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Lo psicologo fece accomodare Kassy, vide la ragazza che si guardava attorno. Esitò qualche minuto, poi si sedette. Il suo sguardo sembrava assente, le trecce le ricadevano sulle spalle.
Howard aveva utilizzato il soggiorno come se fosse il suo studio.
Lo psicologo precedentemente aveva segnato sul suo taccuino.

° Paura degli specchi
°Il bussare alla porta
° Ossessione pulizia e ordine.
° Incubi ricorrenti: specchi, sangue, coltello.

<<Kassy sei riuscita a dormire stanotte?>>
La ragazza scosse la testa.
<<Continui a fare incubi?>>
Lei annuì.
<<Gli incubi che fai, dove ti trovi?>>
<<A casa>>
<<Sei sola o con la tua famiglia?>>
<<La mia famiglia>>
<<Ci sono sempre questi elementi?
specchio, sangue e coltello?>>
Lei annuì.
<<Sì, e poi degli occhi azzurri, mi fissano>>
<<C'è un'altra persona con te?>>
<<Sì>>
<<La conosci?>>
<<No>>
<<È un uomo o una donna?>>
<<Non lo so>>
<<Riusciresti a descrivere questa persona?>>
<<Gli occhi>>
<<Cosa?>>
<<Vedo gli occhi>>
<<Quindi vedi questi occhi azzurri che ti fissano? Ma non riesci a vedere questa persona?>>
Kassy annui.
Lo psicologo si segnò questo nuovo elemento degli occhi azzurri.
<<Cosa provi quando vedi questi occhi o  la scena che ti si presenta davanti?>>
<<Paura>>
Lo psicologo finì di parlare con Kassy e aveva appuntato altre cose emerse:
Occhi azzurri e paura.
Paura.
Questa era l'emozione che provava Kassy nei suoi incubi, ma lui aveva notato che Kassy era terrorizzata dal primo giorno che l'aveva vista.
Aveva capito che era successo qualcosa alla ragazza e che era spaventata.
Kassy di chi hai paura?

Lo psicologo andò a casa dei genitori di Kassy e bussò. La porta si aprì e fece capolino il papà della ragazza. Era un un uomo dai capelli castani e occhi del medesimo colore, lo salutò, lo fece entrare e chiuse la porta.
La casa era ampia, le pareti erano di un colore dal tono caldo, su queste  erano appesi quadri con foto di famiglia.
La stanza aveva un divano, due poltrone, finestre e vasi con delle piante.
I genitori si sedettero sul divano e lo psicologo prese posto su una delle poltrone.
I genitori chiesero come stava la loro figlia e non riuscivano a capire cosa le era successo e perché non voleva tornare a casa.
Il piccolo che era in braccio al papà prima nascose il volto sul suo petto  e poi guardò Howard con la coda dell' occhio.
Lo psicologo si domandava per quale motivo Kassy era scappata di casa? Perché la ragazza non aveva intenzione di tornare e di chi aveva paura? Aveva capito che quel qualcuno si nascondeva tra quelle mura.
Notò il piccolo che ora lo guardava con occhi curiosi, scese e andò alla postazione doveva aveva lasciato i colori.
Era pomeriggio inoltrato, il cielo scuro diede spazio alla notte e iniziarono a scendere piccoli fiocchi di neve.
<< L' altro giorno è venuto il suo collega dicendo che Kassy aveva visto una donna seguirla e aveva fatto la mia descrizione. Io non ho fatto nulla a mia figlia>>
<<Non so perché sono sempre sul chi va là>> il papà confidò.
<<Sono settimane che ho difficoltà a dormire>> ammise la mamma.
Entrambi si tenevano per mano.
La mamma aveva occhiaie attorno agli occhi, capelli sciolti che ricadevano sulle spalle e indossava vestiti comodi.
Il papà sembrava teso, con la mano libera si massaggiò le tempie e sospirò.
Lo psicologo ascoltò le loro parole, i silenzi e osservò i loro gesti.
I genitori gli chiesero se volesse un tè, lui annuì e sparirono in cucina.
Lo psicologo si avvicinò al piccolo, provò a parlarci, ma il bimbo non rispose e continuò a colorare.
Ritornò il papà, diede la tazza di tè allo psicologo e posò un'altra tazza  sul tavolino per il figlio.
Il bimbo prese il miele e cucchiaino, rimase con il cucchiaino a mezz'aria e guardava un punto fisso.
Lo psicologo voltò lo sguardo per capire cosa avesse catturato l'attenzione del piccolo e  vide che stava fissando la finestra.
Riguardò il disegno del piccolo, notò due colori che utilizzava spesso: rosso e azzurro.
<<È da giorni che non dice una parola>>

Kassy [In corso]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora