frustrazione. Perché fra tutte le persone doveva piacermi il mio professore? Ero arrabbiata con me stessa, perché odiavo provare tutte quelle emozioni impossibili da controllare. Avrei voluto farle sparire, tornare la ragazza normale che ero stata prima di conoscerlo.
Laura continuò a guardarmi con pietà. «Vuoi tornare dentro?»
«No» dissi con voce roca. «Voglio stare qua fuori ancora un po'.»
Puntai lo sguardo verso la strada. Dal punto in cui mi ero nascosta non riuscivo a vedere l'entrata del locale, ma distinsi alcuni studenti dell'altra classe andare verso l'hotel.
Respirai a fondo. «Tu puoi tornare dentro.» Anche se non volevo restare da sola in un vicolo buio, la mia amica aveva freddo e non l'avrei costretta a stare lì fuori con me.
Si strinse nelle spalle, rabbrividendo. «Non ti lascio sola» affermò, rivolgendomi un'occhiata decisa. Mi sentii immediatamente grata. «Ma non riesco a stare ferma o congelerò. Camminiamo un po'?»
«Non possiamo allontanarci troppo o la Leone ci ammazza se lo scopre.»
«Resteremo qui intorno.»
Mi allontanai dal muro. Non era una brutta idea. Forse camminare mi avrebbe permesso di distrarmi un poco. Tenemmo il locale alle nostre spalle e tornammo verso la spiaggia. Altri studenti avevano deciso di fare come noi. Passammo dietro a una coppia di studenti che riconobbi essere dell'altra classe. Cercai di non guardarli mentre si baciavano fin troppo esplicitamente. Perché si erano seduti in riva al mare, quando potevano starsene al caldo delle loro camere?
Puntai lo sguardo sulla sabbia morbida sotto i miei piedi. «Come hai capito che il tuo tipo ti piaceva?» chiesi alla mia amica.
Laura si era fidanzata un anno prima. Non ricordavo più cosa fosse successo e come ce lo avesse detto. Però, avevo un vago ricordo che Elena aveva voluto subito vedere una sua foto e quando lo avevamo incontrato per la prima volta, lo aveva analizzato con attenzione, come fosse un detective che sta guardando un sospettato per un omicidio.
Laura, le braccia incrociate sul petto, alzò la testa verso i lampioni che stavano illuminando il nostro percorso. «Lo sapevo e basta. L'amore non è un'emozione facile da descrivere.»
Pensai che avrebbe rispedito la domanda a me, invece, continuò a camminare in silenzio. Probabilmente, l'idea che io avessi una cotta per il nostro professore la metteva a disagio e preferiva non parlarne.
«L'amore è un'emozione fin troppo complicata» riflettei.
«Non proprio» rispose. «Possiamo pur sempre decidere chi amare.»
«Davvero?»
«Sì» insistette. «Tutte le persone che amo hanno dietro una spiegazione. Amo Davide perché è un ragazzo bellissimo, sia dentro che fuori. Se non lo fosse stato, non l'avrei mai amato. Perché amare qualcuno che non fa per noi è inutile, una perdita tempo. E a me non piace perdere tempo.»
Stava forse dicendo che qualunque cosa provassi per il nostro professore fosse una perdita di tempo? Una parte di me non voleva accettare che avesse ragione. L'altra, al contrario, era sicura che fosse così. Amare Pedro Pascal era una sconfitta. Avrei solo sofferto.
«Chissà...» mormorai.
Laura si fermò e io mi accorsi che ci eravamo allontanate molto dal locale. Osservai la facciata scura del nostro hotel. «Torniamo indietro?» chiese la mia amica, indicando con la testa la direzione da cui eravamo venute.
Annuii. «Elena sarà preoccupata.»
«Più che altro si starà annoiando a morte.»
Sorrisi. «Non ho mai capito perché a Francesco stesse antipatica.»
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No one will know | 18 +
RomanceAlessia Orlandi è una studentessa di diciannove anni. Davanti a sé ha un futuro promettente, sebbene le sembri lontano e annebbiato. Nei cinque anni di liceo è stata troppo concentrata sullo studio per comportarsi come una normale adolescente e alla...