Quando Elena e Laura raggiunsero la nostra aula, io e Irene eravamo immerse nello studio. Le mie due amiche si sedettero dietro di me. Non volendo restare sola, avevo occupato il banco di Linda.
«Hai pianto?» mi chiese Elena, toccandomi la spalla con le dita.
Lanciai uno sguardo verso Irene, che ricambio sorridendomi per incoraggiarmi. Quando Laura ed Elena mi avevano scritto che stavano arrivando, avevo chiesto a Irene di non dire niente su quale fosse la ragione delle mie lacrime.
«Sì» dissi con un sospiro. «Sono stressata.»
L'occhiata di Laura mi fece intuire che non ero riuscita a convincerla. Mi voltai, dando loro le spalle e tornai a studiare.
Restammo concentrate fino allo squillo della campanella che segnava l'inizio dell'intervallo. Laura propose di andare al bar della scuola, io ed Elena accettammo. Irene ci seguì fino all'atrio, punto in cui ci dividemmo perché voleva raggiungere le sue amiche.
Quando arrivammo al bar, l'enorme sala bianca era in subbuglio, con studenti che si accalcavano al bancone per ordinare da mangiare. Analizzai velocemente l'interno, notando che tutti i tavoli erano occupati. Il mio sguardo si fermò sul tavolo in cui erano seduti alcuni professori. Riconobbi il volto del Pascal e come per magia i suoi occhi si puntarono su di me. Sentii le guance andare a fuoco e indietreggiai.
«Che succede?» chiese Laura, studiandomi con sospetto.
«Niente!» dissi con troppa forza.
Il suo sguardo si spostò tra le persone presenti al bar.
«Io direi che è meglio se torniamo tra un po'» commentò Elena, prendendo Laura a braccetto e iniziando a camminare nel corridoio per tornare verso l'atrio. «Ora c'è troppa gente.»
Concordai con lei e iniziai a muovermi con passo rapido, cercando di mettere più spazio possibile tra me e il professore.
Non volendo tornare subito in classe, decidemmo di uscire in cortile e di aggirare la scuola, cercando un posto tranquillo, lontano da occhi indesiderati. Elena aveva portato un telo proprio per quell'evenienza. Trovammo un antro abbastanza isolato e ci sedemmo.
«Siamo sole» annunciò Laura, cercando il mio sguardo.
Era seduta con una gamba piegata e alzata, mentre l'altra era tesa a terra. Elena la stava usando come cuscino. Io ero seduta davanti a loro e raddrizzai la schiena, irrigidendomi.
«Puoi dirci perché stavi piangendo prima» insistette, mantenendo lo sguardo dritto.
«No» tagliai corto, abbassando la testa.
«Perché no?» chiese Elena, aggrottando la fronte.
«Perché mi giudichereste.»
Laura distolse lo sguardo e fece una smorfia. «Non lo sapremo mai se non ce lo dici.»
«Oh, io so già cosa dirai» risposi, ormai sulla difensiva.
«Ale...» Elena si mise a sedere e mi guardò con preoccupazione. «Cos'è successo?»
Strinsi il telefono che avevo in mano, roteandolo per distrarmi dalle emozioni che stavo provando. Avrei dovuto dirglielo? Confessare loro quanto tormentata mi sentissi?
Mi mordicchiai il labbro. Avevo promesso che non lo avrei detto a nessuno, ma a Laura ed Elena non sarei riuscita a rifilare una scusa. Entrambe sapevano già del mio interesse per il Pascal.
«Ci siamo baciati» dissi con un filo di voce.
«Cosa?» Laura avvicinò l'orecchio e mi osservò confusa, come se non avesse sentito cosa avevo appena detto.
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No one will know | 18 +
RomanceAlessia Orlandi è una studentessa di diciannove anni. Davanti a sé ha un futuro promettente, sebbene le sembri lontano e annebbiato. Nei cinque anni di liceo è stata troppo concentrata sullo studio per comportarsi come una normale adolescente e alla...