JORDAN.
—Sbaglio o stavi parlando con Liviya, prima?— domandò Aaron, curioso, mentre entravamo nel palazzetto per iniziare gli allenamenti.
—Sì, e allora?— chiesi. Emerson era di fianco a me e stava ascoltando la conversazione in silenzio. Era l'unico, insieme a Lenora, a sapere del bacio con Liviya e mi aveva promesso che avrebbe tenuto la bocca chiusa. Ed io mi fidavo di lui, era il mio migliore amico.
—No, niente. Immagino che vi siate conosciuti alla festa— disse di nuovo Aaron, poggiando la borsa sugli spalti. Prima di iniziare gli allenamenti, dovevamo aspettare l'allenatore, che come al solito faceva le cose con comodo. Ma non potevo lamentarmi, nel suo lavoro era maledettamente bravo.
—Dove vorresti andare a parare? Perché tutti quanti vi preoccupate che parli con la sorella di Lev o meno? È un reato?— sbottai, quasi divertito. Okay, a volte non ero il ragazzo più maturo di questo mondo, ma sapevo come trattare le persone. Soprattutto le ragazze.
—Aaron, rilassati e lascialo stare. Non è di certo un bambino— disse Seb, avvicinandosi. I suoi capelli marrone scuro erano già umidi per il riscaldamento che avevamo fatto nella palestra aperta a tutti gli studenti. Allenamento bloccato diverse volte da alcune ragazze, per questo molti dei miei compagni, soprattutto i miei amici fidanzati, non volevano andarci spesso.
Per me non era affatto un problema.
—Ad Evelyn già le piace. Dovremmo dire a Lev di avvisare la sorella su un possibile tornado in arrivo nella sua vita?— commentò Cameron, seguito da Julián.
Seb lo fulminò con lo sguardo —e questo cosa diavolo dovrebbe significare? Pensaci due volte prima di parlare della mia ragazza— lo avvertì e non potei nascondere una risatina.
—Vi prego, Evelyn lo tiene davvero in pugno semplicemente essendo sé stessa. Non credo che mi abituerò mai— commentai. Potevo percepire lo sguardo del diretto interessato su di me, ma non me ne curai.
—Vedremo se tu e Liviya non farete la stessa fine. Chissà, forse i tuoi giorni da scapolo sono finiti— mi sussurrò Emerson, divertito.
Lo guardai annoiato —ormai passi metà del tuo tempo tra Lenora, una lettrice ossessiva con fantasia inquietante e macabra e Wyn, che si fa tremila film mentali al minuto. Sono davvero preoccupato per te, Em— ribattei. Ma cosa gli saltava in mente? Avevo baciato un sacco di ragazze alle feste, nessuna di loro mi aveva messo un guinzaglio al collo.
Lui scosse la testa —quando capirai cosa significa essere innamorato, cambierai idea— commentò, poi raggiunse gli altri che iniziarono ad avviarsi sul campo.
Io invece rimasi a pensare a quanto Em stesse già ingigandendo la situazione. Perché Liviya Smirnov doveva essere 'la ragazza speciale', il mio punto di svolta? Non avevo fatto nulla di diverso da quello che facevo di solito con le altre, per flirtare. Sì, i motivi per cui l'avevo baciata era stati prettamente personali, ma il fine non era cambiato.
Probabilmente sarei rimasto con la voglia per sempre.
E non solo perché non avrei fatto un torto del genere a Lev. Ma anche perché avevo l'impressione che quella ragazza avesse diverse mura che la tenevano lontana dal mondo.
E che cazzo... A cosa si dovevano tutte queste paranoie? Dovevo smetterla di farmi persuadere da Emerson.
Decisi di raggiungere i ragazzi sul campo, ma poco dopo vidi Evie, Wyn e Liviya entrare in palestra. Le prime due ragazze parlavano con quest'ultima, che si guardava intorno smarrita. Poi spostò lo sguardo sulle due ragazze che le stavano parlando ininterrottamente.
Evie, poi, era davvero una macchina. Avrebbe potuto parlare per ore senza stancarsi. Wyn era più pacata, ma se voleva, gli argomenti non li esauriva per intrattenere una conversazione.
—Ti sei incantato?— domandò divertito Cameron, raggiungendomi. Sbattei le palpebre un paio di volte e mi voltai verso di lui. Sbuffai —Wyn e Evie faranno scappare Liviya molto presto, se continuano così— commentai.
