Chapter XXIV

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Nella solitudine,il solitario divora se stesso

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Nella solitudine,
il solitario divora se stesso.
Nella moltitudine,
lo divorano i molti.
Ora scegli.
Friedrich Nietzsche

-Angie
La pioggia picchiettava dolcemente sulle pareti del castello, come se stesse bussando per dirci qualcosa. Avevo appena concluso la mia lezione mattutina con il precettore e, diversamente dagli altri giorni, non era andata a buon fine.
Edith era corsa via al finire di quest'ultima, probabilmente diretta verso l'esterno della dimora per salutare il suo amico.
Giunsi nuovamente nella mia stanza al cui interno trovai una delle cameriere. Sentendo la porta aprirsi distolse lo sguardo dal pavimento e mi fissò, leggermente confusa.
-Miss Angie, ero certa che non tornaste prima del pranzo.- si giustificò, garbatamente.
-Oggi pranzerò in camera, non preoccupatevi.- dissi, avvicinandomi.
-Mi occuperò io stessa di riferire la vostra richiesta alle cuoche.- rispose a sua volta.
-Vi ringrazio, potete anche congedarvi.- affermai distante, nonostante le pulizie mattutine non fossero del tutto concluse.
La ragazza prese i suoi oggetti rapidamente e varcò l'uscita dopo aver eseguito un breve inchino.
Mi affacciai alla finestra e una sensazione di quiete mi avvolse, dovuta probabilmente al sussurro del vento e alle gocce d'acqua che si appoggiavano delicatamente sulla mia pelle. Mentre tornavo nella mia stanza avevo udito involontariamente il discorso di altre due giovani dame, ansiose per il ballo di questa sera.

Trascorsi il pomeriggio a provare qualche nuovo brano al pianoforte, gran parte di Chopin e Rachmaninoff. Intanto il sole cominciò a sparire lentamente oltre l'orizzonte e la luna prese la sua posizione.
Delle cameriere mi aiutarono a fare un bagno caldo e, dopo di esso, scelsi un abito per il ballo e lo indossai. Era di un rosa delicato con qualche ornamento di pizzo bianco, molto diverso da ciò che mettevo abitualmente.
Uscii dalla mia camera e m'incamminai verso quella di Edith, pensando che probabilmente si stesse ancora preparando. Bussai sulla superficie di legno ma non ottenni una risposta immediata, perciò ripetei quell'ultima azione in modo più decisivo.
-Edith, sei pronta?- le chiesi, con un tono di voce abbastanza alto da farmi udire.
Non rispose ancora, ma vidi la maniglia della porta muoversi.
Lei uscì e non potetti far altro che lanciarle uno sguardo di ammirazione.
Il suo vestito era di una tonalità elegante e raffinata, simile al blu cobalto. Le spalline ricadevano lungo le sue spalle perfettamente e dalla vita in giù l'orlo dell'abito si gonfiava in modo principesco.
-Stai benissimo.- affermai, sorridendo genuinamente. Quel colore evidenziava ancor di più i suoi occhi verdi, di una tonalità simile all'erba bagnata da una leggera pioggia.
-Sì, sono decisamente pronta. Tu?- disse in risposta, fissando il mio abito subito dopo.
-Direi di sì.- confermai, ridendo assieme a lei.
Avanzammo verso l'entrata del salone, scendendo al piano di sotto del palazzo. I corridoi erano animati da gente appartenente alla corte ed estranei, riuscivo a distinguere questi ultimi da come ammiravano ciò che circondava l'ambiente.

Al ballo avrei dovuto incontrare Walter, dato che era uno dei protagonisti indiscussi della serata.
Non ero ancora riuscita a rimurginare interamente su ciò che era successo al nostro rapporto, se tale poteva essere definito.
Una parte del mio conscio era consapevole che il nostro allontanamento avrebbe mutato positivamente il mio percorso, rendendomi abbastanza distante dai suoi aspetti negativi e contorti.
In seguito mi trovavo a riflettere, senza alcuna apparente motivazione, alle parole che gli avevo sputato quella sera.

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