Chapter XVI

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La vera solitudinenon è essere soli,ma non amare

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La vera solitudine
non è essere soli,
ma non amare.
Pedro Calderón de la Barca

-Walter
La carrozza si fermò dinnanzi all'entrata del castello. Il cocchiere uscì velocemente ed aprì lo sportello, per garantirmi l'uscita.
-L'incontro è stato di vostro gradimento?- domandò, accarezzando delicatamente uno dei cavalli.
-Spesso bisogna presentarsi ad eventi di questo genere soltanto per mostrare la propria figura.- risposi, disinteressato.
Edgar non disse nulla e mi salutò garbatamente con un inchino.
Avanzai verso l'interno del palazzo raddrizzandomi il colletto della camicia e, dopo aver controllato parecchie volte che la carrozza si fosse congedata, cambiai totalmente direzione.
Feci il giro seguendo i contorni delle mura ed arrivai sul retro, in cui parecchi cespugli occupavano gran parte del terreno. Più avanti un'enorme quercia risaltava in mezzo a tutto quel verde. Camminai e giunsi di fronte ad essa, quando d'improvviso vidi una sagoma china nella parte retrostante del tronco.
Avevano trovato il mio nascondiglio?
Estrassi una lama da una delle mie tasche e, stringendola, mi feci avanti con prudenza.
L'individuo si spostò nella mia direzione e mi ritrovai, con mia sorpresa, di fronte al suo viso.
-Charles?- esclamai, allibito.
Ricollocai l'arma al suo posto e lo fissai, come per chiedere spiegazioni sulla sua comparsa improvvisa.
-Principe Walter, vi stavo cercando per dirvi una cosa di cui dovreste essere al corrente il prima possibile per organizzare tutto.- affermò, con il suo solito tono di voce grave e conciso.
-Come sapevate che ero qui?- domandai, prevedendo già una delle sue possibili risposte.
-Ho controllato per tutto il palazzo, l'ultimo posto rimasto era questo.- si giustificò, indicando il luogo con un piccolo gesto.
-Per cosa vi siete scomodato? Vi ascolto.- dissi, guardandolo con attenzione.
-Ero dietro Miss Edith dopo averla vista correre nel corridoio, è entrata nella stanza di sua sorella, Angie, e mi sono avvicinato incuriosito dalla sua espressione. La prima dama ha riferito all'altra che partirà con voi in Scozia. Ero abbastanza certo che voi non ne sapeste ancora niente quindi ho voluto anticiparvi la notizia.- spiegò, senza tralasciar nulla.
-Ottimo, adesso avrò tra i piedi ben due ragazzine da proteggere.- dichiarai, ironicamente.
-La vostra dama è a conoscenza del pericolo a cui va incontro? Soprattutto in Scozia, dato che è il posto pattuito per scontrarsi.- continuai.
-Credo che sia abbastanza intelligente da capirlo da sola, ma in ogni caso le parlerò. E giusto per far chiarezza, non è la mia dama.- rispose, sottolineando l'ultima affermazione.
-Suvvia, sapete benissimo cosa rischiate. Mi avete ingaggiato per scoprire la verità, di certo non per uno scopo qualunque.- lo stuzzicai, come soltanto io ero in grado di fare.
-Walter, non infastiditemi. Sapete meglio di me che non è possibile una cosa del genere. Ora andate a parlare di voi con Miss Angie.- rispose a tono.
-D'accordo, cercavo unicamente d'essere gentile a modo mio, ma a quanto pare ho fallito.. ci si vede in giro.- finii il discorso ridacchiando, ed il fantasma se ne andò lentamente.

Era giunto il momento di iniziare ciò per cui ero andato in quel posto, dato che ero rimasto solo.
Mi chinai in ginocchio di fianco al grande albero ed un odore legnoso mi avvolse, era così naturale che mi sembrò per un istante di avere l'intero ambiente in grembo. Infilai parte del mio braccio in uno scavo che si trovava poco più in alto delle radici e, analizzando con il tatto ciascuno degli oggetti nascosti all'interno, raccolsi una minuscola boccetta di vetro e la posai in tasca.
Successivamente tornai nel sentiero principale che conduceva all'entrata del palazzo, e superai quest'ultima. Mi stavo dirigendo verso la sala del trono, quando incontrai Angie lungo la strada, probabilmente mi stava cercando anche lei per riferirmi la notizia.
-Miss Angie, cercavate forse il sottoscritto?- chiesi, fermandomi ad un passo dalla sua esile corporatura. Lei indietreggiò leggermente, prima di rispondermi:
-Era tanto evidente?-
-Non preoccupatevi, sono già a conoscenza di tutto.- affermai, e la sua espressione divenne parecchio confusa.
-Come..- stava per dire qualcosa prima che la bloccassi, e continuai a parlare:
-Perdonatemi, ma ho un sacco di faccende da sbrigare; devo avvisare il Re della nostra partenza. A proposito.. preparatevi per l'indomani, al sorgere del sole. Avvisate anche vostra sorella.-
Me ne andai di corsa, lasciandola immobile in quel posto. Il tempo era indispensabile per tutto ciò che dovevo svolgere.

Svoltai l'angolo e salii rapidamente una scalinata a chiocciola, che portava in modo più immediato al piano superiore.
Dopo vari secondi mi ritrovai davanti ad un arco di grandezza media, costruito in marmo. Entrai lentamente e seguii il percorso che uno stretto tappeto rosso m'indicava, giungendo di fronte a mio padre, Re Gerard, il quale era seduto comodamente sul trono situato alla mia destra, mentre l'altro era vuoto a causa dell'assenza definitiva di mia madre, la regina.
Il Re si accorse della mia presenza e mi scrutò attentamente.
-Walter, è da molto tempo che non venite a trovarmi, ormai.- disse. La sua voce era profonda come la ricordavo, e capii che si stava sforzando di assumere un tono amichevole, quasi familiare.
-Difatti sono qui unicamente per informarvi di una questione, se mi è concesso.- risposi, distaccatamente.
-Certamente.-
Si susseguirono diversi secondi, ed iniziai il discorso:
-Alle prime luci dell'alba partirò verso la dimora della terza corte più vicina alla nostra, assieme alle ragazze della famiglia Philipson. Ci hanno invitato ad un ballo esclusivo in cui tre membri d'ogni corte parteciperanno. Resteremo diversi giorni, così le dame potranno trascorrere del tempo con i loro parenti.-
Al fine di quella breve spiegazione l'uomo elaborò la faccenda, donando alla stanza un'atmosfera disagiante.
-Vi ringrazio per l'avviso.- disse, semplicemente.
Mi voltai, e quando giunsi nuovamente al di sotto dell'arco sentii in lontananza la sua voce, contrariamente all'attimo precedente, pareva sincera.
-Qualvolta vi farà piacere, la proposta della cena tra noi è ancora valida.-
Eppure non m'importava minimamente.
Continuai ad avanzare ed uscii dalla sala, senza pronunciare alcuna parola.

Il sole era tramontato da tempo e non appositamente avevo saltato la cena, perciò mi diressi in cucina e mi accontentai degli avanzi, nonostante le innumerevoli suppliche da parte delle cuoche, insistenti nel cucinarmi qualcosa.
Salii nuovamente le scale e raggiunsi l'ultimo piano. L'ambiente era esattamente come l'ultima volta in cui ci ero stato, cupo nella maniera più vicina all'assolutismo.
Bussai alla consueta porta ed Obelius mi aprì, rampante come sempre.
-Principe Walter, entrate!- esclamò, indicando la stanza. La sua usuale euforia mi provocava pensieri insoliti, e mettevo spesso a confronto il mio atteggiamento pacato con il suo, tuttavia non mi sarei mai permesso di denigrare me stesso, nella mia forma più originale.
-Miss Grace sta ritardando?- chiesi, analizzando la stanza.
-Sì, come vedete. Sono certo che arriverà a momenti. Gradite una tazza di tè nel frattempo?- rispose, domandando a sua volta.
-Non sarebbe una cattiva idea.- dissi, sedendomi sulla poltrona più vicina.
Obelius cominciò a preparare il liquido e, mentre lo sorseggiavamo, bussarono alla porta. Non mi scomodai dalla posizione che avevo assunto e così ci pensò l'uomo accanto a me ad aprire.
-Salve, Mr. Hortis. Mi scuso per l'improvviso ritardo.- si giustificò, salutando garbatamente. Il suo accento acuto irruppe nella stanza, danneggiando la quiete che si stava espandendo.
-Chiamatemi Obelius, vi prego.- rispose, invitandola successivamente ad entrare. La ragazza fece come richiesto e si avvicinò per presentarsi. Dei folti capelli scuri le cadevano lungo la schiena ed i suoi occhi, anch'essi tetri, nonostante l'intensità del colore sembravano tutt'altro che spenti.
-Voi dovete essere Miss Grace Dunells, sono lieto di conoscervi. Dinnanzi a voi è seduto Walter Corteigh, il futuro erede di questo regno.- mi presentai, prima che lo facesse lei. Grace s'inchinò e dopo quel breve gesto di rispetto si sedette assieme al veggente.
-Dunque, accetto volentieri la vostra collaborazione per il successo del mio piano. Ma mi chiedo, c'è qualcosa che desiderate in cambio? Avete accettato senza il minimo ripensamento..- le domandai, aprendo confidenzialmente la conversazione.
-Ebbene sì, vi cedo la mia più completa applicazione ad un prezzo ben preciso.- affermò, la sua sicurezza catturò indubbiamente la mia attenzione.
-Sarebbe?- la incitai a continuare. Intanto Obelius ci esaminava, incuriosito.
-Dovete compiere una donazione alla comunità di cui faccio parte. Non abbiamo un posto in cui stare, un luogo sicuro per svolgere le nostre competenze.- affermò, fissandomi.
-A quanto ammonterebbe?- chiesi, pensante.
-Diecimila sterline.- rispose.
Una quiete confusionaria vagò nell'aria per dei lunghi attimi. La mancanza di quella somma non sarebbe certamente sfuggita all'occhio contabile del Re, e ciò mi preoccupava.
-Diecimila è alquanto impossibile, che ne dite di ottomila?-
La ragazza rifletté allungo, fin quando non prese una decisione:
-Affare fatto.- dichiarò, suscitando nella mia mente una sottile compiacenza.

Il potere sarebbe stato sottratto dalle mani d'ogni nemico, e l'essere che ne avrebbe assaporato ogni suo frammento era proprio in quella stanza.

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