Chapter XXI

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Sei il segreto del cuore,ma a volte anche il suo tormento

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Sei il segreto del cuore,
ma a volte anche il suo tormento.
Rumi

-Walter
Mai avrei immaginato di concedermi ad una danza così fervida. Durante i balli ero solito nel mostrare la mia presenza per qualche fuggitivo minuto, per poi limitare le mie azioni ad una semplice osservazione. Ma quella sera, ero stato trascinato in ogni minimo angolo del salone dall'esuberanza che emanava Angie con la sua rara vivacità.
-E se ci fermassimo per un istante? L'ultima volta che vi ho intravisto ad un ballo vi siete tolta le scarpe per la disperazione.- tentai di dissuaderla, la mia stanchezza era palpabile.
-Oh, ricordo. Dopo quella breve conversazione mi sono ritrovata nel pieno dei vostri misfatti.- accentuò, e dovetti prenderle un braccio per portala in disparte.
-Cosa vi prende adesso?- continuò a chiedere, ridendo fra sé.
-Non avrei dovuto farvi bere, me ne rammento. Vi rendete conto di ciò che dite?- la rimproverai, lasciandola libera.
-Avete timore di ciò che potrei rivelare? Rilassatevi, ho tutto sotto controllo.- ribatté, avanzando verso le poltrone situate ai margini dell'enorme stanza.
-Ne sono consapevole, l'affermazione che avete divulgato precedentemente ne è la prova.- dissi sarcasticamente, cercando di stare al suo passo. L'atmosfera era colma di risate e vocii, i quali avevano come sfondo una melodia gioviale e trasportante. La dama si sedette e seguii le sue azioni, accomodandomi di fronte a lei. Un minuscolo tavolino in vetro si contrapponeva fra noi, ornato da un vaso carico di rose rosse.
Angie poggiò i gomiti su quest'ultimo, curvandosi leggermente, e chiese:
-Principe Walter, che strumento maneggiate con più facilità?-
-Il pianoforte.- risposi, senza rifletterci più del dovuto.
-Oh, lo studio spesso da autodidatta.- commentò, guardandosi attorno.
-Cosa vi ha spinto a pormi improvvisamente questo quesito?- azzardai a chiedere, vista la sua possibile imprevedibilità causata dalle sue condizioni.
-Se l'organizzazione dei musicisti è la stessa della nostra corte, faranno una pausa a breve. Potremmo approfittare di essa per suonare qualcosa assieme, vorreste?- domandò, raddrizzandosi per poggiare la parte superiore del corpo allo schienale. Rimasi incredulo per un istante, la sua temporanea mancanza di dedizione alle regole era spaventosa per chiunque la conoscesse. Decisi di abbandonare gran parte delle mie distrazioni esclusivamente per quella richiesta, dei piccoli momenti diversi da tutto ciò che usualmente svolgevo non dolevano ad alcun individuo.
-Si potrebbe fare, ma dato che gli strumenti non sono di nostro possesso dovremmo chiedere prima ai proprietari.- risposi, analizzando l'orchestra. La ragazza sorrise e notai che la sua espressione aveva un tocco di diversità rispetto ai giorni precedenti, come se fosse più naturale e sentita.
Udimmo in silenzio i brani che stavano riproducendo e, come previsto da Angie, smisero di suonare al loro termine. Avanzammo quindi verso il sottile rialzo di fianco all'uscita del salone e chiedemmo ad uno degli uomini ciò che avevamo concordato:
-Salve, scusate l'improvvisa intromissione, potrei porvi una rapida richiesta?- dissi concisamente, guardando l'uomo dinnanzi alla mia figura.
-Certo, vi ascolto.- rispose, educatamente.
-Dal momento che l'intera orchestra si sta concedendo una breve pausa e gli strumenti sono momentaneamente liberi, potremmo utilizzare un pianoforte ed un violino?-
Il musicista ci rifletté per un istante, e fissò per un breve arco di tempo gli altri orchestrali.
-Attendete un minuto, vado a riferire la vostra richiesta agli altri membri.- affermò, prima di allontanarsi.
Rimanemmo soli ed utilizzammo quel tempo per esaminare gli strumenti posati nelle vicinanze.
-Cosa potremmo riprodurre?- chiese la dama, fissando il tessuto del suo abito che ricopriva parte del pavimento.
-Che ne dite di un notturno?- proposi, mentre uno di essi cominciava a risuonare nella mia mente.
-È perfetto.- rispose, estasiata.
L'uomo che ci aveva ascoltati pochi attimi prima tornò con ottime notizie e lo ringraziammo gentilmente.
-Attendo un segnale.- affermò Angie di getto, prima di recarsi verso lo scompartimento dedicato esclusivamente ai violini. La sua attenzione si gettò su uno di essi, il quale era particolarmente lucido, lo prese e si diresse verso l'enorme pianoforte scuro.
Mi sedetti di fronte allo strumento e guardai la ragazza per assicurarmi che fosse pronta, in seguito spostai il piede destro verso uno dei pedali che si trovavano al di sotto, e cominciai a diffondere quella melodia. Angie intonò delle note acute spingendo delicatamente l'arco sulla superficie delle corde e, dopo quella breve improvvisazione, alzai leggermente il capo per darle l'attacco. Il violino cominciò ad intensificare il suo suono trasformandosi in un vero e proprio solista ed i vocii degli invitati cessarono immediatamente, incantati da ciò che stavano udendo.
Sembrava un'esibizione ben studiata, tant'era che ne rimasi colpito io stesso.

Passarono dei minuti e creammo una perfetta chiusura del brano. Gran parte degli ospiti applaudì con entusiasmo, altri parevano addirittura commossi. Angie ripose il violino nel luogo in cui l'aveva preso e scendemmo lentamente dal palco. I membri dell'orchestra si avvicinarono per riprendere il loro lavoro, complimentandosi con noi per la nostra piccola prestazione.
-Siete stanca?- le chiesi, accentuando lo sbadiglio che fece poco prima del mio quesito.
-Leggermente.- rispose, fissando davanti a sé.
-Credo sia giunto il momento di tornare nelle nostre stanze, non credete?-
La ragazza non rispose e presi quel silenzio come un'affermazione.
Avanzammo lentamente verso il portone d'uscita e l'ambiente si trasformò subito, prendendo tutto ciò che la monotonia era in grado di contenere. La camminata di Angie sembrava diventare sempre più fragile, tant'era che dovetti mantenerla. Come se avesse sentito ciò che era conscio unicamente alla mia testa, inciampò su una mattonella poco più rialzata delle altre e, per risparmiarsi un'eventuale caduta poco dignitosa e femminile, si aggrappò alla manica della mia camicia, trascinandomi verso il basso.
Cademmo e sbattei con forza il gomito destro per proteggere il resto del mio corpo, diversamente da lei, che divenne quasi un tutt'uno con il pavimento.
Controllai che parte del mio braccio stesse bene e in seguito spostai lo sguardo verso la dama che, lentamente, cercava di alzarsi.
-State bene?- le domandai, analizzando la sua espressione intontita.
La ragazza riuscì ad alzarsi completamente, e seguii rapidamente le sue azioni.
-Vi è caduto qualcosa.- affermò, avanzando verso l'oggetto in questione.
Mi voltai e per poco non cominciai a sudare, data la preoccupazione che stava cominciando ad inondarmi velocemente. Presi la boccetta di vetro che avevo quasi perso e la infilai bruscamente nella mia tasca, mentre Angie mi lanciava occhiatacce esaminanti che potevo percepire senza neppure guardare il suo viso.
-Quante malefatte dovrò ancora svelare prima di giungere ad una vera comprensione di voi?- chiese, presa dalla mia espressione, mi sembrò di sentire un minuscolo accenno di disperazione in ciò che usciva dalle sue labbra.
Rimasi in silenzio, come paralizzato.
-Quale assurda motivazione vi spinge a volermi conoscere con così tanto impeto? Non rammentate ciò che ho commesso?- replicai, trattenendomi dal continuare.
Mi fissò, e i suoi occhi parvero così animati che un profondo timore circondò tutto ciò che avevo attorno, come se non fosse astratto e le sue pupille potessero leggermi anche solo scrutandomi.
Leggere me?
Pensai. Era ridicolo perfino per me stesso, che ero ricoperto da tutto ciò che avevo creato nel tempo.
-Sono certa che al di fuori della vostra spavalderia si celi qualcos'altro, e tutto ciò che comprende i vostri progetti rappresenti una sorta di valvola di sfogo. Infondo siete un essere umano anche voi..- cominciò a dire, aumentando così il mio nervosismo.
-E cosa ne potete sapere? Siete soltanto una sciocca ragazzina che per non farsi uccidere ha preferito prendere parte alla mia recita, pretendendo perfino una più profonda conoscenza della questione.- esclamai, con sguardo fisso e conciso.
Mi avvicinai al suo corpo e lei, senza pensarci, cominciò ad indietreggiare, fin quando la parete sfiorò la superficie della sua schiena e fu costretta a terminare quel breve cammino. Inclinai il volto a pochi centimetri dal suo, offrendole la possibilità di scrutare a fondo la mia anima, in contrasto con quanto pensasse di aver già compreso.
-Non immischiatevi più nelle mie faccende, quel patto ha causato esclusivamente inutili distrazioni. Ricordatevi, un minuto mi è più che sufficiente per metter fine ai vostri capricci.- conclusi, allontanandomi a passo svelto.

Angie rimase lì, pietrificata dall'espressione che presi quella notte in cui, senza alcun dubbio, persi inconsciamente il controllo.

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