Chapter XXIII

29 1 0
                                    

Il cuore è un violinoche suona la sinfoniadella nostra esistenza

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Il cuore è un violino
che suona la sinfonia
della nostra esistenza.
Franz Kafka

-Walter
Non ho mai provato un minimo senso di benessere nello scrutare i raggi del sole, nonostante cercassero di irrompere continuamente nella mia stanza buia.
Eppure, durante quella tarda mattinata di pioggia speravo che un piccolo accenno di limpidezza irrompesse entrando attraverso la mia finestra.
Il temporale era frutto di ciò che avevo scaturito, e ne avevo piena coscienza.
Quei lampi derisori, presenti come protagonisti indiscussi del mio tempo già trascorso.
Ma negli ultimi giorni, sentivo una rude sensazione trapelare ciò che mi era rimasto di percepibile. Essa era sovrastante e familiare, tant'era che dovetti restringerla io stesso.
Sistemai lentamente il mantello che scivolava lungo la mia schiena, ed avanzai verso l'uscita della stanza, intento a continuare ciò che avevo interrotto per la mia recente assenza a corte.
Il corridoio si era congiunto con l'ambiente scuro dell'esterno, spogliando il castello della sua docile apparenza.
Salii delle scale a chiocciola di marmo scuro e giunsi all'ultimo piano del palazzo, in cui Obelius mi attendeva da vari minuti. Quando scorse la mia figura si avvicinò rapidamente per darmi un colpetto sulla spalla, come era solito fare.
-Principe Walter, non è da voi ritardare.- affermò, scrutandomi amichevolmente.
Non dissi alcuna parola e mi avviai verso la sua stanza, sorpassandolo. Il veggente mi seguì da dietro e quando fummo dinnanzi alla porta la aprì al mio posto.
All'interno trovammo una ragazza seduta al di sopra di un piccolo sgabello di legno, esaminante un enorme libro che mi parve fin da subito familiare. Al nostro arrivo girò il capo, e decifrai immediatamente la sua identità, Grace Dunells.
Si alzò ed eseguì un rapido inchino, come segno di rispetto.
-Gradite una tazza di tè?- chiese Obelius, cercando un qualunque mezzo per contribuire al lavoro che stavamo per svolgere.
-Volentieri.- rispose Grace, dopo essersi seduta su una delle poltrone. Ripetei le sue medesime azioni così da poter parlare comodamente.
-Dunque, avete compreso la procedura necessaria alla conclusione della miscela?- avviai il discorso, impaziente. Pochi secondi dopo presi la boccetta di vetro dalla tasca in cui l'avevo riposta e la posai delicatamente al centro del tavolino.
-L'esattezza dei miei calcoli è incerta, poiché non ho mai sperimentato artefatti simili a questo. La sola maniera per verificarlo è cominciare ad agire.- affermò, senza distogliere lo sguardo dal mio. Un'enorme sicurezza delineava la sua espressione, così sovrastante che dovetti spostare la visuale altrove per il ribrezzo che mi recava.
-E ipotizzando che il vostro intento non produca alcun frutto, non c'è modo per ripartire dal liquido iniziale?- domandai, preoccupato.
-Non penso sia fattibile, data l'unicità di quest'ultimo.- sostenne.
Quel briciolo di speranza che stavo per donarle poteva danneggiare il futuro della corona, nonché della vita stessa. Un composto apparentemente usuale, in realtà diffamatore di certezze e virtù.
Un bicchiere riempito di esso è sufficiente per contemplare la vita eterna, nella sua più conforme corporatura.
D'improvviso un recente ricordo mi portò mentalmente ad una vecchia conversazione, rammentando ciò che poteva spingermi allo svolgimento di quel folle progetto:

"Il salone dedicato all'astronomia rappresentava uno dei posti più affascinanti che Charles aveva lasciato alla nostra corte, per quanto potesse risultare non frequentato. Di conseguenza, quale miglior posto per conversare in segreto proprio con costui?
Lo attendevo da pochi minuti seduto di fianco ad una piccola e chiara scrivania, probabilmente di abete, fino all'istante in cui non attraversò una delle quattro pareti come se nulla paresse bizzarro.
-La stima che conservate nei miei confronti mi è sempre stata nota, ma non credevo fino a questo punto, da quanto intraprendete le mie vecchie passioni?- disse, notando la mia presenza di fianco alla scrivania che prima utilizzava.
-Le stelle sono affascinanti, ma ho altri passatempi da coltivare. I tasti di un pianoforte sono molto più gradevoli.- risposi, sicuro dei miei pareri.
-Certamente sono più gradevoli della vostra voce.- ribatté, alzando leggermente il suo tono di voce.
-Le giovani dame non approverebbero sentendomi cantare come un tempo.-
-E perché, allora, non vi trovate in uno dei nostri più prestigiosi teatri?- ribadì con un debole sorriso.
-Il ruolo che porto in questa società mi precede, diminuendo la mia libertà.- mi giustificai, in verità nascondendo la reale motivazione.
-Non eravate orgoglioso del vostro titolo? Cambiando discorso, il tempo è prezioso, ci conviene sfruttarlo a nostro favore.- affermò, stanco dei nostri soliti battibecchi.
-Ebbene, qual è il motivo di questo incontro?- continuò, incuriosito.
-Ho degli aggiornamenti sul deceduto Re Ath Frederic.- l'espressione di Charles colse un interesse del tutto nuovo, perfino per me. Rovistai all'interno della mia tasca e presi la boccetta di vetro che avevo rubato al Re di Scozia.
-Era impossibile non intravedere quest'oggetto.- dichiarai.
-Cos'è, l'acqua del laghetto contaminata dal cadavere?- contestò, e per un attimo persi la debole stima che riponevo nei suoi confronti.
-Avete bevuto troppo whisky? Oh, rammento la vostra impossibilità nel farlo. È la base per la creazione di un potente liquido, che potrebbe garantirmi una sicurezza inestimabile e un vostro eventuale ritorno a corte, in carne e ossa.-
Un silenzio pesante inondò il salone, prima che lo spirito ricominciasse a parlare:
-Non leggo alcun tipo di umorismo sul vostro volto...-
-E così dev'essere, non è nei miei interessi mentirvi.- lo rassicurai.
-Come fate ad esserne certo?- chiese, ancora incredulo.
-Ho sprecato gli ultimi giorni ad approfondire l'argomento. Una strega ci tornerebbe utile, malgrado i vocii in circolazione sul loro conto.-
-Prestate attenzione alle vostre scelte.- disse quasi sottovoce, prima di cominciar a gironzolare lungo i confini della camera."

Il presente mi avvolse nuovamente, avevo lo sguardo fisso della ragazza puntato addosso, in attesa di una risposta.
-Una singola boccetta è in grado di garantire il suo esatto funzionamento a due persone?- domandai, riflettendo sui vari problemi che potevano sorgere con il tempo.
-Se riuscirò nel mio intento, certamente.- rispose. Obelius stava ascoltando la nostra conversazione da lontano, prima che ci portasse il tè. Si sedette in prossimità dei nostri posti e spartì velocemente le tre tazze di porcellana.
-Sono pronto a rischiare tutto ciò che è in nostro possesso per questo progetto.- dissi con sicurezza, nonostante i vari dubbi che m'inondavano la mente.
-Confido che manterrete entrambi un'appropriata discrezione, in caso contrario non vorrei utilizzare dei mezzi poco affabili.- continuai, sorseggiando velocemente la bevanda.
Al finire di quest'ultima mi alzai dalla poltrona, sistemandomi la camicia che si era leggermente stropicciata, ed uscii lentamente dalla stanza.

Il tempo pareva un'insolita metafora di un uomo senza rigore e passatempi, a braccetto con una sorta di apatia, come se fosse un sentimento esso stesso.
C'erano brevi istanti in cui avrei preferito rappresentare un'anima così trasparente, da perdere perfino quel poco di onore che mi restava. Poiché un minimo intoppo era sufficiente per spezzare l'unico aggancio presente nel mio vissuto.
Mi era stata concessa, esclusivamente per quel breve momento, la perfetta visuale dell'accettazione, ossia la conferma che dei limpidi occhi dotati di umanità potessero accettare ciò che ero diventato.
Angie aveva lasciato scivolar via i miei atti spregevoli, come se non contassero nulla e lei, così docile e pura, fosse in verità come me.

The LimitDove le storie prendono vita. Scoprilo ora