Perdere il controllo e godermi la serata era impossibile con la consapevolezza di avere gli occhi di Pedro Pascal addosso. Come avrei potuto mettermi a ballare sapendo che lui era lì vicino? Quando, dunque, mi fu offerto un giro di shottini, lo accettai più che volentieri.
«Giù! Giù!» gridò Elena, appoggiandosi al bancone del bar e guardandomi divertita. Lei aveva rifiutato lo shottino perché aveva capito di non essere fatta per bere troppo alcol.
La vodka mi bruciò la gola, ma io mi costrinsi a mandarla giù. L'alcol mi fece perdere l'equilibrio per un attimo e dovetti aggrapparmi al bancone per non cadere a terra.
«Stai bene, Ale?» mi domandò Laura, mettendo una mano sulla mia spalla.
«Sì, sì,» sbiascicai. «Credo di dover prendere un po' d'aria, però.»
«Va bene, se esci ora dovresti trovare gli altri.»
Prima che noi tre andassimo al bar, il resto degli amici di Laura era uscito per fumarsi una sigaretta. Annuendo, andai verso di l'uscita. Laura ed Elena restarono sole alle mie spalle.
Trovai il piccolo gruppo in piedi vicino al marciapiede. Mi accolsero con saluti veloci e dovetti persino rifiutare la sigaretta che Mattia mi stava offrendo.
Permisi all'aria fresca della sera di calmarmi e di scacciare il professore dalla mia testa.
«Tutto bene?»
Alzai lo sguardo su Mattia. «Mmm?»
«Sembri lontana con la testa.»
Mi massaggiai il collo, pensando a come rispondere. «Davvero?» Risi per il nervosismo. «È l'alcol che mi intontisce.»
Il suo sguardo continuò a studiarmi. Spostai il mio verso la porta del locale, desiderando abbandonare quella conversazione il più in fretta possibile.
«Senti» disse e io intuii cosa stesse per succedere.
«Sì?» mi forzai a rispondere.
Mattia abbassò lo sguardo, mettendosi le mani in tasca. La sua espressione era seria e lui sembrava agitato. «Ti vedi già con qualcuno?»
Feci un respiro profondo. Odiavo avere quel tipo di conversazione. Non che mi fosse successo spesso, ma il finale era sempre lo stesso.
Un ragazzo che mi stava un minimo simpatico e che io non consideravo niente di più che un amico veniva da me per confessarmi i suoi sentimenti. Io mi sentivo una merda, ma ero costretta a rifiutarlo.
«No» risposi con onestà. Prima che lui potesse continuare, aggiunsi: «Ma al momento non sto cercando alcuna relazione. Devo concentrarmi sulla maturità e a settembre andrò a studiare in un'altra città e sarebbe complicato.»
Mattia tenne il volto basso, cercando di nascondermi la sua delusione. «Puoi essere onesta e dirmi se c'è qualcun altro, sai.»
Quel commento mi diede fastidio. «Sono stata onesta» sbottai. «Fino a luglio la scuola avrà la mia priorità.»
Mattia alzò la testa e, continuando a evitare il mio sguardo, spostò il suo per l'esterno del locale. La sua mascella era contratta e io immaginai che stesse stringendo i pugni.
«Mmm» mormorò e io pensai che ancora non mi stesse credendo.
A labbra sigillate, mi passai la lingua sui denti. Qualunque emozione stesse provando non mi riguardava. Sì, Mattia mi stava simpatico, ma eravamo a mala pena conoscenti e io non gli dovevo niente, soprattutto non ero costretta a fingere di provare qualcosa per lui. Avrei finito per ferire entrambi.
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No one will know | 18 +
RomanceAlessia Orlandi è una studentessa di diciannove anni. Davanti a sé ha un futuro promettente, sebbene le sembri lontano e annebbiato. Nei cinque anni di liceo è stata troppo concentrata sullo studio per comportarsi come una normale adolescente e alla...