Titolo: La Signora Dalloway in Bond Street
Autore: Virginia Woolf
Genere: Raccolta di RaccontiTrama:
Clarissa Dalloway, una nobildonna di Londra, dà una festa a casa sua.
Il libro è una raccolta di scene e racconti che avvengono prima e durante la festa, soffermandosi su diversi invitati, personaggi e storie (alcune volte anche al di fuori della festa in questione).
Stile di scrittura:
Non è la prima volta che mi trovo a recensire un classico, ma ovviamente c'è una bella differenza tra un autore classico del fantasy come Tolkien e un'autrice classica più generale come Virginia Woolf. Anzi direi che persino la Woolf è molto particolare come autrice.
Il suo stile di scrittura è sicuramente tipico dei suoi tempi (Virginia Woolf è nata nel 1882 ed è morta suicida nel 1941), confusionario, carico di punteggiatura con quei termini ormai desueti, ma che (almeno personalmente) trovo quasi divertente leggere a mezza voce, perché sembrano trasportarti indietro nel tempo.
La cosa che però mi ha colpito di più di questi racconti è come siano carichi di momenti introspettivi, tanto che spesso le conversazioni tra personaggi sono minime o addirittura inesistenti.
Narrazione:
Dare una definizione dello stile di narrazione di Virginia Woolf è altrettanto difficile. Eccetto per il racconto de "La vedova e il pappagallo: storia vera" (unico racconto che appare completamente staccato dagli eventi della festa della Signora Dalloway), che ha una narrazione classica e racconta una storia così come deve essere raccontata e come siamo abituati a leggere; tutti gli altri racconti sono diversi.
Abbiamo sempre narrazioni in terza persona, ma sono tutti talmente introspettivi da farci immergere in quel flusso di pensieri dei personaggi che crea quasi confusione. Crea ripetizioni, passa da un'argomento all'altro, ribadisce concetti, si distrae. Ogni personaggio ha il suo modo di vedere le sue cose, ha i suoi drammi, i suoi desideri il suo modo di approcciarsi al mondo.
Solo alla fine di tutti i racconti, si riesce ad avere un quadro completo della festa e forse nemmeno.
Giudizio personale:
Voglio essere sincera al 100%, nonostante mi sia piaciuto molto leggere questi brevi racconti, nonostante abbia trovato lo stile di scrittura di Virginia Woolf un qualcosa di incredibile. Questa raccolta non è affatto il mio genere.
Sarà che io sono alla ricerca di una storia, di qualcosa che (di qualsiasi genere sia) abbia un inizio e una conclusione. Sarà che spesso mi ritrovavo confusa e dovevo ricordarmi chi fosse chi per le troppe vicende e i troppi personaggi citati casualmente tra un racconto e l'altro. Sta di fatto che non fa proprio per me leggere piccole vicende che avvengono tutte nella stessa situazione, ma che poi non portano a nulla. Nessuna morale, nessun lieto fine, anzi nessuno finale. Semplicemente sprazzi di vita che londinese della fine del 1800 che non portano a nulla. Ecco forse qualcosa mi è piaciuta tantissimo, l'ambientazione: una Londra d'altri tempi.
In ogni caso, è una lettura che tutti dovrebbero fare almeno una volta nella vita.
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Non-FictionQuest'opera non vuole essere un qualcosa di serio. Non mi reputo abbastanza preparata e informata sulla letteratura e la scrittura in generale da pensare di innalzarmi a giudice di qualcuno (soprattutto se si tratta di professionisti). Ma ci tenevo...