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James avrebbe raccolto informazioni dall'ex poliziotto Jack.
Kevin invece informò che sarebbe andato a parlare con il collega del dottor.Swan.
Nick guardò gli amici con sguardo intimorito.
<<Mi volete lasciare solo con Kassy?>>
<<No, tranquillo>>
James andò da solo dal ex poliziotto Jack. La casa che usava una volta come ufficio, aveva una scrivania con tanti fascicoli.
Sul muro erano attaccati articoli di giornale riguardanti denunce e scomparse.
La casa-ufficio era illuminata da una luce fiocca.
<<James accomodati>>
Jack e James erano ormai in confidenza.
<<Scusami per il disordine ma quando mi ritirai, mi lasciai un po' andare>>
James si guardò intorno e seguì Jack.
<<Dovrebbe stare tra queste cianfrusaglie l'arma che ha ucciso Mena, la consegnarono a me perché la portassi in laboratorio ad analizzare il giorno dopo il mio ritiro dall'incarico. Negli ultimi tempi non ho prestato attenzione a ciò che mi accadeva intorno. Ero stanco, provato e...
Ecco qui l'arma!>>
Jack diede a James l'arma ancora conservata dentro una bustina.
Era un coltello.
James ringraziò, lo salutò e la prima cosa che fece la portò in laboratorio per farla analizzare.

Intanto Kevin andò dallo psichiatra.
<<Detective posso aiutarla?>>
<<Salve dottor Swan vorrei parlare con il suo collega>>
<<Temo non sia possibile, è in ferie ed è partito>>
<<Ah e quando è partito?>>
<<Il ventinove dicembre>>
A Kevin assalì un dubbio, il collega aveva visto per ultimo Mena, lei veniva uccisa e lui partiva.
<<Mi sa dire quando rientra il suo collega?>>
<<Sì, il due gennaio>>
<<Grazie per il suo tempo. Un'ultima cosa. E possibile parlare con i pazienti?>>
<<Sì>>
lo psichiatra accompagnò il detective nelle stanze e sorvegliò.
<<Se non le dispiace, vorrei parlare da solo>>
Swan annuì.
<<Qualsiasi cosa mi chiami>>
Kevin gli disse di non preoccuparsi,
Swan uscì e la porta si chiuse con un tonfo.
La stanza aveva pareti bianche, una finestra e letto singolo.  Un uomo di mezz'età  si mise sull attenti.
<<Ciao mi chiamo Kevin e sono un detective>>
<<Non ho fatto niente>>
leggermente intimorito il paziente.
<<Tranquillo lo so, come ti chiami?>>
Kevin si tenne a una certa distanza per evitare di spaventarlo ulteriormente.
<<Frank>>
<<Ciao Frank tu conosci Mena?>>
<<Sì, ma è scappata>>
<<È vero>>
<<Shhh, ha sentito?>>
<<Che cosa?>> Kevin perplesso.
<<Dei passi, è lei detective.
Mena è stata uccisa, ma è il suo fantasma viene qui. Ecco i suoi passi sono vicini>>
Kevin rimase interdetto, non ci badò e continuò la conversazione.
<<Frank che cosa hai sulla spalla sinistra?>>
Frank prese per il braccio il detective, ma non lo fece male; si avvicinò a lui, posò lo sguardo sul suo viso rimanendo in silenzio, dopo qualche minuto.
<<Lei è un fantasma, ci sta ascoltando>>
lasciò andare il braccio di Kevin.
<<È stata Mena a procurarti la ferita?>>
chiese Kevin indicando la spalla.
Dopo intesi minuti di attesa Frank annuì e spiegò che erano tutti insieme e lei l'aveva ferito.
La situazione era assurda.
Kevin era stanco per il lavoro e di non capirci nulla, più cercava indizi, chiarimenti e più non sapeva dove trovarli.
Era sempre più confuso, sospirò esausto ed era al punto di partenza. Non aveva niente in mano, nessuna prova che potesse fargli capire qualcosa sull'omicidio e l'unico testimone che forse poteva sapere qualcosa era partito.
Le sue domande, le sue risposte e i suoi dubbi dovevano aspettare.
<<Detective, il fantasma sta venendo. No è qui, sento i suoi passi>>
sussurrò Frank e subito dopo si nascose sotto il letto.
O la mente di Kevin voleva fargli uno scherzo di pessimo gusto oppure passare ore con Frank l'aveva suggestionato perché anche lui sentiva dei passi avvicinarsi
sempre di più per poi fermarsi di colpo e la porta della stanza si spalancò.

Kassy [In corso]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora