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LIVIYA.

Mio fratello entrò spalancando la porta. Io feci finta di guardare il computer e Lev si schiarì la voce per attirare la mia attenzione.

Alzai lo sguardo e mio fratello mi sorrise.

—Che stai facendo?— domandò, sedendosi sul letto e cercando di sbirciare. Io subito abbassai lo schermo, perché non avevo nessuna pagina aperta.

—Qualche ricerca per l'accademia. Che è successo?— l'osservai meglio e vidi che indossava una tuta e la maglia gli si era appiccicata addosso.

—Sono appena tornato dagli allenamenti di atletica. Devo farmi una doccia— mi spiegò, subito lo guardai male —sei sudato e ti viene a sedere sul mio letto pulito?! Alzati!— gli dissi e lui scoppiò a ridere, ma per fortuna mi diede ascolto.

—Avevo urgenza di chiederti una cosa— mi disse poi. Si grattò la nuca, quasi come se non volesse dirmelo.

—Che hai combinato, Lev?— gli chiesi, iniziando a preoccuparmi un pochino.

—Ma nulla, perché pensi sempre che abbia combinato qualche danno?

Scossi la testa. —Perché forse ti conosco?— ribattei.

Roteò gli occhi —in realtà volevo invitarti in un posto. Venerdì— mi disse e subito mi misi sull'attenti. Lev che mi voleva portare da qualche parte non era mai un buon segno. Bastava ricordare com'era finita la festa che aveva organizzato per me. Io che baciavo un suo amico....

Ed ora stavo di nuovo pensando a Jordan e al modo in cui gli avevo letteralmente chiuso il telefono in faccia. Mi passai una mano fra i capelli, quando Lev se ne sarebbe andato mi sarei sicuramente data una botta in testa.

—Spero proprio che non si tratti di qualche festa— lo avvisai.

Lui mi guardò annoiato —è semplicemente la mia gara di atletica, nulla di che. Non devi venire se non vuoi— disse, facendo un po' l'offeso.

Sospirai —tranquillo, certo che vengo. Non ne ho mai vista una e non perderò l'occasione— gli dissi.

Vedere una gara di atletica non implicava essere socievole. Potevo farcela.

Il viso di mio fratello si illuminò e mi dissi che qualsiasi tipo di sforzo ne valeva la pena se potevo vedere mio fratello così contento.

Lui e Leonid si erano sempre fatti in quattro per me, per farmi ridere quando mamma e papà non riuscivano a controllare le loro urla al piano di sotto.

—Bene, allora dirò alle ragazze di riservarti un posto, così non ti siedi da sola— mi avvisò.

Si avvicinò di nuovo e mi diede un bacio sulla fronte. Dopo di che, uscì dalla stanza senza darmi il tempo di dirgli che non c'era bisogno che scomodasse le sue amiche per me. Ma immaginavo che, anche se glielo avessi detto, non avrebbe cambiato idea.

Sospirai e alzai di nuovo lo schermo del computer. Avrei trovato qualcosa da fare per distrarmi.

~~
Venerdì pomeriggio uscì fuori di casa con un po' di anticipo, visto che dovevo arrivare all'università a piedi.

Quando uscì in cortile, però, vidi Elodie e Julián che stavano per salire in macchina. Mi fermai ma loro mi videro lo stesso e mi salutarono. Ricambiai.

—Stai andando alla gara di Lev?— mi chiese Elodie, mentre si legava i lunghi capelli oro e mossi. Io annuì tímidamente, poi lei si scambiò uno sguardo col suo ragazzo e mi guardò di nuovo. —Anche noi stiamo andando lì, se vuoi ti diamo un passaggio—.

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