Chapter XV

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Nessun maggior dolore che ricordarsidel tempo felice ne la miseria             Dante Alighieri

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Nessun maggior dolore che ricordarsi
del tempo felice ne la miseria
Dante Alighieri

-Charles
Rappresentavo la parte vuota del buio, mentre camminavo tra i nobili che ridevano nel mio castello. Ero soltanto un'anima che sussurrava di notte e nessuno mi notava o poteva immaginare che esistessi. Ma forse era meglio così, non ho mai avuto nulla di puro da mostrare.
Le pareti rocciose diventavano sempre più isolate man mano che i minuti si susseguivano, non prestavo neanche più attenzione a dove andavo, la mia mente era persa in chissà quali pensieri profondi.
Tornai a ciò che più era reale soltanto quando una dama mi passò di fianco correndo come una forsennata, lasciando nell'aria un senso di leggerezza indimenticabile. La osservai mentre apriva una porta enorme con un po' di fatica. Sospirò e guardò dentro. Nella stanza, seduta sul letto, c'era una donna che portava un'espressione sorpresa.
-Edith? Che ci fai qui nel cuore della notte?- Le chiese Miss Angie ancora sconvolta.
-Devo parlarti. In realtà non credevo neanche che fossi sveglia.-
-Stavo finendo di leggere un libro, entra.-
La ragazza varcò la soglia della stanza ed una volta davanti all'altra iniziò a parlare.
-Ho riflettuto sul viaggio in Scozia e volevo chiederti se posso venire con voi, dopotutto in questa faccenda ci sono di mezzo anche io.- disse tutto d'un fiato.
-Non vorrei che adesso sia troppo tardi... Ma credo che non ci siano problemi, infondo è per te che compiamo questo viaggio improvviso.-
-Grazie, Angie. Se preferisci ne possiamo parlare meglio domattina.- il suo tono cambiò, divenne quasi incerto.
-Tranquilla, comprendo le tue motivazioni.-
Edith sorrise e dandole la buonanotte le lasciò un bacio sulla guancia. Si fece indietro per uscire ed io mi allontanai di qualche passo, continuando a fissarla.
Richiuse il portone e iniziò a compiere passi leggeri e malinconici. Involontariamente posò lo sguardo su di me.
-Salve, Charles.- Mi salutò in modo più dolce, forse vulnerabile. La guardai diffidente, senza dire nulla. Sembrava incerta su cosa fare, poi si avvicinò.
-Avete perso la lingua da fantasma?- riprese a sorridere.
-No, ma non mi dispiacerebbe se voi perdeste la vostra.- divertimento e disprezzo presero punta sul suo volto.
-Non ribattete? Strano, solitamente parlate a non finire. Be', meglio per me.- il suo sorrisetto infantile mi dava alla testa.
-Che problemi avete per ridere senza alcun motivo?-
-Oh, sì che ho una motivazione. Ma non starò di certo qui a spiegarla a voi.- girai il capo di lato e posai una mano nei miei capelli.
-Povero me, mi riduco a sprecare il mio tempo con una ragazzina.-
-Avete pur bisogno di farlo passare, il tempo, o mi sbaglio? Non sono mica secoli che siete solo un venticinquenne che vaga per il suo castello mentre nessuno sa che esiste?- L'irritazione cresceva a dismisura. Come può un essere tanto fastidioso essere così...bello?
Miss Edith aveva qualcosa di stupendo e ciò mi infastidiva molto più di quanto poteva credere.
-Voglio ricordarvi che questo castello senza di me non sarebbe mai esistito.-
-I miei più sinceri complimenti, uomo invisibile.-
-Oh be', vi ringrazio. Dopotutto anche la vostra stanza è stata costruita da me. Ci ho lavorato per anni, sapete?- Mi guardò pensierosa e confusa.
-Credevo che questa fosse soltanto una leggenda...-
-E invece ho fatto molto più di quanto possiate immaginare voi e tutti gli altri.- stava per rispondermi, ma io la fermai.
-Ora vi consiglio di andare a letto, sempre se non volete farvi uccidere per atteggiamenti sospetti.-
I suoi occhi verdi si spensero per ritrovare luce pochi istanti dopo.
-Buona nottata, fantasma Charles.- fece un breve inchino.
-A voi, miss Edith.- e copiai il suo gesto.
Mi allontanai silenziosamente, lasciando la mia mente pensar e ciò che di più odioso esista.