Cam le guardò e rise —è normale che sia così terrorizzata all'idea di parlare con loro? Non credevo che le nostre ragazze fossero così spaventose— a quell'ultima affermazione, Cam si guadagnò lo sguardo torvo di Seb e Aaron, che lo avevano sentito. Se ci fosse stata Sawyer, la sua ragazza, avrebbe fatto lo stesso.
—Io credo che voi tutti vi stiate fissando un po' troppo su questa ragazza. Lasciatela in pace e tu, Jo, non puntarle gli occhi addosso o altro. A Elodie piace— mi avvisò Julián, il neo fidanzatino.
—Amico mio, tu eri già un po' pesante prima. Ma ora che sei un uomo occupato che pensa solo al benessere della sua ragazza, hai davvero alzato l'asticella— gli dissi.
—Non puoi capire cosa si prova— mi disse, non scomponendosi troppo.
Roteai gli occhi e decisi con tutto me stesso di lasciar perdere ancora una volta questa conversazione. Si preoccupavano che ero single? Sapevano che ero una frana in queste cose e sarebbe stato meglio non rovinare la vita di nessuna ragazza.
Okay, non ero l'impersonificazione del diavolo (non mi interessava più esserlo dopo il liceo), ma comunque a volte ero un idiota con le situazioni sentimentali. Il benessere dei miei amici e della mia famiglia era l'unica cosa che contava davvero.
—Il coach sta facendo più tardi del solito— sentì dire da uno dei miei compagni, ma il mio sguardo curioso volò di nuovo su Liviya, il cui sguardo era già posato su di me. Appena se ne rese conto quasi sobbalzò per la paura di essere stata scoperta e distolse lo sguardo.
Risi tra me e me. Era una tipa particolare. Quasi ero incuriosito da lei. Sembrava una bambina smarrita che vagava da sola per il mondo, senza una meta.
Decisi di distogliere lo sguardo, così da non dare altri motivi ai miei amici per infastidirmi. Ma quando il mio sguardo si posò sulla porta della palestra, vidi arrivare il coach, seguito dall'ultima persona che mi aspettavo di vedere da queste parti: mio padre, Einar Solberg, ex giocatore di basket a sua volta. Una delle poche cose che avevamo in comune.
Non sapevo neanche che il coach lo conoscesse.
Appena papà mi vide, mi fece un cenno che ricambiai, anche se le cose tra noi erano sempre un po' tese.
Il coach ce lo presentò, come se molti di noi non lo conoscessimo già. Ci disse che sarebbe rimasto per vedere gli allenamenti e potei dedurre che cosa ci facesse qui. C'erano molte probabilità che non fosse venuto per me, ma per buttare l'occhio su possibili giocatori professionisti futuri. Nonostante ora facesse l'agente immobiliare, aveva ancora contatti con la NBA, faceva parte di associazioni e quant'altro. Magari lui non prendeva le decisioni, ma la sua opinione era tenuta parecchio in considerazione.
E sicuramente non avrebbe fatto il mio nome.
Non che me ne importasse, il mio obiettivo non era quello di essere un giocatore, ma uno scrittore.
Non lo degnai di ulteriore attenzione, nonostante d'improvviso mi sentissi più teso all'idea di lui che mi guardava e giudicava ogni mia mosse.
Emerson mi si avvicinò e mi diede una pacca sulla spalla. Io mi ricordai che sopportavo tutto questo per Meredith, altrimenti non l'avrei più potuta vedere e non esisteva che io abbandonassi mia sorella, passando per il cattivo, mentre mio padre per l'eroe.
Perciò, strinsi i denti ed ingoiai il groppo in gola, mentre il mio migliore amico mi guardava preoccupato. Anche se non lo stavo guardando sapevo che era così. Perché lui era sempre lì per me a farsi in quattro quando si trattava di queste cose.
Gli sorrisi e gli feci capire che stavo bene, anzi, alla grande.
Mi concentrai sul gioco e basta, nonostante lo sguardo di Einar Solberg.
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My Greatest Desire
Romance"Era stata la prima ragazza per la quale avevo provato di più del desiderio fisico. Ero così legato a lei, come se stare in sua compagnia fosse il mio più grande desiderio" (When The Night Comes Down series. Libro 6) Lasciare la Russia per iniziare...