XXVII. SCOMPARSA (SECONDA PARTE)

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Presero l'automobile privata di Kaas, che lui custodiva in quella che meno di un secolo prima era una delle scuderie del castello. Dorina amava le automobili. Le trasmettevano il senso di potenza, desiderio, magia. Le sembravano dei cavalli di metallo. Quella  in particolare era allungata e squadrata, di un nero inchiostro che risplendeva alla tenue luce della luna.

-Non devono accorgersi che non sono a palazzo- spiegò Kaas.

Lasciò che lui le aprisse la portiera e apprezzò il fatto che mettesse una mano tra lei e la carrozzeria perché non battesse la testa. Il sedile era morbido, nero, di pelle. Doveva essere costata parecchio quell'auto.

Kaas prese posto dalla parte del conducente. –La troveremo in poco tempo- azionò il motore e un rombo ruppe il silenzio della notte. Il ruggito di un leone. Le piacque e le strappò un sorriso. L'auto partì e Dorina fu scagliata indietro.

Fecero il percorso senza parlare. Dorina si aggrappò al sedile. Fiocchi di neve cadevano sul parabrezza. Tremava. Andavano forte. Troppo forte. Ogni tanto le ruote slittavano sulla neve. Cercò di concentrarsi sull'esterno. Guardò fuori dal finestrino, alla ricerca degli occhi verdi di Nicalla. Non poteva essere andata troppo distante. Non a piedi. Non di notte. Oppure sì? Se c'era una persona che poteva farlo, beh, era lei. La strada era buia, con alti alberi ricoperti di neve.

-La città dovrebbe essere alla fine di questo sentiero-

La voce di Kaas la fece sussultare. –Ne sei certo?-

-Sì, dicono che un tempo ci abitassero delle persone che poi hanno cominciato a sparire, una dopo l'altra-

Dorina percepì il gelo scivolarle sul corpo. Come una coperta. –Le hanno mai trovate?-

-No, mai... neppure i loro corpi- Kaas strinse il volante tanto forte che le nocche gli divennero bianche –Avevano tutti paura nei villaggi vicini... molta paura, così un bel giorno qualche fanatico si radunò con le torce in mano e diede fuoco a quello che rimaneva- sollevò il viso e ombre scure si disegnarono sui suoi zigomi.

-Hanno bruciato tutto?- c'era qualcosa di orribile al pensiero di una città che veniva bruciata.

-Ogni cosa, dicono che sia rimasta in piedi solo una casa, fatta di pietra, unica sopravvissuta di quella follia-

Dorina cercò di mettere insieme i pezzi. La città abbandonata, o meglio bruciata. L'ossessione di Nicalla che voleva trovarla. Gli omicidi nei boschi. Kaas però non aveva finito di parlare.

-Qualcuno giura che ci sia qualcosa che abita nella cittadina, qualcosa di strano-

-Del tipo?- l'attenzione era tutta su di lui.

-Creature- si strinse nelle spalle –sono leggende, solo sciocche leggende- fermò l'automobile vicino a un grande cancello in ferro battuto. Chiuso. Dorina notò che c'erano delle croci sopra e altri segni. La gola le si serrò. Avrebbe scritto di quella storia a Mr Lovecraft. Gli sarebbe piaciuta. Forse lui avrebbe potuto ricavarci un racconto degno di quella storia.

-Perché è chiuso?- non aveva senso. Perché dovevano chiudere una città abbandonata? -I ladri non entrerebbe mai- eppure sentiva che un tassello le sfuggiva. Un enorme tassello.

-Per non far uscire quello che c'è dentro-

Dorina avrebbe voluto non aver chiesto. –Se è tutto chiuso Nicalla non può essere entrata- questo la tranquillizzava. Non voleva pensare alla sua amica là dentro. Non ci teneva per niente. Si aggrappò alla speranza.

-Può aver scavalcato, mi stupirei del contrario conoscendola-

Dorina trattenne il fiato. Conosceva Nicalla abbastanza bene da sapere che probabilmente lo avrebbe fatto. Si sarebbe arrampicata con l'agilità di un gatto.

-Cosa facciamo?-

-Cosa faccio io, tu aspetti qua dentro, chiudi la macchina e non esci per nessun motivo- si allungò e frugò sotto il cruscotto. Nel farlo il suo gomito le accarezzò il ginocchio. –Deve essere da qualche parte-

-Cosa?-

-La pistola..  sì, eccola- gliela posò in grembo e lei ne sentì il peso, come un macigno –se vedi qualcuno che non siamo io e Nicalla spara, capito? Niente domande, fanno solo perdere tempo e potresti trovarti con la gola... lasciamo perdere-

L'ansia le agguantò la gola. Sarebbe stato necessario? -Ma io non so sparare-

-Non è difficile, punta e premi il grilletto, non ha la sicura, capito?-

Dorina non capiva. -Perché dovrei sparare? Credi... -

-Guardami- le sue mani le circondavano il viso. Lo ingabbiarono. -Devi fare il necessario per sopravvivere, d'accordo?-

-Tu torna però-

-Ho tutta l'intenzione di tornare, non temere- piegò le labbra in un sorriso carico di tristezza.

Dorina lo guardò uscire, il cuore che le esplodeva nel petto. C'è la poteva fare. Attese. Non c'era altro che buio. L'auto le sembrava piccola e scomoda. Le sembrava impossibile che in un posto come...

Urla. Dorina strinse più forte la pistola, le mani che le bruciavano. Non avrebbe dovuto uscire. Beh, non c'erano molte altre soluzioni. Aprì la portiera. L'aria gelida la colpì come un pugno. Fiocchi di neve le baciarono il viso. Dorina traballò, inspirò, si gettò avanti, l'arma che le pesava nella mano. Non indugiò.

La vide subito. Una forma nera a qualche metro da lei. Lo stomaco le si serrò. Era una persona? La figura fece un passo verso di lei. Un cappuccio le metteva in ombra il viso, eppure qualcosa le ricordò una persona. Mirella. Mirella però era morta, non poteva essere lei. Allora perché la paura le serrava la gola?

Non aveva mai sparato prima. In tutta onestà Dorina non aveva mai immaginato un motivo per cui avrebbe dovuto usare un'arma. Beh, probabilmente c'è sempre una prima volta. Puntò, chiuse gli occhi, premette il grilletto. Il contraccolpo le vibrò lungo il braccio e la spinse indietro. Il riverbero dello sparo le fece tremare il braccio. Dorina traballò per non cadere a terra e si ritrovò contro il paraurti dell'automobile.

-Dori!-

Kaas! Si guardò intorno, il buio che avvolgeva ogni cosa come un mantello troppo spesso. Lo vide. Kaas avanzava con qualcosa tra le braccia. Un tripudio di stoffe, pizzi e... Nicalla! Si trattava di lei, i capelli neri che ricadevano giù. Dorina si lanciò avanti, le braccia tese, il cuore in gola.

-Dobbiamo andare- guardò Nicalla. Aveva gli occhi chiusi. Come se dormisse. Un brivido la scosse. Non dormiva. Era...

-Sta bene, è solo svenuta, ma dobbiamo sbrigarci- Kaas aveva uno zigomo sanguinante.

-Cos'è successo?- la voce le mancava.

-Andiamo- Kaas correva verso l'automobile.

Dorina non poté fare altro che seguirlo. Quando la raggiunse lui aveva già messo Nicalla sui sedili posteriori. Si affrettò a salire, le gambe che tremavano, la pistola ancora stretta in mano. Non appena si lasciò cadere sul sedile sfrecciarono nella notte che sapeva di pericoli e ossessione.

Dove finiscono le tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora