I. VIAGGIO MOVIMENTATO

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Dorina sbuffò. Ciocche castane le ricadevano sul volto. L'abito verde scuro le era stretto. Con una mano stringeva i fogli che aveva in grembo. Lanciò un'occhiata a sinistra. I paesaggi, fuori dal finestrino del treno, cambiavano con una velocità che le faceva mancare l'aria. Piantò un gomito contro il vetro. La carrozza era deserta. C'era solo lei. Kaas doveva averla prenotata in modo tale che facesse il percorso da Parigi a Grassona in completa tranquillità. Oppure era meglio dire solitudine? Sbuffò ancora. Sul sedile vicino al suo era abbandonato un giornale. Doveva averlo dimenticato uno dei precedenti passeggeri. Infilò in borsa l'ultimo racconto di Mr Lovecraft. Avrebbe dovuto scrivergli. Ci teneva molto a sapere il suo parere su un paio di cose.

Il treno procedeva a scossoni. Dorina si aggrappò al sedile in pelle, il cuore che le sbalzava fuori dal petto. Non capiva perché i binari erano così brutti. A Grassona però le cose sembravano sempre essere qualche passo indietro. Come se la tecnologia non riuscisse a farsi strada tra quelle alte montagne perennemente innevate.

Un rilievo. Fu buttata in avanti e sbatté con la testa contro il soffitto. Serrò le labbra. I binari di Londra non erano ridotte in quel modo. L'Inghilterra era tutta su un altro livello. Le sfuggì un lungo sospiro. Non era stata lei a desiderare di tornare in Italia, in quel paesino sperduto ai confini con l'Austria. Dopo la notizia della morte della zia Mirella aveva giurato a sé stessa che non si sarebbe recata nel vecchio castello di famiglia. Purtroppo le cose erano sfuggite di mano in poco tempo. Prima l'incidente. Quello che tutti in famiglia chiamavano l'incidente. Si trattava di un malinteso. Dorina non capiva perché i genitori non le avessero creduto. Le conseguenze però le portavano fitte di dolore. E poi c'era stato tutto il resto. Prima i problemi di suo padre, che, a causa di un investimento sbagliato, aveva perso gran parte delle sue risorse. Poi il suo fidanzato, un ricco lord, aveva annullato il fidanzamento. Poco male per Dorina. Non solo non lo aveva mai amato, l'amore è qualcosa che non si richiede nei matrimoni, ma lo aveva disprezzato. Insomma, forse la cosa non era sta così negativa. Un altro scossone. Dorina chiuse gli occhi, un'ondata di nausea che l'avvolgeva. Non doveva vomitare. Si costrinse a guardare fuori.

Le alte montagne innevate s'innalzano a bucare il cielo plumbeo. Non doveva mancare molto all'arrivo. A quando avrebbe rivisto... Kaas. Lui. La gola le divenne secca. Come se avesse ingoiato della sabbia. Afferrò la tendina nera e coprì il finestrino. Di montagne ne avrebbe viste fin troppe nei prossimi mesi. La cosa migliore era approfittare dell'ultimo tratto per riposare. Il treno sobbalzava troppo per provare a leggere o scrivere. Dorina sperava almeno che la sua nuova dimora le avrebbe dato qualche idea per i suoi racconti. Aveva provato a spedirne uno prima di prendere il treno. La storia di una giovane investigatrice che finiva in un castello sperduto tra le montagne. Beh, tra non molto sarebbe stato autobiografico. Dorina non era sciocca. Sapeva che la storia non gliel'avrebbe pubblicata nessuno. Suo padre avrebbe usato qualsiasi mezzo per spegnere i suoi sogni di gloria.

-Una figlia scrittrice? Ma ti rendi conto di che pazzia sia?- questa era stata la sua reazione quando Dorina gli aveva aperto il cuore. Neppure sua madre era stata più positiva al riguardo.

-Pensa a essere una donna onesta, Dorina, la scrittura è solo un sogno-

Dorina però non voleva essere solo una donna onesta. Sbuffò ancora. Riposare le portava solo altri pensieri. Pessimi pensieri. Prese il giornale che era abbandonato sul sedile. Magari avrebbe trovato qualcosa d'interessante. L'ispirazione per quel racconto che sognava di scrivere da anni. Sempre che un giorno riuscisse a scriverlo.

"Ragazza trovata morta a Grassona. La causa del decesso non è chiaro"

In che posti veniva mandata? Lanciò uno sguardo all'articolo, il cuore incastrato in gola. Non era ricco di dettagli, ma in sostanza diceva che era stata trovata una ventenne morta in casa con due strane ferite sul collo in apparenza non così gravi da giustificare un decesso. L'autopsia avrebbe dovuto far luce sulle reali cause. O così perlomeno si sperava. Povera ragazza! Il pensiero che le fosse successo qualcosa di così...

La porta della carrozza si spalancò. Dorina, complice l'articolo appena letto, sussultò.

-Scusa, non volevo spaventarti- una ragazza entrò. Indossava un lungo mantello, guanti, stivaletti, tutto nero. Sembrava un'ombra. Abbozzò un sorriso, i capelli corvini che le ricadeva sul viso scuro. Dorina, che aveva girato il mondo grazie al lavoro di ambasciatore di suo padre, notò che aveva uno strano accento. Non lo riconobbe. -Solo che non trovavo un posto a sedere-

-Qui ci sono tutti i posti che vuoi!- la voce le uscì roca, come di chi non parla da ore. S'imbarazzò.

-Grazie- la ragazza si sollevò le gonne e si lasciò cadere sul sedile di fronte con un leggero sospiro.

Dorina le sorrise. Finalmente un po' di compagnia! La giovane aveva lineamenti regolari, labbra carnose, zigomi alti. Era molto bella.

-Fa molto caldo- si lamentò la nuova arrivata, le mani tese per farsi aria. I suoi occhi neri come la terra continuavano a fissare la porta. Come se stesse aspettando qualcosa. O qualcuno.

-Sì, in effetti... - Dorina sollevò il braccio e la manica le scivolò giù, fino al gomito.

Lo sguardo della ragazza si appoggiò sul suo polso. Sulla piccola voglia a cuore. Era un dettaglio che aveva sempre dato fastidio a Dorina.

-Ce l'ho dalla nascita- si affrettò a nasconderla sotto la manica di pizzo verde.

-Soție- un sussurro roco.

Che voleva dire? -Cos'hai detto?-

La giovane scosse la testa. Ciocche scure le frustrarono il viso ovale. -Scusa, io... devo andare, ma tu fai attenzione- si sollevò, un turbinio di gonne.

Dorina allungò un braccio. -Aspetta, cosa... -

La bella straniera però le aveva già dato le spalle. Era proprio strana. Dorina la osservò uscire. Si muoveva sinuosa come una ballerina in un uragano di stoffe nere. Aprì la porta e scivolò fuori, in un fruscio di gonne. Dorina sospirò. Che strana! Allungò le gambe. Avrebbe dovuto cercare di riposare. Il viaggio dalla stazione al castello sarebbe stato lungo. Sarebbe venuto a prenderla Kaas? Il solo pensarlo le fece bruciare le guance. Come si sentiva piccola e tremante! Sbuffò. Se solo...

Un urlo. Dorina sussultò. E poi uno scalpiccio. Rumori. Gemiti. Cosa stava succedendo? Dorina si guardò intorno alla ricerca di qualcosa da usare come arma. Alla fine arrotolò il giornale e uscì, l'oggetto ben teso in mano. Non era il massimo, ma era comunque meglio di niente. Fuori i rumori aumentarono. Dorina inspirò a fondo. Non avrebbe atteso. Doveva scoprire cosa stava succedendo. Si alzò e si avvicinò alla porta. La mano tremava mentre l'apriva.

-Non può essere- diceva una voce.

Dorina uscì nel corridoio. C'era moltissima gente. Troppa. Si sentì soffocare. Avrebbe voluto fuggire. Ripensò a Londra, agli ultimi tempi. Le strade fumose. Gli sguardi che sembravano volerla farla a pezzi senza nemmeno toccarla. Scosse la testa. Si costrinse a proseguire. Fino a...

La scorse dentro una carrozza, sbirciando oltre le spalle della folla. Una figura nera riversa sui sedili neri. Lo stomaco le si contrasse. Non credeva ai suoi occhi.



NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Che ne pensate?

Ho voluto citare Lovecraft perché scambiava davvero delle lettere con molti altri scrittori e scrittrici, inoltre all'interno di quest'opera ci saranno diversi omaggi a lui.

Se vi è piaciuto votate e commentate.

A presto ❤

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