L'aria fresca della notte la schiaffeggiò. Dorina la ignorò. Non sapeva dove si trovava. Era un luogo pieno di macerie. La città abbandonata. Ecco dov'era! Era quello il rifugio di Alexander! Riprese a correre, le scarpette che affondavano nella terra.
Avrebbe raggiunto Kaas ovunque. Anche se fosse stato nell'Oltretomba. Avrebbe sconfitto demoni, mostri, fantasmi. Perché ora sapeva chi desiderava. Perché il suo cuore batteva solo per lui. Perché il pensiero di Kaas, di tornare da lui, di rivederlo, di poterlo riabbracciare, l'aveva tenuta in vita durante quella prigionia.
Uno sparo. Ruppe la notte come un vetro che esplode in mille pezzi. Dorina si bloccò, le gambe pesanti come marmo. Restò così, immobile, una statua bionda, per alcuni secondi, il petto che andava su e giù, assecondando il respiro accelerato. Dov'era? Fece un mezzo giro, barcollò, rimase in piedi. E sentì altri colpi. Gemiti. Urla. Una colluttazione. Si lanciò all'attacco senza attendere nemmeno un istante.
Due persone stavano lottando. Avevano qualcosa stretta in mano. Una pistola. Prima doveva essere partito un colpo. Kaas!
Un altro sparo. I due si staccarono. Barcollarono. Dorina sentì lo stomaco contrarsi. Qualcuno era ferito. Gocce sangue. Trattenne il respiro. Non Kaas. Pregò che non fosse lui. E poi il ferito si voltò e la speranza appassì. Gli occhi grigi incontrarono i suoi come a sussurrare un addio. E Kaas crollò a terra.
Alexander rise e la guardò. -Oh, proprio al momento giusto! Una splendida entrata in scena!-
Dorina inspirò. Non poteva vincere con la forza, ma doveva usare l'astuzia. Gli andò incontro, il cuore un rullo di tamburi. -Sei stato molto intelligente-
Il sorriso di Alexander si ampliò. -Sì?- infilò la pistola nella fondina. -Hai cambiato idea?-
Doveva essere credibile. -Non si può?- gli andò vicino, il cuore che le esplodeva in gola. -Non pensi che sia possibile?-
Lui la fissò. Lei si costrinse a leggere quello sguardo folle e a sorridere. Gli posò una mano sulla spalla. Doveva essere come Nicalla. Lasciò che lui le cingesse la vita. La trasse a sé, le labbra che si appoggiavano alla sua guancia. Calde, umide, fastidiose. Trattenne il fiato.
Era vicina. La mano scivolò e afferrò la pistola. Pesante e gelida. Saltò indietro. La mano le tremava tanto forte che temeva le sarebbe caduta. Cercò di regolare il respiro. Inspirò ed espirò. Non ce la poteva fare. Aveva le ginocchia molli, la testa leggera, la gola stretta. Deglutì. Doveva farlo. Per Kaas. Radunò la sua determinazione. La estrasse. Arretrò. Puntò.
-Non mi sparerai- Alexander avanzò verso di lei, la schiena dritta, il passo elegante e deciso. Voleva toglierle di mano la pistola, comprese. Non poteva permetterglielo, altrimenti sarebbe stata la fine. Non avrebbe più avuto difese. Non poteva però sparare. Le sembrava che la terra si allontanasse. -Dammela- tese il braccio verso di lei. Verso l'arma. Non gli avrebbe permesso di prenderla. Non poteva perderla. -Dammi la... -
Dorina agì d'istinto. Il suo indice si mosse da solo. Premette il grilletto. Tutto divenne immobile. Tanto immobile che Dorina fu sicura che non sarebbe successo nulla. E poi si sentì il boato, un colpo le riecheggiò lungo il braccio, una smorfia deformò il bel volto di Alexander. Lui traballò.
-Perché?- gemette.
Come poteva chiederle perché?
-Io ti avrei dato tutto- si premette il petto, guardò giù, il sangue che gocciolava per terra. L'unico rumore che interrompeva quel macabro silenzio. -Ti pentirai di questo- cadde in ginocchio sulla neve che scricchiolò sotto il suo peso.
Dorina non replicò. Aveva la gola troppo secca per parlare. Se ne rimase ferma, il cuore esploso nel petto.
-Dori-
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Dove finiscono le tenebre
Historical Fiction(COMPLETA) -L'amore richiede il più grande sacrificio, piccola mia- si spinse avanti -non puoi nemmeno immaginare cosa la gente sia disposta a fare in nome dell'amore, quanti crimini compirebbe sotto il suo stendardo, un crimine però resta sempre un...