XXXIV. BACI IN BIBLIOTECA

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Il fuoco crepitava nel caminetto. Dorina fissava le fiamme che danzavano, il cuore che le si schiantava contro le costole. La stanza era calda. Si stiracchiò e il divano sul quale era sdraiata scricchiolò. Il velo che l'avvolgeva le scivolò lungo il braccio e le finì in parte sul pavimento di pietra. 

-Cambia posizione- Kaas le si avvicinò, i passi che rimbombavano.

-Ma io sto bene così- fece il broncio, buttando in fuori il labbro inferiore. Una bambina capricciosa. Voleva sembrare una bambina capricciosa. Un po' come Caterina.

-Il ritratto non verrà bene- e le sue mani si posarono su di lei. Le spostò un braccio dietro la testa, immerso in un mare di capelli. Le sollevò il mento. Le posizionò l'altro braccio sul ventre, la mano aperta. Le sue dita indugiarono troppo. Affondarono troppo nella sua carne e le provocarono brividi. Le fece piegare la gamba destra per creare un angolo. L'altra la lasciò rilassata. –Sì, così può andare-

Dorina afferrò il velo e lo strinse. Con forza. Mille sensazioni senza nome le scuotevano l'esile corpo. L'anima. Forse era più corretto dirgli che le scuotevano l'anima. Perché Kaas le trasmetteva quelle sensazioni? Non capiva, non riusciva proprio a capire. Lo guardò tornare verso la tela, le spalle ampie, le maniche delle camice arrotolate. Un dio greco. Un eroe con l'armatura nera. Kaas era tutto ed era nulla.

-Ferma così, Dori, rilassati-

-Sbrigati o congelerò-

-Non fa freddo- afferrò un pennello, la stretta sicura di chi sa come muoversi.

-Sei noioso quando fai così- sbuffò.

Dorina sentiva la pelle bruciarle sotto lo sguardo attento di lui. Aveva la sensazione che lui la toccasse, che l'assaporasse attraverso quegli occhi, che le sondasse l'anima.

-Sono curiosa di vedere il risultato- mormorò.

-Solo quando sarà finito- Kaas continuò a dipingere, l'espressione concentrata.

Dorina trattenne un sorriso. Era divertente. Di più. Era eccitante. Voleva essere guardata.

-Raccontami qualcosa- la richiesta la colse di sorpresa.

-Cosa vuoi che ti racconti?- Dorina non sapeva cosa dire.

-Non so, parlami di Londra non ne parli mai-

E c'era un motivo per cui non lo faceva. -Non facevo nulla d'interessante-

-Non ci credo, qualcosa avrai fatto- continuava a dipingere, lo sguardo che andava da lei alla tela. -Per esempio al collegio, com'era?-

Il collegio. Era un tasto molto delicato. -Triste, era un posto triste, penso che non piacesse a nessuna, ma non potevamo andare via, i miei genitori non avrebbero mai voluto, era un buon collegio-

-Avevi delle amiche?-

Lo stomaco le si chiuse. -Conoscenze- il mondo era diventato troppo piccolo. -E un'amica-

-Una sola?-

-Non sono la tipa che fa molte amicizie- era difficile, così la definiva la madre.

-Non si direbbe, qui non hai problemi, con Nicalla hai fatto subito amicizia-

-Fare amicizia con Nicalla è semplice- si strinse nelle spalle. Fin troppo.

-Non per tutti- contrasse la mascella. 

-Non la trovi simpatica?-

-Non è questo- scrollò la testa. -Allora parlami della tua amica-

Quello di cui mai avrebbe voluto parlare. -Si chiamava Hilda e le piaceva il mare- parlava sempre del mare, delle sue vacanze in Francia, dove abitava la nonna.

Dove finiscono le tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora