Sogna come se dovessi
vivere per sempre;
vivi come se dovessi
morire oggi.
Oscar Wilde-Angie
Il salone era di un'ampiezza assoluta e maestosa, il pavimento brillava facendo risaltare i mosaici che erano disegnati su di esso, e grosse tavolate d'argento portavano in grembo un mucchio di cibo e bevande.
-Sei pronta?- chiesi ad Edith, che si stava guardando attorno.
-Suppongo di sì.- rispose, il suo tono era vago.Gran parte degli invitati era già presente, conversavano ammucchiati in diversi punti del posto. Un angolo della sala era leggermente rialzato, per permettere ai musicisti di mostrarsi ai danzanti. Violinisti agitavano i loro archi con gesti coordinati, seguiti dal suono fragile dell'arpa ed il comando del pianoforte. Ad un tratto i vocii cessarono ed un insieme di passi rimbombò attraverso l'alto soffitto della stanza, la famiglia reale scozzese era giunta nella nostra casa. Una donna parecchio alta, probabilmente la Regina, entrò anticipando tutti gli altri membri. I suoi capelli erano legati in un tuppo abbondante e ben stretto, e sul suo viso riecheggiava un'espressione stravagante. Dietro di lei c'era il Re, alto circa come lei.
Ci avvicinammo e per educazione salutammo gli ospiti con un inchino.
-Benvenuti nel nostro castello.- pronunciammo quasi in coro.
Il Re sorrise, seguito poco dopo dalla Regina.
-Sono lieta d'esser venuta qui, avete organizzato un grande evento.- disse lei.
-L'accoglienza deve soddisfarvi a pieno.- replicai educatamente.
-Resteremo qui per tutto il mese, così da effettuare gli accordi necessari tra i nostri regni.-
-Spero che questi giorni saranno di vostro gradimento.-
Re Gerard si fece strada tra la folla e si avvicinò a noi.
-Benvenuti!- esclamò con un tono entusiasmante. Strinse la mano del Re scozzese, che ricambiò il saluto. A quel punto li salutammo un'ultima volta e ci avvicinammo ad uno dei buffet.
Il posto si stava riempiendo velocemente e tutto pareva assorto da una raffinatezza marcata con precisione.
-Non hai un cavaliere, vero?- chiesi ad Edith, che stava ammirando da lontano un pasticcino alla fragola. Lei si girò immediatamente, come se le avessi chiesto qualcosa di oltraggioso.
-No.- rispose nettamente.
-Voltati.-
La figura possente di un ragazzo era immobile dietro mia sorella, il suo ciuffo biondo sfiorava leggermente gli occhi verdi da cui era costituito il suo viso. Lei si girò e lo fissò confusa.
-Sono Gareth Williams, mi concedete questo ballo, Miss..?-
-Edith Philipson.- rispose dopo un po' di tempo, scombussolata com'era. L'uomo allungò la sua larga mano verso di lei, che l'afferrò di seguito, inconsapevole di ciò che doveva fare. Mentre si allontanavano lentamente Edith mi guardò esasperata, il suo sguardo diceva salvami in un modo silenzioso.Rimasta sola, afferrai uno dei pasticcini deposti sul piano davanti a me e lo mangiai, era alla crema. Dopo averlo divorato avanzai verso il centro del salone, in cui la maggior parte della gente danzava a ritmo di musica.
I musicisti intonarono un lento walzer e, come ad ogni ballo organizzato, ci si metteva uno affianco all'altro formando un grande cerchio e ad ogni ripetizione della melodia si doveva voltare verso destra cambiando compagno di danze. Riuscii ad intravedere Gareth e mia sorella da quella distanza, stavano chiacchierando molto amichevolmente e provai un immenso piacere nel vedere il sorriso di Edith stampato sul suo viso.
