Dorina mosse le gambe. Era immersa nell'acqua. Si doveva rilassare. Sempre che fosse possibile. Sentiva i muscoli tesi e doloranti. Il cuore poi le batteva all'impazzata senza un motivo. Aveva deciso di provare l'area benessere che Mirella aveva fatto costruire anni prima. Un suo sfizio. Uno dei tanti che la donna si toglieva. Dorina non approvava, però in quel momenti, beh, doveva ammettere che non era male. Sbadigliò. La sala si trovava all'ultimo piano, un tempo era stato un salone. Mirella aveva fatto mettere delle enormi vasche che si potevano riempire d'acqua. Dorina sospirò. Finalmente la tensione per quello che era successo il giorno prima diminuiva. Forse...
Un leggero cigolio. Alzò la testa e la vide. Nicalla. Il cuore sussultò. Se ne stava sulla soglia, un sorriso da gatta sulle labbra, l'abito rosso vaporoso. -Oh, ciao- mormorò, confusa. La sua voce rimbombò nella sala.
Nicalla le strizzò l'occhio. Aveva denti affilati che non si abbinavano al suo aspetto fragile. –Posso entrare con te?-
Dorina allungò le gambe, la schiuma che si spostava scoprendole il ventre. Non aveva mai fatto il bagno con qualcuno, nemmeno da piccola, ma non voleva essere scortese e poi Nicalla le stava simpatica. –Certo-
Nicalla sorrise ancora di più. –Grazie, odio immergermi nella vasca da sola, è qualcosa di così noioso- afferrò l'abito per i bordi e se lo sfilò. Dorina si aspettava di vedere la sua biancheria per cui si sorprese quando vide che sotto gli abiti la ragazza non portava proprio nulla. –Non t'imbarazza che m'immerga nuda, vero?- Nicalla si stiracchiò, le braccia toniche spinte verso l'alto, il seno abbondante che sobbalzava. Gettò sul pavimento di marmo bianco il vestito che formò una pozza di stoffe.
-Ehm no- Dorina scosse la testa. Non aveva mai visto un'altra donna nuda. Beh, a essere onesta non aveva mai visto un altro essere umano nudo. Avrebbe dovuto distogliere lo sguardo. Non era educato fissarla. Non ci riuscì. Seguì le forme abbondanti di Nicalla. L'aveva immaginata più magra, invece aveva delle ampie curve. La pelle era tanto bianca da brillare. Si sentì a disagio. E qualcosa pizzicò in fondo a lei. Invidia. No, non poteva essere invidiosa di Nicalla, lei era sua amica.
-Bene, bene- la ragazza buttò indietro i capelli neri che scivolavano, inchiostro sulla pelle candida come carta. Scrivevano forse parole? –Ci sono tantissimi puritani ipocriti da queste parti- spinse in fuori le labbra rosse e carnose –sono felice che tu non la sia- infilò una punta dei piccoli piedi nell'acqua della vasca –tiepida, come piace a me- scivolò dentro, sinuosa ed elegante come se l'acqua fosse il suo elemento. Ciocche scure galleggiarono come spire intorno al suo corpo. –Siamo fatti di carne e sangue, bisogna sapersi accettare- avanzò, prese posto accanto a Dorina, la pelle dell'una che si toccava quella dell'altra. –Siamo fatti per amare ed essere amati- appoggiò la testa contro la spalla della ragazza –e a me piace amare ed essere amata-
Dorina provò una vertigine. Si sentii imbarazzata. Nicalla le stava troppo vicina. Ed era troppo. Troppo in tutto. Ora capiva perché Kaas la considerasse esagerata. Nicalla era una di quelle donne che ti portava a fondo con lei. E la cosa peggiore era che desideravi andare a fondo con lei.
-Che ne pensi di Ludovico?- Nicalla sollevò le gambe e le lasciò galleggiare. Gambe muscolose con polpacci ben disegnati. Dorina si vergognò delle sue. Troppo esili. Come tutto il suo fisico.
-Mi sembra... un ragazzo simpatico-
-Dici?- Nicalla si studiò le mani affusolate. –Non dirmi che ti piace- voltò di scatto la testa e i suoi capelli finirono sul viso di Dorina. Profumavano. Tuberosa. Come Kaas. Perché ogni cosa la faceva pensare a Kaas?
-Io devo sposare Amadeo!- le ricordò, il cuore saltato in gola.
-E cosa vuol dire? L'amore e il matrimonio sono due cose diverse! E tu hai bisogno di essere amata molto, hai sempre un'espressione così tesa!-
Dorina non riuscì a trattenere una risata. –Sei proprio... - che termine poteva usare per descriverla? Ne usò uno che andava meglio per un vino che per una persona. –Spumeggiante- però per Nicalla non era poi così sbagliato. Lei in un certo senso ubriacava. Sì, Nicalla era un vino forte, come il cugino.
-Spumeggiante?- soppesò il termine, annuì. –Sì, non hai tutti i torti- si stiracchiò, le spalle bianche che uscivano dall'acqua –Ai miei genitori non andava bene- cambiò tono tanto in fretta che Dorina pensò che fosse un suo scherzo. Si sarebbe abbinato bene con il suo carattere. Non appena incontrò il suo sguardo comprese che non era così. Nicalla fissava il vuoto, l'espressione vitrea. Parlò con voce infantile. –Per loro ero un problema, qualcosa che non potevano gestire-
-Non capivano nulla- Dorina voleva la Nicalla di prima. La ragazza spensierata e folle. Non poteva sopportare quel dolore. Era troppo. La strozzava.
-Invece capivano fin troppo, ogni piega della mia anima- sempre quella voce da bambina.
-No, non capivano, tu sei speciale, Nicalla- e lo pensava davvero. Non aveva mai conosciuto una persona come Nicalla.
E poi l'amica la prese per i fianchi. Un gesto non casuale. Sussultò. Non se lo aspettava. Le dita le scavavano sul corpo. Con forza. Le fecero male. –Sei bellissima, Dorina, dovresti convincerti di questo-
Bellissima. Non era un termine che pensava in riferimento a sé stessa. Non si era mai sentita bella. E il confronto con Caterina l'aveva erosa. Parte dopo parte fino a quando era rimasta solo la viva pelle. Delicata, fragile, sanguinante.
-Non ci credi?- Nicalla le accarezzò la schiena, le lunghe dita sulla sua pelle –Potresti affascinare chiunque, come una sirena- avvicinò le sue labbra alla sua guancia –non ti sto dicendo una bugia-
Dorina percepì il calore e la morbidezza del suo corpo. Avrebbe voluto essere come lei. Morbida, profumata, inebriante. Se fosse stata come lei... una sirena formosa... capace d'intrigare gli uomini. Uno in particolare. Le comparvero nella mente un paio di occhi grigi. Tempeste. La gola le si seccò. -Chiunque?-
-Certo! Nessuno potrà resisterti!-
A Dorina il pensiero non dispiacque. Essere irresistibile. -Sarebbe bello-
-Dorina? Che c'è? Qualcosa che non mi dici?- Nicalla si allontanò e la scrutò, le sopracciglia contratte.
-Sono stanca- una bugia che poteva suonare come una verità. Gli occhi le bruciavano. Doveva andarsene.
Nicalla la studiò ancora. Dorina ebbe l'impressione che le leggesse dentro, che riuscisse a comprendere ogni piega della sua anima. Ne ebbe paura. Era troppo. Non poteva permettere che qualcuno capisse.
-Io... devo andare- le prese le braccia, l'allontanò.
Nicalla non fece nulla per resistere. I suoi occhi verdi le premevano addosso come sassi. Dorina sentì il cuore batterle più forte. Corse a prendere gli abiti, la biancheria bagnata che le pesava addosso. Li indossò davanti all'altra che continuava a guardarla, come se non la vedesse, come se fosse persa in qualche suo importante pensiero. Nella sua infanzia forse.
-Ehm, ci vediamo più tardi- non attese la risposta. Si affrettò a uscire. Nicalla non le rispose, immersa nelle sue ombre.
Dorina sospirò e ripensò a lui. Kaas. Il problema era Kaas. Si passò una mano tra i capelli umidi. Le gambe le tremavano. Doveva dimenticarlo. Era l'unica cosa che poteva fare.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Ho pensato a questo capitolo come un capitolo di passaggio in cui approfondisco la psicologia di Nicalla. Che ne pensate?
A presto!
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Dove finiscono le tenebre
Historical Fiction(COMPLETA) -L'amore richiede il più grande sacrificio, piccola mia- si spinse avanti -non puoi nemmeno immaginare cosa la gente sia disposta a fare in nome dell'amore, quanti crimini compirebbe sotto il suo stendardo, un crimine però resta sempre un...