Chapter VIII

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Adora l'illusioneGabriele D'Annunzio

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Adora l'illusione
Gabriele D'Annunzio

-Edith
Le lezioni erano state noiosissime quel giorno. Uscii dalla stanza e iniziai a camminare per i corridoi, con la testa tra le nuvole. Non avevo idea di dove andassi, sapevo soltanto che non avevo voglia di tornare in camera. Sussultai quando qualcosa mi strinse la spalla. Mi girai di scatto e trovai Gareth con quel suo solito sorriso accecante.
-Ciao.-
Ricambiai il saluto, fissandolo.
-Dove state andando?-
-Non ne ho idea. Oggi è una di quelle giornate monotone e noiose ed io non so cosa fare.-
-Io avrei un'idea. Nel primo pomeriggio vediamoci nella biblioteca del palazzo.-
Annuii.
-Ora ho una commissione da compiere, ci vediamo verso le 15:00.- 
-A dopo.- Gli sorrisi.

Ormai non passavo più molto tempo nella mia stanza e, come da un po' mi era solito fare, presi la chitarra e andai nel giardino. Rimasi ore ed ore a suonare, fin quando la mia mente non venne interrotta da un rumore di passi leggeri, quasi invisibili. 
Provai a concentrarmi per continuare, non badando al panico che m'invase il petto.
-Elvis, sentite che bella musica. Fermiamoci ad ascoltare, vi prego.-
-Va bene, è davvero magnifica.-
Sorrisi, continuando a far tremare le corde. I due signori erano di fronte a me e mi fissavano, quando posai lo strumento applaudirono con battiti delicati ed eleganti.
-Se codesta ragazza prenderà la via della musica avrà successo, sento una vibrazione nei miei lati sepolti. Mi auguro che continui a coltivare le sue passioni, qualunque esse siano.-
Mi voltai completamente per vederli.
-Vi ringrazio infinitamente. Per portare avanti qualcosa non basta la passione, bisogna averne una completa fissa e io ho un chiodo che mantiene la musica libera per la mia psiche.-

I loro volti increduli mi lasciarono confusa. Avevo detto qualcosa di sbagliato?
-Perdonatemi, non volevo essere impertinente.- Calai il capo in segno di dispiacere.
-Lei è... morta?- Sussurrò la donna.
-Non avrebbe potuto toccare lo strumento se lo fosse.- Aggrottai le sopracciglia, cosa voleva dire?
-Io sono viva, come voi, no?-
I due signori si guardarono per un secondo, poi mi risposero:
-Certamente, abbiamo solo avuto un attimo di confusione.-
-Non c'è problema.- Gli sorrisi raggiante come al solito.
-Buona giornata.-
-A voi.-
Mentre andavano via ripresero a parlare molto più vivacemente. Ciò che era appena accaduto era strano, ma c'era qualcosa di più. Ripresi le mie cose e tornai dentro, era tutto così curioso che avevo bisogno di dimenticarlo, almeno per il momento. L'ultima cosa di cui avevo bisogno era di ascoltare dei pazzi che vagavano per il castello.

Il tempo passò velocemente, miriadi di pensieri m'investivano facendomi chiedere "perché credevano ch'io fossi morta?"
Mi alzai di colpo, il mio piccolo orologio a pendolo indicava le 15:03. Sistemai un paio di fogli sulla scrivania, raggruppandoli, e uscii correndo. Mi fermai davanti all'entrata della biblioteca, sospirando di sollievo nel notare che Gareth non era ancora arrivato.

-Scusatemi per il ritardo, davvero.- Il ragazzo biondo si avvicinò alla mia figura.
-Tranquillo, sono appena arrivata anch'io.- Entrammo in biblioteca e ci sedemmo su due morbide poltroncine rosse situate di fianco ad un'enorme vetrata. Una breve risata mi fece tremare il petto.
-Le gocce sembrano rincorrersi. È meraviglioso ciò che la pioggia ci racconta.-
-Già, è un peccato che nessuno lo capisca.- Si alzò e mi tese la mano.
-Andiamo a prendere un libro. Io ne prenderò uno sui miti del castello, voi?-
-Credo che ne sceglierò uno sulla ragione dei matti.-
-Tema interessante, ma non credo che esistano libri che ne parlino.-
-Mhh, forse.- I miei occhi leggevano i titoli posti sugli scaffali attentamente. Presi alcuni volumi tra le dita, ma nessuno trattava la filosofia dell'essere matti. La mia attenzione fu catturata da un libricino in cuoio scuro.
-Ho trovato un libro.-
-È ciò che cercavate?-
Lo esaminai attentamente.
-Non proprio.-

