Chapter VII

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I fili si spezzano,e potresti smarrirtinel labirinto

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I fili si spezzano,
e potresti smarrirti
nel labirinto.
Oscar Wilde

-Walter
Camminai a passo svelto verso l'arco che portava all'uscita del castello, avevo bisogno di schiarirmi le idee.
Una singola frase aveva tramutato la mia mente in un pozzo profondo. Ricordi, che fossero piacevoli o quanto meno orripilanti, salivano a galla come tirati da una canna da pesca.. ma in quel caso il pescatore ero io stesso, strappavo dalla mia carne pezzi del passato che giurai di dimenticare.

Si considera l'ovvietà come un'assoluta verità, quando in realtà bisognerebbe buttarla fin dal principio nel vago, per scavar così negli abissi.

Arrivai al di sopra della costa in cui il mare mi avvolgeva prendendo le parti ondeggianti della sua schiuma. La brezza agitava la sabbia assieme ai pochi alberi lì presenti, ed il suo sussurro mi sembrò così vicino che pensai per un istante che fosse in grado di dirmi qualcosa.
Ma nessuno poteva parlarmi, quanto meno ascoltarmi. Era forse per quello che non avevo tolto di mezzo Angie? Lei mi aveva ascoltato, dall'inizio alla fine. Aveva udito attentamente tutto ciò che avevo commesso, o quasi, senza giudicare o scappare. Qualcosa impediva al mio corpo di toccarla, poiché lei aveva compreso, a differenza del resto del mondo. Chi mai cercherebbe di andar affondo negli sporchi atti di un assassino? Gli si punterebbe direttamente il dito contro, disprezzandolo amaramente. Nonché io non avessi colpe, anzi, ne avevo eccome e ne ero perfettamente a conoscenza. Doveva essere quello il mio peccato, la piena coscienza dei miei misfatti. Nonostante ciò continuavo a provocare all'oscuro di tutti miseria, dacché la morte è assoluta miseria innegabile.

"Non avete mai avuto un rapporto con coloro a cui avete tolto la vita."
E se l'avessi avuto? Lei non poteva saperlo, eppure per un istante m'ero arrabbiato terribilmente.

Mi sdraiai sulla sabbia utilizzando il mantello come telo, e rivissi per quei minuti l'avvenimento del passato che mi aveva tanto agitato.
Il rimorso, in sé per sé, potrebbe considerarsi come qualcosa di egoistico dato che prima si commettono sbagli e poi ci si dispera, ma cosa ci potevo fare? Certe volte la follia prende il sopravvento ed imprigiona la saggezza che vive dentro di noi.

~

1855
Sette anni fa, tenevo appena vent'anni.
Era il compleanno di mio padre, Re Gerard, perciò nel palazzo si svolgeva una festa immensa ricca di cibo, bevande e balli di ogni tipo. Tutti erano invitati, compresi i membri delle corti vicine.
Conoscevo molta gente data la mia popolarità, e decisi di cantare per gli invitati. Il canto era una delle mie più stimate passioni, ma dopo quel giorno nessuno mi sentì più intonare una melodia, senza alcuna spiegazione.
Anche i miei cugini vennero, tra cui Thora Corteigh, colei con cui avevo più confidenza nella famiglia. Lei era una delle ragazze più belle che avessi mai visto, ed il suo carattere solare compensava la sua bellezza raffinata. Vista la nostra parentela, i colori che la delineavano erano identici ai miei, ma i suoi lineamenti eleganti e docili la differenziavano da tutta l'intera famiglia.
Quel giorno bevemmo molto champagne senza rendercene conto e scappammo insieme dai festeggiamenti. Arrivammo al di sopra di una delle torri del castello e ci sedemmo sulla superficie di pietra come due bambini che s'erano appena conosciuti.
Era da tanto che non vedevo Thora ed avevo notato un particolare che aveva trasformato il suo abituale carattere: qualcosa dentro di lei s'era spento.
-È successo qualcosa?- le chiesi, per verificare se ciò che avevo intravisto di diverso fosse solamente un dubbio o la completa verità.
-Ma no!- esclamò, cercando di imitare il suo tono divertito, ma non ci riuscii e scoppiò in un pianto silenzioso. Non l'avevo mai vista piangere, fuorché quando eravamo dei neonati e giocavamo assieme. Provai a calmarla ma sembrava caduta in chissà quale dimensione dispersa.
-Io sono qui, sai che puoi raccontarmi tutto.- affermai, accarezzandole il viso.
Lei si asciugò le lacrime, e mi guardò dritto negli occhi.
-Qualcuno si è approfittato di me.- disse, abbassando il viso.
All'inizio non capii, poi mi fu tutto terribilmente chiaro.
-Dimmi chi è, adesso.- strinsi le mani in pugno.
-Non posso, altrimenti gli farai chissà cosa.-
-E se lo meriterebbe, quando è successo?- chiesi, in preda alla disperazione.
Thora fece un respiro profondo.
-La settimana scorsa.- affermò, girandosi le dita.
-Devi dirmi chi è. Qui ne vale della tua reputazione, del tuo futuro. Nessuno ti sposerà dopo quello che ti hanno fatto e per la società resterai una completa nullità, una briciola di pane in mezzo ad una grossa tavolata.-
-Lo so..- riprese a singhiozzare.
-Walter, io l'amavo, ed ero sicura di potermi fidare.. aveva promesso di sposarmi, e poi è scappato.- continuò, tra un sobbalzo ed un altro.
L'abbracciai, ed affondò il suo viso bagnato sul mio petto.
-Cos'hai intenzione di fare adesso?- le chiesi.
-Ora.. la mia vita non ha più un senso. Verrò emarginata per sempre. Sicuramente lui avrà già diffuso la notizia.-
Si alzò di scatto, e mi guardò da quell'altezza. Il suo viso scolpito da un'angoscia inestimabile provocò un sussulto al mio corpo ed un'ira improvvisa s'impossessò di me.
Thora donava tutta se stessa a chi amava, senza tralasciare un singolo frammento. Come si faceva ad approfittare di un essere così innocuo e puro?
Mi alzai, seguendola.
-C'è solo una soluzione.- pronunciò, tremante. Io poggiai le mani sulle sue spalle, delirante.
-No, Thora. Non puoi. Possiamo rimediare in qualche modo..-
-E come? In questa società maschilista è impossibile avere compassione!- urlò, staccandosi dal mio corpo. Avanzò verso i bordi della torre e corsi verso di lei con il panico in gola. Acchiappai il suo braccio e lo tirai verso di me, forse con troppa forza. Lo spazio all'interno della torre era piccolo, Thora sbatté al mio corpo ed andammo a finire dall'altra parte.
-Non puoi decidere per me!- continuò a dire in preda ad un attacco isterico.
Mi spinse a sua volta con tutta la forza che teneva in corpo, e mi ritrovai ai margini, pendente quasi verso il basso. Lei giaceva davanti a me e scavalcò il muretto.
-No!- urlai spaventato come non mai.
Scavalcai compiendo le sue medesime azioni, e riuscii per poco ad afferrare parte delle sue dita, ma invano.
Cadde giù, ed un silenzio tombale circondò ogni angolo del castello.
Piansi, piansi disperatamente ed a lungo.
Piansi per Thora, per tutto ciò che avevamo vissuto, per colui che le aveva rovinato la vita.
Scesi correndo dalla torre fino ad arrivare nel parco in cui ella era precipitata.
Le persone iniziavano a raccogliersi attorno al suo corpo, spaventate.
Mi buttai affianco a lei, portandomi le mani sulle orecchie per non sentire nulla, allorché il mio respiro affannoso.
Una pozza di sangue si allargava attorno a lei, e gran parte delle persone portava un luccichio sugli occhi e la mano sulla bocca.
Aprii quest'ultimi, ed intravidi una sagoma lucente davanti a me, così accecante da rendere le mie pupille sensibili alla sua vista. Comparve il suo tanto amato viso, perfetto com'era sempre stato.
Mi sorrise dolcemente, come aveva fatto fino a quella sera e mi disse in un sussurro:
-Walter, sono felice di aver conosciuto un fratello come te, perché sì.. tu sei stato il fratello che non ho mai avuto.- la sua voce pareva come rinata, per nulla sbiadita.

~

Da quel giorno tutto cambiò nella mia vita, ogni cosa. Ero stato io l'ultimo individuo ad averla toccata, ed un senso di colpa mi copriva parzialmente.
La notizia si diffuse come un orribile incidente.
Ma lo spirito di lei continuò a farmi strada, a donarmi un briciolo di felicità quando ne desideravo. Anche se non potevo vederlo benché i fantasmi dovevano restare nel posto in cui avevano vissuto più a lungo, e non era la mia casa. Tuttavia andavo a trovarla ogni tanto, lasciava una gioia incommensurabile sul mio volto cupo.
Non seppi mai chi le avesse rovinato la vita.

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