XXXXVI. LA FINE

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Nicalla camminava vicino al muro, una mano che sfiorava le pietre. Kaas la osservava, muto. C'erano molte cose da dire. 

-Senti... -

-Zitto- la cugina non lo guardò nemmeno. Aggressiva. C'era qualcosa di aggressivo in lei. Era una tigre, una leonessa, una belva.

-Vorrei solo sapere cosa stai tramando, tutto qua-

Nicalla sbuffò. -Ci deve essere un passaggio da qualche parte-

-Un passaggio per dove?-

-Per le stanze segrete-

-Stanze segrete?- Kaal sapeva che c'erano. Aveva studiato le vecchie storie e le mappe di quel castello. Lui, sempre preciso, voleva capire che luogo fosse quello che aveva sognato fin da piccolo. -Non sono mai riuscito a trovare l'ingresso- Kaal sospirò -Non credo che esista più l'ingresso, probabilmente è stato murato molto tempo fa-

-Dici?- Nicalla scosse la testa, riccioli neri che le esplodevano intorno insieme a quel suo strano profumo, come di rose appassite -Perché tu tendi a giungere alle conclusioni troppo in fretta- graffiò il muro.

-Io uso la logica-

-Tu sei un uomo ottuso, come tutti gli uomini- e c'era odio nelle sue parole. Come un odio antico, qualcosa che affondava le unghie nella notte dei tempi. Kaas si ritrovò a chiedersi, per l'ennesima volta, chi fosse davvero Nicalla.

-Molto gentile-

Nicalla sbuffò. -Ci sono dei tunnel qua sotto, tunnel che portano alla città abbandonata-

Kaas sentì un brivido lungo la schiena. -Non mi hai mai detto cosa ti è successo lì-

-Non ha importanza-

-A me importa- avrebbe voluto posarle una mano sulla spalla. Non sapeva però se Nicalla avrebbe gradito. Non voleva trovarsi con un occhio nero. O il naso rotto.

Non ebbe comunque tempo per riflettere. La parete si aprì con un cigolio e l'aria fredda gli colpì il viso. Kaas sussultò.

-Deve portare alla città abbandonata, è lì che la tiene- Nicalla si sollevò l'abito ed entrò.

Kaas esitò. -Tu sai chi è?-

-Un mostro- e si allontanò in un fruscio di stoffe.

Kaas fu costretto a seguirla.

Kaas fu costretto a seguirla

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Colpi. Dorina sentì prima di tutto i colpi. Era seduta sul pavimento polveroso. Si affrettò ad alzarsi, il cuore in gola. Stava succedendo qualcosa.

Mirella entrò e le si avvicinò. Camminava piegata avanti come una qualche belva. Dorina percepì il pericolo. La parte più antica di lei vibrò. Voleva fuggire. Doveva fuggire.

-Il piano è rovinato, ma non importa- Mirella ringhiò. Come una belva. –Direi che è perfino meglio... posso farti a pezzi... e nessuno lo saprà mai-

Dove finiscono le tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora