Capitolo 7

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Il secondo giorno, la stanchezza si fece sentire subito. Mi colpii nel cuore, affossandolo appena sentii la sveglia risuonare per la stanza oscurata. Avrei voluto pregare dio o chi per sia di concedermi altre ore di sonno. Mentre mi voltavo dall'altro lato, ripensai a tutte le scelte sbagliate che avevo fatto la sera precedente. Le ripercorsi una per una, arrivando al momento in cui mi ero seduta davanti al professore Pascal. Non mi ricordo cosa avessi detto, ma a un certo punto della serata lui aveva sorriso per una mia battuta e il mio petto era esploso per la felicità.

Iniziai a pensare che forse non era stata una cattiva idea e che per quel sorriso una carenza di sonno era un prezzo degno di essere pagato. La mia energia in cambio di quella luce sprizzante nei suoi occhi fissi su di me.

Nonostante fossi stata l'ultima ad andare a dormire, tra le mie amiche fui la prima a mettermi in piedi. Dovetti quindi andare a toccare le lore spalle per svegliarle. Laura sussultò e mi rivolse uno sguardo sbieco, come se fosse colpa che era stanca. La sua reazione, seguita da parole scorbutiche appena mormorate, mi diede fastidio.

Stava già succedendo. Lentamente, i tasselli che avrebbero portato al nostro litigio si stavano allineando.

Elena si alzò e corse a occupare il bagno. Le concessi qualche minuto, ma poi le mie esigenze fisiche si fecero impossibili da zittire e bussai alla porta, incitandola a sbrigarsi. Elena uscì dal bagno poco dopo, lamentandosi sottovoce che non poteva usarlo in santa pace.

A colazione ci parlammo poco, tutte ancora troppo prive di energie. Parlammo poco persino in pullman. Essendo arrivate qualche minuto più tardi rispetto alla maggior parte dei nostri compagni, quasi tutti i posti erano già stati occupati. Notai che Martina era seduta in seconda fila, il posto accanto a lei ancora vuoto. Intuii le sue intenzioni. Avendo visto che il prof. Pascal si era seduto accanto a me il giorno prima, probabilmente stava cercando di ottenere lo stesso privilegio. Ma il Pascal aveva scelto di sedersi in prima fila, vicino alla Leone, che sembrava molto contenta.

Trovai un posto in quarta fila e Laura si sedette accanto a me. Elena andò più in fondo, vicino a qualcun altro. Restammo in silenzio per tutto il viaggio, Laura persa nel telefono, io con la musica nelle orecchie e lo sguardo assonnato puntato verso l'esterno.

La voce e un po' di energia ci tornarono solo quando scendemmo dal pullman. Elena mi chiese cosa avevo fatto dopo che lei se ne era andata e io raccontai quel poco che era successo.

Passammo anche il secondo giorno a Lisbona, visitando altri barri importanti e pittoreschi. La sensazione di già visto che avevo provato il giorno prima crebbe insieme a una pace piena di conforto. Essere lontana dallo stress scolastico mi stava facendo sentire bene.

Camminammo molto e a fine giornata, fui contenta di avere un'ora di tempo prima di cenare. La passai quasi tutta sul letto, avendo deciso di farmi la doccia solo di sera.

A cena fui raggiunta da Linda e Martina. Un'accoppiata strana che mi mise sulla difensiva.

«Abbiamo trovato una discoteca qua vicino» annunciò Linda, sprizzando di energia.

«Figo...» Non sapevo perché me ne stesse parlando.

«Dobbiamo convincere i prof ad andarci» disse Martina, guardandomi con ribrezzo come suo solito. Non era solo ribrezzo quello nei suoi occhi, in verità. Era quell'emozione che si rivolge a qualcuno di disgustoso che si crede stupido e uno spreco di ossigeno. Non ero certa se mi avesse sempre fissata in quel modo, ma non ricordavo nemmeno quando avesse iniziato.

«Una discoteca? Mi sembra improbabile. È già tanto se abbiamo convinto la Leone a farci stare in spiaggia ieri» ragionai.

«Questa volta dovrebbe essere più semplice convincerla.» Dovetti aver guardato Linda di traverso, perché si affrettò ad aggiungere: «L'altra classe ha convinto le prof ad accompagnarli, quindi non saremo soli.»

No one will know | 18 +Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora