Chapter XVIII

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La menzogna è comeuna tana di serpenti:più ci si avvolge,più stretta diventa

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La menzogna è come
una tana di serpenti:
più ci si avvolge,
più stretta diventa.
Fëdor Dostoevskij

-Angie
Una cameriera ci accolse all'entrata dell'ampia dimora, portava un caschetto nero perfettamente abbinato al suo vestiario scuro, assieme a delle scarpe alquanto basse in pelle.
-Benvenute, Mss. Harrington.- disse in un bisbiglio, inchinandosi, e compì le stesse azioni girandosi verso il Principe.
-Seguitemi, vi condurrò alla camera degli ospiti, in cui potrete risiedere per il tempo che vi è indispensabile.- continuò, avanzando. Uscimmo dall'atrio del palazzo e percorremmo diversi corridoi fin quando una spaziosa scalinata si prestò dinnanzi ai nostri occhi. Salimmo quest'ultima e dopo vari minuti giungemmo ai piedi di un alto portone costruito in legno di betulla. Il nostro castello poteva considerarsi una stalla, paragonato a ciò che stavamo ammirando.
La ragazza prese una chiave dall'interno del suo grembiule ed aprì la stanza, per garantirci l'entrata.
Rimasi a dir poco sbalordita dalla sua struttura elegante, sembrava di aver preso parte ad un grazioso dipinto. Il bianco e l'oro si univano ondeggiando artisticamente per le pareti, grosse colonne si prestavano agli angoli ed un lampadario imponente era attaccato al di sopra dei nostri capi. I letti erano caratterizzati dai medesimi colori, donando all'arredo una caratterizzazione neoclassica e moderna.
La camera comprendeva due parti: la prima per noi donne e la seconda, indubbiamente, per Walter.
-Spero che la stanza sia di vostro gradimento.- disse la cameriera, lasciando cautamente la chiave sopra un tavolino.
-È esattamente come me l'aspettavo, vi ringrazio infinitamente.- le risposi, sorridendo. Lei fece altrettanto, prima di lasciarci e chiudere nuovamente il portone.

-È stata un'azione molto avventata quella di creare una farsa della nostra persona senza alcun preavviso, e se qualcuno mi avesse chiesto informazioni sulla mia identità, prima dell'incontro con la cameriera?- dissi irritata, voltandomi immediatamente verso Walter per rimproverarlo.
-Ma non è successo.- replicò, buttandosi su uno dei divanetti, probabilmente di velluto.
-La superficialità non ci aiuta in queste situazioni, perciò se dovesse servire ancora un'eventuale menzogna sulla nostra vita, sarà opportuno informarci in anticipo.- chiarii, per evitare alcun tipo di equivoco.
-E così sia. La ragione vi appartiene, Miss Angie, come sempre.- rispose, spostando lo sguardo altrove.
Passarono dei rapidi secondi, dopo i quali Edith prese parte alla conversazione:
-Potremmo metterci d'accordo per elaborare un riassunto della nostra vita inesistente, in modo da evitare di creare scompiglio a cena e di farci scoprire. Per il resto, possiamo improvvisare al momento.- propose, pensante.
-Sono d'accordo. Vorreste spiegarmi la motivazione del nostro arrivo?- domandò Walter, con un leggero tono di sarcasmo.
-Siamo una ricca famiglia trasferita da poco lungo la costa scozzese, giunta qui per il debutto della stagione..- iniziai, prima che il principe mi bloccasse per proseguire a sua volta:
-I nostri familiari non ci hanno concesso la loro compagnia per via dei nostri cugini, i quali ci hanno fatto visita prima della nostra partenza e sono rimasti lì.-
L'espressione di mia sorella acquisì un lieve sorriso d'approvazione.
-Perfetto, abbiamo una solida copertura. Non ci resta che rimanere fedeli a questa messinscena.- affermai, con foga.
Walter si rilassò leggermente e aggiunse: -Sarà una cena interessante, soprattutto quando ci chiederanno delle nostre vite scozzesi.-
Al termine di quell'ultima conversazione la cameriera venne a farci visita nuovamente per informarci che a breve si sarebbe svolta la cena, e ci condusse all'esterno del castello.

Il giardino era avvolto da un'atmosfera strettamente serale. Le candele, posizionate strategicamente lungo il perimetro della recinzione, emanavano una luce soffusa, riflessa parzialmente all'interno dei portici di vetro. Una tavolata maestosa dominava gran parte dello spazio, colma di prelibatezze culinarie, argenti scintillanti e porcellane finemente decorate. Pareva immensa, circondata da sedie elegantemente intagliate e coperte da sete lussuose. Al centro della tavola, un imponente cesto floreale esalava un profumo avvolgente di gelsomino.
-Abbiamo intrapreso questa faccenda con eccessiva imprudenza, tralasciando gli aspetti più cruciali..- sussurrai, avvicinandomi cautamente al principe, fino a essere così vicina da poter sentire il suo respiro.
-Cosa intendete?- mormorò, voltandosi verso di me. Evidentemente non si accorse della nostra stretta vicinanza, tant'era che la punta dei nostri nasi si toccò di sfuggita e dovetti indietreggiare di un passo.
-La Regina ha intravisto i nostri volti allo scorso ballo di unificazione, ricordate?- continuai, con la vista analizzante di Walter addosso.
-Ci è sfuggito..- disse, poggiando una delle sue mani sul viso.
-E adesso?- chiesi, agitata.
Guardai attentamente ciò che mi si prestava attorno e, avanzando verso i posti riservati agli ospiti, gettai un'occhiata fugace in direzione dei capotavoli.
-Pare che il caso sia dalla nostra parte.- affermai, sorridendo debolmente. Edith e Walter mi raggiunsero disinvoltamente, così da non far concentrare l'attenzione indiscreta verso le nostre azioni sospette. La sedia su cui doveva accomodarsi la Regina era occupata da un altro individuo, probabilmente un sostituito temporaneo. Il suo sguardo emanava parecchia eloquenza e, allo stesso tempo, eleganza. Dei riccioli ramati spuntavano da sopra la sua testa, prendendo una forma autonoma e semplice. Conversava abilmente assieme ai membri della Corte seduti in sua prossimità, con voce pulita e ricca di sicurezza.
-Chissà dove si trova la Regina, è strano che la figura centrale del regno manchi a una cena. E poi, chi è quel ragazzo che ne occupa il posto?- chiese mia sorella, confusa.
Una delle dame sedute al nostro fianco sentì non appositamente quell'insieme di domande, e rispose gentilmente:
-È stato annunciato parecchi giorni fa, attualmente si trova nella città originaria in cui è nato il marito, Re Ath Frederic, ormai deceduto, per svolgere alcune commissioni riguardanti la sua morte.- il suo tono di voce era sottile, piacevole da ascoltare. Lanciai un rapido sguardo subdolo in direzione del principe, il quale mi capì all'istante.
-Vi ringrazio per l'informazione, come vi chiamate?- le chiesi, educatamente.
-Agnes Strathmore.- affermò, abbozzando un sorriso amichevole.
-Oh, che nome grazioso. Potete chiamarmi Angie, Angie Harrington.- replicai, mangiando in seguito il primo pezzo di carne.
-Loro sono Edith e Thorne, anch'essi appartenenti alla mia stirpe.- proseguii, fissandoli.
D'un tratto i vocii cessarono, ed il misterioso ragazzo si alzò in piedi.
-Un brindisi con il nostro vino più pregiato, per dare il benvenuto ai nostri nuovi arrivi a palazzo. Sazierete i vostri più completi piaceri con il ballo di domani sera, a cui siete esclusivamente invitati per concludere questo debutto.- disse, alzando lievemente entrambe le braccia. La sua immagine era caratterizzata da una pienezza assoluta, il suo ceto sociale doveva essere molto elevato. Tutti alzarono immediatamente i calici, complimentandosi per l'ospitalità.
-Dato il vostro recente arrivo credo che non siate a conoscenza dell'evento che si terrà, sarà l'ultimo ballo della stagione. Verrete?- domandò poco dopo Agnes, entusiasta.
-Certamente.- rispose Walter, squadrando attentamente l'intera tavolata.
-Portate un titolo particolarmente noto, Mr. Harrington?- continuò a chiedere la ragazza, parecchio incuriosita.
-Sono il barone della nostra tenuta, la quale mi è stata affidata recentemente da mio padre.- affermò, come se fosse realmente di sua proprietà.
-È distante da qui?-
-Si trova dall'altra parte del Paese.- disse, versandosi del vino all'interno del bicchiere.

La cena proseguì tranquillamente, al contrario delle mie paranoiche aspettative.
Tornammo nella nostra camera con lieve fatica, non essendo mai stati in quel posto.
-Perché non mostrate l'immagine del veggente anche a Edith? L'unione dei vostri doni potrebbe rendere gran parte della situazione più semplice.- proposi, guardandoli. Il tempo era prezioso e aumentava ulteriormente il rischio di sopravvivenza, in quel periodo di guerra. Walter fece come avevo proposto, dirigendosi così verso l'appendiabiti della stanza. Aprì la sua cartella di cuoio, prese dall'interno di un piccolo libricino il pezzo di carta che aveva strappato in mia presenza e lo porse a Edith, che lo guardò con attenzione.
-Vi ringrazio, Principe Walter. Proverò a prestare attenzione a tutti i volti che incontrerò. Spero che ora ci sarà più semplice trovarlo.- disse, fiduciosa.
-Domani cominceremo le ricerche.- dichiarò il principe, prima di recarsi nella sua frazione di stanza.

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