IV. RICERCA NOTTURNA

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Dorina aveva fame. Si rigirò nel letto. Era stata una pessima idea andare a letto senza mangiare. Tutto per non passare la serata con Kaas! Strinse un lembo del lenzuolo.

Sentì lo stomaco brontolare. Questo però non avrebbe cambiato le cose. Non voleva scendere nelle cucine. Puntò i piedi scalzi contro una colonnina del baldacchino. Odiava Kaas. Beh, perlomeno la maggior parte di sé l'odiava. Girò di lato la testa e affondò con la guancia nel cuscino. Profumava di tuberosa. Proprio come Kaas. Ma che...

Si tirò su. La camera, avvolta nel buio, le trasmise un senso di sconforto. Era ampia, con tappeti rossi e bauli di legno pregiato. Tutto scelto da Kaas, senza dubbio, perfino quel comò con lo specchio rotondo. Trasmetteva un senso di opulenza. Ogni cosa le ricordava dove si trovava. Lo stomaco brontolò di nuovo.

Non poteva starsene in camera e non mangiare solo perché Kaas si trovava da qualche parte nel castello. Sapendo quanto era fissato con il lavoro probabilmente era nel suo studio. Dorina non aveva nessuna intenzione di visitare una stanza che non fosse la cucina. Non lo avrebbe incontrato. Si mise in piedi. Il pavimento gelido le procurò un brivido. Serrò la mascella. Era tempo di mettere insieme il coraggio e di andare. S'infilò le scarpette, si sistemò l'abito turchese, si spinse indietro i capelli castano dorati, il suo orgoglio. Inspirò a fondo e uscì.

La prima cosa che la innervosì furono i rumori. Venivano da dietro le pareti. Topi. L'opzione più probabile era che ci fossero dei topi. Il pensiero le fece accelerare il passo. Non voleva avere un incontro con uno di quegli animaletti pelosi, con denti aguzzi, capaci di lasciare tracce sul suo corpo.

La seconda cosa fu la voce di Kaas. Proveniva da dietro una porta chiusa. Dorina si fermò, il cuore che le batteva forte.

-Non credo che sia necessario continuare con questo discorso- stava dicendo l'uomo. Parlava al telefono? Se quello era il suo ufficio, beh, era possibile che ne avesse fatto installare uno per motivi lavorativi. Dorina si mordicchiò il labbro. Kaas era nell'esercito e si occupava di... come li chiamava sua madre? Casi difficili da risolvere. Casi praticamente impossibili. Nel raggio di chilometri. Dorina non sapeva bene che cosa s'intendesse con quella definizione. Se Kaas non le fosse stato così antipatico glielo avrebbe chiesto.

-Uffa, per te nulla è necessario-

Le vene le si gelarono. Una voce femminile. Kaas non era da solo. Peggio, aveva una donna. Tradiva già sua zia? Lei non era morta nemmeno da un anno e lui già si comportava in quel modo! Orribile.

-Sei la solita, io spero che tu possa cambiare e nulla, sempre la stessa storia- Kaas sembrava arrabbiato. La cosa divertì Dorina.

-Però quando hai bisogno di me non fai così il fiscale, vero?-

Dorina non era certa di voler sentire il resto. Superò la porta chiusa. Chi era la donna con Kaas? Afferrò una ciocca di capelli e si mise a tirarla. Avrebbe proprio voluto sapere se era una sua amante. Beh, doveva essere per forza una sua amante, altrimenti cosa ci faceva nascosta nella sua camera? Come una... no, non ci voleva pensare. Kaas era adulto, poteva pensare a sé stesso senza bisogno del suo intervento. Scese le scale appoggiata al corrimano per non cadere. Le cucine non dovevano distare molto. Imboccò un corridoio. Poi un altro. E un altro ancora. Ma cos'era un labirinto di pietre? Fu solo quando un orologio tuonò le undici che Dorina ammise, con sé stessa perlomeno, di essersi persa. E il buio regnava sovrano. Che poteva fare?

-Ma chi l'avrebbe detto, belle ragazze che spuntano nel corridoio-

Dorina si voltò di scatto, i pugni chiusi, come se volesse colpire qualcuno.

-Ehi, ehi, abbassa quei pugni, io volevo solo essere gentile- un ragazzo le mostrò i palmi aperti. Doveva avere all'incirca la sua età. Due occhi neri brillavano sotto una massa di capelli scuri. Indossava la divisa dei soldati di Kaas e aveva una pistola al fianco.

-Chi sei?- lo aggredì lei. Aveva imparato che spesso la miglior difesa è l'attacco, le persone non vogliono rischiare di essere azzannate, anche solo metaforicamente.

-Ludovico, per servirti, mia bella fanciulla- fece un profondo inchino e le strizzò l'occhio, una mano sul cuore. Dorina notò che era spettinato e che la sua giubba era aperta. Le piacque. C'era qualcosa di accattivante in quel giovane balordo.

-Ludovico... un soldato da come sei vestito, vero?-

-Una fanciulla bella e perspicace, cosa posso volere di più, sì, sono un soldato dell'Accademia, uno studente, non male come posto, vero?-

Certo, il castello era un'Accademia militare. Era stato Kaas a proporlo per questo ruolo. -No, non c'è male... sai dove sono le cucine?- si spinse indietro i capelli, un leggero sorriso sulle labbra.

-Spuntino di mezzanotte?- le strizzò l'occhio.

-Non è ancora mezzanotte-

-Adoro le ragazze con la battuta pronta-

Dorina sospirò e alzò gli occhi al soffitto. -C'è qualcosa che non ti piaccia nel genere femminile?-

-Beh, qualcosa, forse, non saprei, adoro le donne-

-Non ne dubito- si costrinse a sorridere, consapevole di quanto potere ci fosse in un sorriso -mi accompagni alle cucine?-

-Ma certo!- si piegò in un altro inchino -Stammi dietro, in questi corridoi ci si può anche perdere, succede molto spesso-

-Fai sembrare questo posto... orribile- non era sicura che si trattasse del termine giusto.

Ludovico rise tanto che le lacrime gli scivolarono lungo le guance. Doveva essere uno a cui piaceva ridere. In pratica l'opposto di Kaas. -Non è orribile, solo che... c'è di meglio, molto meglio, qui nevica sempre, fa freddo, le persone del paese ti guardano in modo strano, come se fossi nel posto sbagliato- scrollò la testa -me ne vorrei tornare a casa, tutto qua-

Dorina conosceva bene la sensazione della lontananza da casa. Dell'essere fuori posto. L'aveva imparata negli anni trascorsi in collegio, lontano da Londra, dai suoi genitori, dalla sua infanzia. Il collegio avrebbe dovuto permetterle di trovare un buon partito, qualcuno ricco o con un titolo nobiliare, meglio ancora con entrambe le caratteristiche. Si morse il labbro. Non era arrivata a nulla. Le sue amiche avevano debuttato e trovato qualcuno. Lei restava lì. Sempre immobile. Una bella scompagnata. Oh, quanto avrebbe dato per...

-Sei un'ospite del comandante?-

La domanda la colse di sorpresa. -Sì, sono sotto la sua custodia-

-Davvero?-

-Sì, fino a quando starò qua- ovvero poco tempo se fosse stata fortunata. Peccato che Dorina raramente fosse fortunata. Di norma lei aveva un rapporto più stretto con la sfortuna.

-Non t'invidio per niente-

La ragazza decise di portare il discorso su altro. Meno scivoloso. -Allora, sai dove sono le cucine?-

Ludovico le sorrise. -Ma certo!- e la precedette lungo il corridoio.

Dorina lo seguì, il cuore le batteva all'impazzata. Le sembrava di essere una principessa che correva in un regno oscuro. Sperava solo che i mostri non la divorassero.



NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Che ne pensate di questo capitolo? Come vi sembra Ludovico?

A presto!

Dove finiscono le tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora