Non appena arrivarono al castello Dorina corse. Non si ricordò di aver percorso l'ingresso, le scale, i corridoi. L'unica cosa che seppe fu che lui era chiuso nella sua stanza. E che doveva raggiungerlo. Il prima possibile.
La sua porta era socchiusa, una lama di luce sul pavimento. Dorina si fermò, i muscoli di pietra. Una paura atavica le serrava la gola. Cos'avrebbe trovato là dentro? Possibile che...
Raccolse tutto il suo coraggio e spinse con la punta delle dita. La porta si aprì con un cigolio.
Lo vide subito. Kaas era riverso nel letto, avvolto nelle lenzuola di seta nera, una mano che pendeva sul pavimento. Dorina sussultò. Non era...
Avanzò, il cuore che le schizzava in gola. La testa le girava. -Kaas- sussurrò piano.
Lui non si mosse. Lo stomaco le crollò a terra. Era possibile che...
-Dori?-
Il cuore di Dorina sussultò. -Kaas, ho fatto il prima possibile!- si lanciò su di lui, le braccia strette al collo. Vibrò al suo profumo. Tuberosa. Quanto gli era mancato! Stringerlo era la cosa più bella che avesse mai provato. Sarebbe affogata in lui.
-Non dovevi tornare- ansimò.
-Non potevo stare lontana da te nemmeno un istante- gli posò le labbra salate per le lacrime sulla guancia bollente. -Hai la febbre- singhiozzò.
-Devi andartene-
-Mai-
A nulla servirono le proteste di Kaas. Dorina se ne prese cura. Giorno dopo giorno. Settimana dopo settimana. Mese dopo mese. Resistette alle proteste di Kaas, al suo malumore, ai suoi mutismi.
Lui si riprese e non c'era cosa che volesse di più al mondo. -Sei una testarda- borbottò Kaas un pomeriggio, un gomito conficcato nel cuscino.-Non ti piaccio?- Dorina si spinse avanti, i capelli sugli occhi. Era seduta sul bordo del letto.
-Mi piaci molto invece, forse troppo-
Quelle tre parole, così semplici, la scaldarono. Kaas sembrava un ragazzino, l'immagine da soldato sciolta.
Nei giorni seguenti il loro rapporto crebbe. Fino a un pomeriggio di primavera, quando la neve cominciava a sciogliersi.
Dorina si lasciò cadere sull'erba di fronte al castello. Come quando era bambina. Le piacque la sensazione di stare lì, l'aria fresca della primavera, che le baciava le guance. Socchiuse gli occhi. Avrebbe voluto stare lì per sempre, dimenticare tutti i problemi e...
-Ti godi il sole?-
La voce di Kaas le procurò un brivido lungo la schiena. Finse indifferenza, nonostante il cuore le fosse schizzato in gola. –Sono felice che tu stia meglio- fissò il cielo, le nuvole che si sfilacciavano.
-Ho avuto una brava infermiera- lo sentì avvicinarsi, il passo attutito dall'erba e dalla neve rimanente.
-Solo brava?-
-In effetti anche un po' rompiscatole-
-Sei un ingrato, lo sai?-
-Ne sono molto consapevole- lui le scivolò vicino fino a quando i loro corpi non si toccarono. Dorina fu scossa. Sperò che non se ne accorgesse, che non percepisse quanto la turbasse, quanto la rendesse inquieta e insicura la sua vicinanza. –A questo punto suppongo che dovrei ringraziare- c'era una certa spensieratezza nel suo tono. Lei ne restò sorpresa. Kaas non era spensierato. Beh, non era nemmeno il tipo che lasciasse il lavoro per sdraiarsi sul prato.
-Non devi ringraziarmi- aveva la gola secca –e poi stare qua con me è già un ringraziamento sufficiente, non pensi? Normalmente ti staresti dedicando solo al tuo lavoro-
STAI LEGGENDO
Dove finiscono le tenebre
Historical Fiction(COMPLETA) -L'amore richiede il più grande sacrificio, piccola mia- si spinse avanti -non puoi nemmeno immaginare cosa la gente sia disposta a fare in nome dell'amore, quanti crimini compirebbe sotto il suo stendardo, un crimine però resta sempre un...