IX. LA FURIA DI KAAS

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Kaas aveva temuto il suo arrivo. La giovane protetta che veniva a stare al castello. Sembrava la trama di un brutto romanzo gotico. La cosa che non aveva previsto era quanto fosse cambiata.

Non ricordava che Dorina fosse così bella. E così elegante. Nella sua memoria era una bambina esile e goffa. Si appoggiò al davanzale per poterla guardare senza essere visto, le tende che lo coprivano. Camminava vicino a Nicalla. Sospirò. Non avrebbe dovuto andare in paese. Nessuno ascoltava mai i suoi consigli.

Dorina si fermò e si sistemò l'abito. Kaas sentì il cuore contrarsi. La prima cosa che aveva pensato quando l'aveva rivista era che non assomigliava per niente alla zia. Mirella era una donna dai tratti affilati, non bella in senso classico. Non che la gente se ne accorgesse. C'era qualcosa in Mirella che distraeva tutti dal suo aspetto. Che la faceva sembrare la donna più incantevole che mai avesse camminato sulla terra. Kaas, che di donne ne aveva viste parecchie, poteva dirlo con certezza. Dorina invece era perfetta. Tratti delicati, capelli di un morbido castano dorato, occhi enormi, come quelli di una bambola. Gli faceva venire voglia di stringerla. E poi c'era quella sua ostinazione. Kaas sorrise al nulla. Era proprio... ma che stava pensando? Doveva dimenticarla. Per quanto lei fosse bella... e perfetta... e...

Kaas sbuffò. Doveva dimenticarla. Magari vederla il meno possibile. Sì, sarebbe stata la soluzione ideale. Rincuorato da quel pensiero si allontanò dalla finestra. Aveva molte cose da fare. C'erano sempre cose da fare. Troppe. Si passò una mano tra i capelli. Una stretta gli serrò lo stomaco.

Kaas conosceva quella sensazione. La sensazione del vuoto. Quella nausea che lo prendeva ogni volta in cui provava qualcosa. Un sentimento, un'emozione, una sensazione intensa. Per lui c'era la foschia, il vuoto, il nulla. Era un uomo solo, destinato alla solitudine fin da piccolo. La sua famiglia non si era mai curata di lui. Ognuno doveva pensare a sé stesso. Kaas aveva così imparato a stare solo. In disparte. E poi c'era la vecchia storia della maledizione. Sciocchezze. Eppure...

Chiuse gli occhi e l'immagine di Dorina esplose. Come l'aveva vista la sera prima. Il viso dai tratti delicati. L'abito che le scivolava addosso come acqua. I gesti fluidi. Kaas tremava. Lui, la ragione stessa. E i sentimenti lo scuotevano. Avrebbe dovuto sapere che Dorina portava guai. Le belle ragazze portavano sempre guai. Sospirò. Aveva una cosa da fare. Sfortunatamente la cosa da fare era legata proprio a Dorina.

 Sfortunatamente la cosa da fare era legata proprio a Dorina

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Kaas si era accorto della loro assenza. Certo, Kaas si accorgeva sempre di tutto. Dorina e Nicalla trovarono una domestica all'ingresso. Una donnina esile e tremante.

-Il signore vuole vedervi- farfugliò, lo sguardo basso.

Nicalla rispose con uno sbuffo.

Kaas le attendeva nel suo ufficio, una pila di fogli davanti. Non alzò la testa quando le sentì entrare. Dorina provò una sensazione di estraneità. Che ci faceva lei lì? Si guardò intorno. C'erano una scrivania di legno scuro, una libreria che copriva tutta una parete, la statua di marmo di una donna, forse una ninfa, intenta a spazzolarsi i capelli.

-Su, Kaas, non fare il bambino, dicci quello che devi dirci-

Il tono di Nicalla la sorprese. Non sembrava per nulla intimidita. Dorina le lanciò uno sguardo e vide che la ragazza se ne stava appoggiata al muro, i denti aguzzi brillanti alla tenue luce del sole che filtrava da una finestra.

-Ti rendi conto che sei colpevole, Nicalla?- Kaas alzò di scatto la testa. Dorina sussultò vedendo quei lineamenti contratti dalla rabbia. La pelle gli era diventata rossa. Adesso capiva perché prendeva tempo ed evitava di fissarle. Voleva cercare di calmarsi.