Trovai Nigel in una delle tante stanze segrete del castello. C'era soltanto lui.
-Oggi osservavo il cielo. È così immenso...- Guardava un vecchio quadro e parlava piano, sembra come sotto effetto di una pozione incantatrice.
-Mi tornò in mente tutto, poco alla volta. Potevo dare molto al mio regno, e ho scelto di non dare niente. Nella storia sarò ricordato come un re malvagio. Sarò ricordato soltanto in male.- il velo cupo che gli ricadeva addosso nascondeva la sua espressione tranquilla di sempre.
-Sono sicuro che sarai amato da chi andrà a fondo e saprà cogliere le emozioni. Hai preso decisioni completamente da solo e io sono orgoglioso di ciò che hai scelto. Eri troppo giovane quando sei diventato un sovrano.- Nigel si girò, avvicinandosi a passo svelto.
-Tu sarai amato! Per me non ci sono speranze d'esser compreso! Hai creato un intero palazzo partendo da due semplici sassi. Hai creato un impero forte e combattente, non ti sei mai arreso e questo ti fa onore. Ti fa onore perché ti ha portato alla morte.- Sembrava un pazzo in delirio ed io dovevo trattarlo come se fosse di cristallo.
-Io son morto perché volevo troppo. Avrei dato la vita per soddisfare il mio egoismo e l'ho fatto.- Mi fermai a fissarlo.
-Tu, Nigel, sei morto da uomo degno.- Si calmò e prese ad ascoltare.
-Nessun altro sarebbe stato in grado di fare ciò che tu hai fatto. E nessuno l'avrebbe fatto a sangue freddo e di volere proprio.- Sembrava disperso.
-Sei stato spinto da sentimenti lucidi e liberi e questo vale più della vendetta in sé.- Rimase in silenzio, poi, in modo saggio, provò a cambiar discorso.
-Quella dama di cui mi parlavi?-
-Oh si, la ragazzina insolente. Partirà anche lei per la Scozia con il principe.-
-Non è pericoloso? C'è una guerra in corso tra il nostro popolo e quello scozzese.- L'aria stranita.
-Non mi interessa ad esser onesto.-
Nigel mi fissò come se fossi matto. -Rischiano di perder la cosa più preziosa che hanno per te e reagisci così?.- Rimasi in silenzio.
-Pensa se dovesse davvero morire lei.- Mi bloccai. Se avessi ancora avuto un cuore avrebbe saltato dei battiti. Mi ripresi.
-Sarebbe una benedizione non sentirla più.-
-Fa' come vuoi, ma almeno sii grato per ciò che stanno facendo.-
Fingendo di non ascoltarlo mi avvicinai a l'unico oggetto che rendeva quelle quattro mura stupende, il dipinto che prima fissava mio fratello. Rappresentava me e lui quando ancora eravamo in vita. Lui era seduto sul mio trono ed io ero in piedi di fianco a lui, con un piede appoggiato su uno scalino. Nell'immagine gli posavo la mia corona sul capo. Entrambi sorridevamo spensieratamente durante uno dei nostri momenti di felicità. Il pensiero che l'avesse dipinto lui dopo la mia scomparsa mi entrò nel petto come una lama tagliente. Lo sfiorai e per un attimo mi parse di poter piangere di nuovo.
Rimasi così a lungo, poi lui si avvicinò a me.
-Metti in guardia miss Edith prima che parta. So che è scontato e che probabilmente avrà già pensato ai pericoli che correrà, ma dille di più.-
Io restai immobile e lui mi posò una mano sulla spalla.
-Anche se andrà in Scozia, con qualche tuo avvertimento sarà più sicura. Dopotutto, chi meglio di te conosce quel territorio?-
-Ora è tardi, ci andrò dopo l'alba.-
-Son felice che tu abbia scelto di parlarle, conoscendoti non credevo che l'avresti fatto.-
Lo guardai e sorrisi.

Poche ore dopo, all'alba, entrai nella stanza della dama. Il sole iniziava a sorgere ed Edith era ancora nel letto. Ora capisco perché faceva sempre ritardo alle lezioni. Il suo viso rilassato creava un'armonia perfetta. Prese i miei occhi e li maledisse, m'incantò. Scossi il capo e mi avvicinai.
Avrei voluto gettarle dell'acqua gelida addosso, e per un attimo rimpiansi la mancanza del tatto.
Dopo vari tentativi di svegliarla si alzò di colpo.
-Charles! Cosa ci fate qui?-
-Vi devo parlare del viaggio.-
Lei mi guardò infastidita.
-Ora non posso, devo prepararmi per le lezioni. Ne parleremo un'altra volta se ne avrò voglia.- Si alzò e aprì le tende. La luce del sole che sorgeva illuminò tutto.
-Avevo promesso che ve ne avrei parlato ora, quindi dovete ascoltarmi.-
-Neanche per sogno, farò ritardo.-
-Si, come tutti i giorni. Quindi non vi cambierà niente.- Si girò a guardarmi con le mani sui fianchi.
-Devo passare a salutare Gareth quindi mi tocca fare presto.-
-Per favore, ci metterò soltanto un paio di minuti.- insistetti.
-Non vi voglio in camera mia, uscite.-
-Se ora vado via posso tornare nel pomeriggio?- mi scrutò attentamente.
-No.-
Ci furono attimi di silenzio totale.
-Forse.- Le sorrisi e uscii senza dir nulla. Stranamente mi ritrovai più spensierato del solito. Andai nel giardino e continuai a godermi il cielo, completamente da solo.

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