Tutti iniziarono a muoversi a passo coordinato. Il mio primo compagno non disse alcuna parola, portava al viso degli spessi occhiali rotondi ed il suo passo era incerto. Subito dopo mi ritrovai davanti un uomo dai capelli rossastri, probabilmente scozzese dall'accento, il quale mi parlò dei loro piatti tipici e per non sembrare scorbutica come al solito mi finsi interessata alla conversazione. In seguito arrivò il principe Walter, figlio del Re Gerard che già conoscevo. I suoi ciuffi luminosi sfioravano appena le spalle, in contrasto con il grigio spento delle sue iridi.
-Miss Angie, anche voi da queste parti?- chiese, la sua voce era alquanto bassa, accompagnata dalla sua leggera intonazione ironica.
-Debbo aver letto male, non eravamo invitati tutti?- insinuai.
-Non sembravate un tipo da danze.- continuò, fissandomi dalla testa ai piedi.
-L'apparenza molte volte inganna.- replicai, e stavo per ascoltare la sua risposta, ma la musica riprese da capo e riprendemmo a spostarci.
Quella volta comparse Gareth, con mia immensa sorpresa.
-Come va con mia sorella?- domandai incuriosita. Lui mi guardò come per riconoscermi, e rispose:
-Penso di non aver mai conosciuto qualcuno così pieno di sorprese prima di oggi.-
Feci un ampio sorriso, e ci concentrammo sui passi.
Continuò così per circa un quarto d'ora.. la canzone cessò e tutti ripresero fiato, altri si dispersero.
Mi sistemai i capelli che con tutto quel movimento dovevano essersi scombussolati e mi diressi verso l'uscita della sala per prendere un po' d'aria assieme all'erba notturna del parco reale. La luna si intravedeva tra il verde scuro dei grossi pini allineati, stava per raggiungere la sua pienezza. Mi sedetti al di sopra del dondolo scolpito in legno e fissai ciò che avevo attorno. Oltre a me molta gente stava fuori, alcuni a parlare tra loro, il restante si rilassava come la sottoscritta e gli uomini più anziani fumavano la loro pipa.
Edith uscì dal portone d'entrata con passo frivolo e appena si accorse della mia figura avanzò verso di me.
-L'hai abbandonato?- le chiesi sarcasticamente, mentre per il dolore mi tolsi i tacchi e li appoggiai per terra.
-È andato a prendere due bicchieri di champagne.- rispose.
-Vedo che la tua espressione disperata di prima è cambiata parecchio in questa mezz'ora.-
Lei si coprì il viso con le mani, dalle quali risaltava un anello semplice ma raffinato.
-Sono riuscita a fare amicizia.- affermò sorridendo. Le diedi una pacca sulla spalla in segno d'incoraggiamento. Riconobbi Gareth, il quale si stava avvicinando nella nostra zona con due calici argentei. Edith si girò verso di lui, che gli diede il bicchiere.
-Grazie.- disse, prima di sorseggiarlo. Lui fece altrettanto.
Edith mi salutò ed insieme si allontanarono per rientrare.Rimasi in quella posizione di conforto per altri minuti, quando sentii una voce alla mia sinistra.
-L'avevo detto che le danze non erano il vostro forte.- capii subito chi era a parlare, dal suo tono di voce.
-Non ho il permesso di dare ai miei piedi un po' di liberazione?- obiettai, alzando lievemente il capo per riuscire ad osservarlo.
-Certamente.- rispose Walter con un sorriso pressappoco invisibile. Scavalcò il cespuglio che ci separava con un balzo e si sedette di fianco a me.
-Disturbo la vostra quiete?- continuò, irritandomi ancor di più.
-Abbastanza, penso che sia arrivato il momento di rientrare.- risposi.
-Come volete voi, io resto qui.- affermò, ed una volta che il mio corpo si alzò allungò le sue gambe occupando tutta la panca. Da occhi sconosciuti non sarebbe parso nemmeno un principe, dati i suoi comportamenti non molto galanti.
Infilai rapidamente i tacchi rossastri ed avanzai verso l'entrata.
-Che educazione che avete, Miss Angie, grazie per avermi salutato con così tanta garbatezza.- disse fermamente, fissandomi da dietro. Mi voltai per pochi secondi, lo guardai e me ne andai senza pronunciare alcuna parola.L'atmosfera mutò in un secondo dopo aver attraversato il portone, da un silenzio notturno ad uno scompiglio rumoroso.
Presi un po' di champagne nell'angolo della sala e lo bevvi, annoiata com'ero.
Continuò così per il resto della serata, tra danze, chiacchierate ed assaggi. Il Re e la Regina della Scozia sembravano soddisfatti e divertiti come previsto.Dopo le ventitre iniziai ad essere già esausta e tornai ad appisolarmi nella medesima panca.
Giunse la mezzanotte e non curante dello scorrere del tempo non notai che dentro avevano già deposto i vari oggetti da festeggiamento e la gente era già tornata nelle rispettive dimore. Nonostante la mia stanchezza mi alzai, dato che ero l'unica rimasta lì, ed attraversai il parco fino ad arrivare dall'altra parte in cui un lungo corridoio mi attendeva. Raramente girovagavo a quell'ora nel castello, l'unica luce che permetteva ai miei occhi di intravedere qualcosa erano le candele sparse nella parete. I quadri appesi là intorno raffiguravano i martiri più importanti della nostra corte, a distanza di secoli. Il primo artista fu Simon Klemberlyst, primo membro di un'importante dinastia. L'arte pareva tatuata sul loro corpo, benché ognuno di loro ereditava questa passione in un modo sovrumano.
Anche se ero sola, un terrore percorse i confini del mio corpo, il buio è sempre stato uno dei miei punti deboli. Accelerai i miei passi e svoltai l'angolo, quando uno scricchiolio mi fece sobbalzare, forse avevo letto troppi romanzi.
Mi stoppai ed oltre il sussurro del mio respiro mi sembrò di sentire qualcos'altro. Sporsi cautamente la testa per verificare quel qualcosa da cui erano provenuti quei rumori e vidi una sagoma nera che camminava lentamente. Quest'ultima raccolse un oggetto da terra, indecifrabile da quella distanza. Con una mano portava un'altra figura che pareva incosciente, ma da lì non riuscivo proprio a capire granché. Mi spostai ancora una volta per capire meglio la questione ma, frastornata com'ero, dimenticai totalmente di portare i tacchi. Perciò, al mio spostamento, si sentì il loro esile ticchettio che paragonato alla quiete dell'atmosfera fece un gran baccano.
La sagoma si girò di scatto, come per controllare se ci fosse qualcuno. Lasciò l'altra sulle scale e si avvicinò nella mia direzione, probabilmente aveva capito da dove provenisse il rumore che avevo prodotto. In preda al panico indietreggiai e cominciai a correre.
Sentendo i miei passi anche la sagoma prese a correre e mi raggiunse in un batter d'occhio, afferrò la mia spalla e fui costretta a voltarmi.
Il silenzio tornò, assieme alla confusione.
-Voi?- disse la sagoma incredula che ormai avevo identificato, era Walter. La fragile luminosità della candela creò delle sfumature sul suo viso, così come sul mio.
-Che ci fate qui a quest'ora? E cosa stavate facendo?- chiesi in un sussurro, preoccupata di un'eventuale visita da parte della guardia del castello, che ci poteva chiedere spiegazioni, ovviamente, impossibili da fornire.
-Potrei farvi la stessa domanda.- rispose, asciugandosi il sudore posato sulla sua fronte.
-Tornavo a casa, stavo per addormentarmi sulla panca. Chi era quell'altro che portavate in grembo?- continuai a chiedere, mentre la curiosità mi pervase assieme ad una paura minuta.
Walter poggiò le mani tra i suoi capelli, stava riflettendo su qualcosa comprensibile soltanto a se stesso.
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The Limit
Mystery / ThrillerChi trionfa è sempre l'emarginato, il drago rosso che ci rappresenta ne è la prova. Galles, 1862 Una corte domina su tutte le altre per la sua eccellenza e fama. Ma segreti oscuri in realtà si intrecciano all'interno del castello, nascondendo ciò c...