-Mea culpa, Kaas, mea culpa, non nego che la colpa sia mia, non avrei dovuto portarla al villaggio, ma ora cosa vuoi fare, mi chiudi nella torre? Mi metti in catene?- fece schioccare la lingua, i capelli neri che le ricadevano, simili a lunghi serpenti, sul volto.

Kaas colpì la scrivania con la mano spalancata. –Dovrei rispedirti a casa, Nicalla, te la ricordi casa, vero? Dove ti trattavano come quella che sei-

Qualcosa passò nello sguardo di Nicalla. Paura? Dorina si chiese che rapporto ci fosse tra i due. –Sei il classico soldato, attento solo alla disciplina, almeno Ludovico ragiona con la sua testa e non segue delle regole astratte-

Conosceva Ludovico quindi.

-Ludovico è uno sciocco-

-Oh, sono certo che tu preferiresti quella sciocchina di Caterina- si spinse indietro i capelli e sbatté le palpebre -Oh, sono una fanciulla indifesa, bisognosa di protezione... e di un marito- sospirò, lo sguardo al soffitto. Sì, le assomigliava parecchio.

-Ora vattene, Nicalla- Kaas serrò i pugni.

Lei ringhiò. Sembrava sul punto di saltargli addosso.

-Nicalla-

La ragazza si voltò verso Dorina e cercò i suoi occhi. Una domanda le brillò sul viso. "Posso andare?"

Dorina annuì. Nicalla uscì senza aggiungere altro in un turbinio di stoffe. Una principessa furiosa.

Kaas si appoggiò allo schienale della sedia. Occhiaie livide gli brillavano sotto gli occhi arrossati. –Non avresti dovuto andare con lei-

-Non posso stare chiusa tutto il giorno qua dentro-

-Sei arrivata ieri sera, pensavo che prima di scendere al villaggio avresti almeno aspettato il pomeriggio- scosse la testa. Sembrò molto più vecchio. Dorina sentì lo stomaco sprofondare. Forse esagerava, forse era troppo crudele con lui. –Tu non sai quanto è pericoloso-

-Una donna parlava della maledizione dello strigoi-

Kaas s'irrigidì. –Superstizioni-

-Mi ha dato della strigoi- non voleva arrendersi.

-Dicerie- sbuffò –la gente qua è molto superstiziosa, questa non è Londra, siamo in un paesino sperduto in mezzo alle Alpi-

-Come se non lo avessi capito- sospirò. Avrebbe voluto tornare a Londra. Giocherellò con una manica. –Però la parola strigoi non sembra di queste parti-

-Non la è infatti- il viso di Kaas si contrasse in una smorfia. La guardò, come se fosse indeciso se continuare o meno.

-Di dov'è?- lo incalzò Dorina, il cuore che le batteva tanto forte da farle male.

-Transilvania-

Dorina sentì una stretta allo stomaco. –Non è da dove vieni tu?-

Kaas s'inumidì le labbra, strinse gli occhi, sospirò. –Sì, diciamo che è con il nostro arrivo che hanno cominciato a usarlo-

Con il nostro arrivo. Ovvero con quello di Kaas. –Cosa significa strigoi?- doveva sapere. Ed era una curiosità viscerale, che andava oltre al semplice desiderio di conoscenza.

Kaas scrollò la testa. –Nulla-

-Ho il diritto di sapere- perché tutta quella reticenza? Cosa succedeva? L'ansia le stringeva i polmoni come un serpente. –Me lo devi-

-Non morto, revenant, vampiro, cose del genere- glielo gettò addosso, come se fosse stato un insulto -creature che non dovrebbero esistere-

La bocca le si seccò. –Come Dracula?- e le sembrava di vedere una creatura avvolta in uno spesso mantello che vagava nella notte. Ne ebbe paura.

-Sì, una cosa del genere- puntò i gomiti sulla scrivania. Un gesto volitivo. –Dimentica queste sciocchezze e non scendere al villaggio, è molto pericoloso- lo sguardo di Kaas si puntò sui fogli che aveva davanti. Come a dire che l'argomento per lui era chiuso.

Dorina non attese oltre. Uscì. Una cosa era certa. Non avrebbe smesso d'indagare.



NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Che ne pensate del Pov di Kaas?

A presto ❤

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