Chapter XIX

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La privazione di emozioniè come la privazionedi vita stessa

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La privazione di emozioni
è come la privazione
di vita stessa.
Sigmund Freud

-Walter
La nottata passò in fretta grazie all'atmosfera confortante della camera.
Al mio risveglio trovai Angie già in piedi, seduta sulla scrivania presente lungo i confini della parete. Il sole stava per sorgere, e l'unica luce contrastante sul buio era la minuscola lampadina accesa precedentemente dalla dama.
-Cosa state facendo a quest'ora di tanto importante?- le chiesi, fissando tutto ciò che aveva posato sopra quel piano di legno. Dei fogli erano sparsi in modo parecchio disordinato, parte di essi era stracolma di scritti, al contrario del restante. Probabilmente sbagliando si era leggermente innervosita, stropicciando così ciò che aveva errato.
-Sono appunti. Penso di aver trovato qualcosa che potrebbe esserci utile..- disse, senza neppure guardarmi per quanto era concentrata.
-Da quanto tempo siete sveglia?- continuai a domandarle, perplesso.
-Non ho dormito molto, c'era qualcosa..- affermò, voltandosi per fissarmi. L'espressione che portava era contornata da una sensazione differente e ciò aumentò la mia preoccupazione, così presi una sedia e la posizionai al suo fianco. Mentre continuava a scrivere analizzai uno dei suoi fogli.
Angie aveva ricopiato l'intera mappa del castello, per poi tracciare su di essa un percorso. In seguito ne presi un altro, in cui era raffigurata la biblioteca e, anche in esso, un breve percorso. Di fianco aveva scritto qualcosa, quasi illegibile a causa della sua larga e minuscola calligrafia.
-Credo di meritarmi una spiegazione..- sussurrai, per non svegliare Edith. Posai il gomito destro sul tavolo per appoggiarci il capo, e fissai la ragazza, intenta a finire il suo lavoro prima di rispondere a qualunque quesito. Quella che mi si prestava di fronte era una delle sue sfaccettature che non avevo mai inquadrato. La sua concentrazione nel portare al termine ciò che avevamo iniziato assieme, con un inestimabile carisma..
Insieme? Quell'ultima parola mi fece riflettere. Come poteva, un essere così dissimile dalla mia persona, starmi vicino in un modo così naturale dopo tutto ciò che avevo commesso in sua presenza?
I pensieri si interruppero quando scorsi la figura dell'altra dama alzarsi pigramente dal letto, per poi fissare il vuoto.
-Vostra sorella si è alzata.- dissi ad Angie per informarla, la quale mi rispose con un gesto di affermazione.
Edith si diresse verso la nostra direzione strofinandosi gli occhi, e ci guardò confusamente per un lungo periodo.
-Cosa state facendo?- disse, dopo essersi in parte ripresa.
-Pare che Angie abbia fatto delle scoperte. Ci dirà tutto quando avrà completato ciò che sta facendo.- spiegai, sbadigliando.

Ormai la notte era scomparsa completamente e il giorno s'impadronì del cielo.
-Ho finito, ora posso raccontarvi l'intera questione.- affermò, posando la penna. Ci mettemmo comodi ad ascoltare, spostandoci dalle sedie al divanetto, situato dall'altra parte della stanza.
-Ero appena riuscita ad addormentarmi, quando dei rumori insoliti rimbombarono nella stanza.. ma non in modo chiassoso, bensì come se fossero un insieme di sussurri. Mi alzai, per capire cosa fossero, e cominciai ad ispezionare l'intera stanza, ipotizzando la presenza di qualche piccolo animale. Tuttavia, non fu così. Capii che provenivano dall'esterno e decisi di uscire per capire cosa stesse succedendo. Continuavo a camminare e ad ogni passo quei suoni parevano più vicini, fin quando non giunsi all'interno della biblioteca del palazzo. I vocii mi portarono di fronte ad un determinato scaffale, ben nascosto. Scostai dei libri ed intravidi un piccolo quaderno in cuoio, pieno di scritti.- raccontò, dettagliatamente.
-L'avete portato qui?- chiesi, confuso da quella stessa faccenda.
-Stavo per prenderlo, ma per poco una guardia non mi scoprì. Avrei dovuto agire più silenziosamente.- si giustificò, accarezzandosi nervosamente la testa.
-Perciò, i percorsi che avete tracciato su questi fogli indicano la strada che avete compiuto stanotte?-
-Esattamente.- rispose, mettendoli accuratamente in ordine.
-Così potremmo ripercorrerla senza alcuna difficoltà. Penso che la chiave per trovare il veggente sia proprio in quel quaderno.- continuò, determinata.
-Perché non ci hai avvisati? E come hai fatto a restare calma? Non conosci neanche il posto..- domandò Edith. Il suo tono era più acuto del solito e ciò evidenziava la curiosità da cui era pervasa la sua voce.
-Sembrerà strano, ma la mia mente è come se avesse rimosso ogni minima sensazione provata in quei momenti. Ricordo solo un'indifferenza totale, la quale non faceva altro che impadronirsi del mio corpo ogni minuto che scorreva. Non rammento di aver preso delle decisioni, anche nel momento in cui ho deciso di disegnare queste mappe.- disse, velocemente.
-Vi è lucido soltanto ciò che avete compiuto, e non le vostre sensazioni?- chiesi nuovamente per chiarire.
-Proprio così.- rispose, spostando lo sguardo altrove.
D'un tratto un'ipotesi si fece strada nella mia mente, pareva così plausibile che decisi di esternarla con il gruppo:
-Miss Angie, ricordate la sera in cui abbiamo cercato informazioni sul veggente?- le domandai.
-Certamente, credete che ci sia un collegamento?- rispose, chiedendo a sua volta.
-La sua biografia non era scritta in una sezione diversa, ma esattamente in quella della principessa.- continuai.
-Dove volete arrivare?- disse.
In seguito una leggera sorpresa delineò i suoi lineamenti, probabilmente aveva già capito ciò che intendevo.
-Parte dei membri di ogni corte fanno visita al veggente almeno una volta all'anno, rendendolo un uomo piuttosto comune. Per qualche motivo le uniche informazioni esistenti sulla sua vita passata sono situate nella sezione dedicata alla principessa. Dovevano possedere un legame molto profondo.-
Feci una breve pausa, prima di continuare il discorso:
-Conosciamo tutti le emozioni che conservava per il nostro fondatore, Charles. Con chi avrebbe potuto confidarsi di quest'ultimi? I genitori erano strettamente contrari e le voci girano immediatamente per i corridoi di qualunque palazzo.-
-Dunque, insinuate che in qualche modo il veggente ci stia aiutando?- disse Angie, incredula.
-Siete l'unica fra noi a cui non è concessa la visione degli spettri. Ha comunicato con voi prendendo parte del vostro corpo per un breve arco di tempo. Così adesso non ricordate alcuna sensazione, perché non ne avete provate in modo diretto.- affermai, mentre le due sorelle mi fissavano come se fossero ipnotizzate.
-Perché il veggente ha preso possesso del suo corpo, invece che comunicare con uno di noi? Credete che ci siano motivi specifici?- chiese Edith, confusa.
-Onestamente questa motivazione non mi è chiara. Potrebbe essere che tenga alla sua riservatezza, o che avesse creduto che lei fosse la persona giusta per compiere quelle precise azioni. Avresti passato l'intera notte a scrivere qualcosa che avresti potuto tranquillamente ricordare?- risposi, contrastando l'ultima frase con un lieve sarcasmo.
-Non credo.- affermò, gettando un'occhiata rapida verso Angie.
-Ti sei fornita autonomamente la risposta che cercavi.-
La ragazza mi guardò ambiguamente, e si diresse verso il suo letto.

In quel momento la cameriera bussò alla nostra porta per portarci la colazione.
Quest'ultima comprendeva un piatto per ciascuno contente del porridge di avena, ed un contenitore ricolmo di frutta fresca.
Posò il cibo sul tavolino in vetro, piazzato dinnanzi al divano, e se ne andò, salutandoci professionalmente con un inchino.
Ci sfamammo in silenzio e finimmo tutti l'intera portata, all'infuori di Edith che ne lasciò una piccola parte.
-Dovremmo andare ad acquistare gli abiti per il ballo di stasera.- disse Angie, fissando la sorella.
-Hai ragione, chiederemo ad Edgar di accompagnarci.- dichiarò, sorridendo debolmente.
-Andremo stamattina, così da risparmiare tempo per goderci il ballo senza alcuna preoccupazione. Intanto Walter potrebbe recuperare il quaderno nella biblioteca.- propose l'altra dama.
-Sarà fatto. Non spendete troppo altrimenti dovrò prestarvi ciò che ho preso in prestito dal mio caro padre.- replicai, beffardamente.
-Non vi preoccupate, Principe Walter, siamo in grado di arrivarci da sole.- contrappose Edith, aggiungendo resistenza alla sua tonalità.
Angie diede un colpetto sulla spalla destra della sorella, per dimostrare la sua soddisfazione nel sentire quell'ultima risposta.

Le dame si vestirono, mentre io mi recai nella parte di stanza che mi spettava, per fare altrettanto.
Passò circa mezz'ora ed uscimmo tutti assieme, percorrendo la strada fino ad arrivare nell'atrio del palazzo, in cui ci separammo. Le dame andarono in giardino, nel quale Edgar stava passando il suo usuale momento di quiete fumando la sua pipa.
Presi dalla tasca del mio vestiario la mappa che Angie aveva delineato, e ne seguii attentamente il percorso.
Giunsi nella biblioteca, che si trovava poco più in basso della torre centrale del castello, e riposi il pezzo di carta dove l'avevo preso, sostituendolo con quello raffigurante esclusivamente lo spazio che avevo attorno. Non c'era molta gente, perciò potetti agire accompagnato dalla mia consueta disinvoltura.
Come previsto, trovai ciò che cercavo e mi sedetti su una delle poltrone per esaminarlo.
La sua scrittura era parecchio ordinata e lineare, permettendone così una semplice comprensione senza alcuno sforzo.

"Ciò che ho progettato non sarà più una modesta visione, bensì una cortesia per garantire la più umile benevolenza verso coloro i quali sono coinvolti in questa successione di fatti. Codesto taccuino comprende i dati sanguigni che cercate con così tanta premura, trascritti dal sottoscritto. Se ciò che ho progettato nei giorni che hanno dato una conclusione alla mia vita, agisce correttamente, questo insieme di carta è in mani opportune. Proibire il più inarrivabile dei sentimenti ad un essere così puro, unicamente per la sua importanza sociale, è uno strazio incommensurabile.
Fornite libertà a chi non ne ha mai posseduta."

Voltai la pagina e notai con mio immenso stupore che i dati erano effettivamente lì.

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