Tornammo a sederci e iniziammo a sfogliare i libri.
-Come mai i miti del nostro castello?- Chiesi incuriosita.
-In realtà ne sto cercando soltanto uno.-
-Quale? Forse ne so qualcosa...-
-Non credo, in realtà non è niente di importante, mi incuriosisce soltanto.-
-State cercando leggende che travolgono qualcosa che vi appartiene?-
-Già. Però non appartiene direttamente a me, è soltanto sotto la mia custodia. La stanza con il telescopio è del Re Charles.-
-Non è vostro ciò che è vostro, ma è di chi ne ha avuto prima appartenenza.- Dissi dispersa.
Gareth mi sorrise.
-Ora vi piace parlare in modo poetico?-
-Questo mio lato prende il sopravvento, ogni tanto.-

Tornai a voltare pagine su pagine, erano ingiallite e rovinate dal tempo.
-Quindi di cosa parla il libro?-
-Di gente che ha avuto allucinazioni particolari.-
-Quindi il tema è rimasto.- Il suo sorriso mi mandava in tilt, era stupendo.
-Era gente del Galles...- Notai con una nota particolare che risuonava nella mia mente. Lo chiusi violentemente.
-Tutte quelle persone son finite per suicidarsi.-
Mi guardò confuso.
-Fatemi vedere.- Prese l'oggetto dalle mie mani e iniziò a leggere a voce alta.

"La corte del Galles è tra le più potenti del momento, tra le più ricche e tra le più affascinanti, e l'ultima caratteristica avvolge anche i misteri che la inondano. Negli ultimi periodi delle persone insistono sull'aver visto figure o cose che in realtà non ci sono mai state. Questi "soggetti" particolari son stati portati in manicomi, sono stati condannati a morte o lasciati liberi. La cosa curiosa è che tutti coloro che hanno avuto il privilegio del poter stringere ancora una volta la vita, si son suicidati. Quest'opera racconta dell'accaduto passo per passo, e descrive ciò che gli individui vedevano e sentivano."

Gareth mi incatenò al suo sguardo.
-È la descrizione del testo.- Richiuse il volume. -Non leggetelo, non voglio che disturbi il vostro pensiero.-
-Non lo leggerò, controllo solo se tra le pagine ci sono pezzi di giornale che parlano di questa faccenda in modo minimo.-
-Certamente.-
Sperai fino all'ultimo di trovarci qualcosa. -Niente. Voi ne sapevate qualcosa?-
-Non avevo neanche idea che ci fossero stati dei suicidi nel palazzo.- La faccenda mi spaventava, ma devo ammettere che era alquanto intrigante.
-Questa sera vi va di osservare i pianeti?-
-Certo, vi ringrazio.-

~

Mi avvicinai silenziosamente alla stanza, Gareth era circondato da un'armonia davvero unica. Osservava gli astri nella notte taciturna.
-Questa sera è tutto perfetto, nulla potrebbe rovinare l'atmosfera. Neanche la fine del mondo.-
Gli sorrisi. -Perché?-
-Perché sarebbe la fine più bella di tutte.-
Rimasi senza fiato. Si alzò e mi fece segno di entrare.
-Guardate, oggi Saturno è in bella vista.-

Erano passate ore, più passava il tempo e più notavo un certo fastidio che imprigionava Gareth, evitava spesso i miei occhi, come se fossero malattie incurabili.
-Edith, devo dirvi una cosa parecchio importante.-
Annuii lentamente, più ansiosa che altro. Lui schiuse le labbra e appena iniziò a pronunciare le prime parole venne interrotto. Mi girai verso la porta, afferrando il braccio di Gareth.
-C'è una guardia, fate silenzio.- Lui chiuse la porta a chiave e sgattaiolammo fuori come due ladri.

Stavo per svoltare l'angolo, ma mi fermai e tornai indietro.
-Buonanotte.- Sussurrai avvicinandomi al suo viso.
-Ci vediamo domani mattina, d'accordo?-
-D'accordo.-
Accelerai il passo e scesi alcune scale con il pensiero che fuggiva via pian piano. Sussultai quando mi ritrovai di fronte un giovane che non avevo mai visto prima.
-E voi chi siete?- Chiesi.
-Come fate a...-
-A fare cosa? Perché siete in giro a quest'ora? Le guardie potrebbero vedervi.-
-State tranquilla, non mi vedranno. Voi, invece, perché gironzolate per il castello alle due del mattino?-
-Non starò qui a spiegarvelo, ora mi dite chi siete?-
-Se tanto insistete. Sono Charles Hadery.-
Rimasi a bocca aperta. Non era possibile. Non poteva essere il vero Charles Hadery.

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