Trova ciò che ami
e lascia che ti uccida.
Charles Bukowski-Walter
La biblioteca era ampia e offuscata dal colorito scuro della notte.
Angie mi fissava con un'espressione confusa sul viso, i suoi gioielli di perle risaltavano in mezzo all'oscurità. Avevo agito senza riflettere, lei era la sola ad essere conscia delle mie azioni passate.
Poggiò i palmi delle mani sulla superficie legnosa di uno scaffale, senza distogliere lo sguardo dal mio.
-Non dirò nulla a nessuno, se è ciò che desiderate sapere.- affermò a bassa voce, spezzando così quel silenzio assordante che si era creato.
Cominciai a vagare per la stanza, preso da quello che era appena accaduto nel salone e dai sentimenti contrastanti che si stavano impadronendo della mia testa velocemente. Stoppai quella breve camminata, fermandomi ai piedi dell'unica finestra presente in quelle quattro mura. Percepivo l'odore amarognolo della cera, creato dal calore che emanavano le candele.
-Non vi ho condotto qui per uccidervi.- le dissi, fissando oltre il vetro. Il prato si estendeva per gran parte del suolo, e la luce della luna era riflessa sulla superficie ondeggiante dell'acqua all'interno della fontana.
Come potevo far cessare il battito dell'unica persona che mi aveva accettato, nonostante ciò che portavo dietro le spalle?
Mi voltai, Angie era ancora nel medesimo posto. Non riuscivo a decifrare la sua espressione, spaventata?
Eppure non scorsi alcun movimento intimorito, solo uno sguardo fisso e disperso.
Avanzai verso la sua sagoma come tirato da un filo impercettibile, lei non si mosse minimamente, il filo era avvolto metaforicamente attorno al suo corpo minuto.
Angie era l'ancora.
-Perché vi ostinate ad assecondarmi?- le chiesi, quando fummo così vicini da sfiorarci. Inizialmente non rispose, percepivo una leggera tensione farsi strada nel suo corpo.
Continuò a guardarmi, ormai il suo viso non era più dipinto da quella bizzarra freddezza e capii che non era intimorita. Ciò mi raggelava maggiormente.
Io, che avevo paura di me stesso e di ciò che poteva fuoriuscire dal mio animo dannato, avevo dinnanzi ai miei occhi lo sguardo penetrante e profondo di Angie, mi era parso perfino di scorgere dalle sue iridi scure una sorta di vulnerabilità.
-Non rappresentate i vostri atti subdoli, avrete avuto delle motivazioni specifiche per compierli..- cominciò a dire, abbassando lo sguardo. Una ciocca dei suoi capelli si mosse inconsapevolmente a causa di quell'ultimo movimento.
-Mi state giustificando?- replicai, senza comprendere a pieno ciò che le passava per la testa.
-Sto cercando di farvi comprendere che è inutile rimurginare su ciò che è stato già compiuto.- affermò, con voce sicura.
Calai leggermente la testa, così da posizionarmi esattamente di fronte al suo viso.
-Non siete spaventata?- le domandai.
Non rispose subito e passammo quel breve arco di tempo scrutandoci, come se volessimo leggerci a vicenda.
-Perché dovrei esserlo?- disse, la sua voce era sottile. Feci qualche passo indietro, allontanandomi dalla sua figura.
-Avete dinnanzi ai vostri occhi un assassino e non provate nulla? Ditemi.. perché mi avete proposto quel patto?- esclamai, ormai in preda alla collera.
Volevo delle risposte, mi irritava non capire.
-Sono bugiardo, manipolatore.. il popolo si fida di me in quanto erede.- continuai, gesticolando. Angie avanzò verso il punto in cui mi trovavo e prese la mia mano delicatamente, fissandomi in modo diretto. A quel tocco sentii una sensazione familiare avvolgermi, da quanto tempo non provavo affetto nei confronti di qualcuno? Probabilmente dalla morte di mia cugina Thora.
Con l'altra mano a disposizione mi accarezzò dolcemente una guancia, non feci alcuna resistenza nonostante la mia profonda sorpresa.
-Non siete soltanto la raffigurazione dei vostri aspetti negativi. Voi siete Walter Corteigh, colui a cui tutti fanno riferimento.- continuò, senza distogliere lo sguardo dal mio.
-Vi ho proposto quel patto perché ero certa si celasse qualcosa dietro le vostre azioni.- concluse, e tolse lentamente la mano dal mio viso.
Percepii un senso di smarrimento quando non sentii più il suo tocco e lei parve notarlo. Lentamente, poggiai una mano dietro alla sua testa e la attirai più vicino, tant'era che riuscii a sentire il calore del suo respiro contro il mio e la morbidezza dei suoi capelli curati e lucenti.
Fu come entrare nel mondo parallelo dei miei sogni notturni, la presenza di Angie al mio fianco stava diventando una sorta di medicina essenziale per la cura della mia malattia, per la vita stessa.
Le nostre labbra ora si sfioravano, i suoi occhi erano delineati da un'intensità disumana, percepivo i battiti del suo cuore velocizzarsi in modo confuso per quella stretta e inaspettata vicinanza. Angie era la mia umanità, e ne fui completamente consapevole in quel momento, quando capii l'effetto che provocava al mio animo. Chiusi la distanza che ci separava, unendo le nostre labbra in un modo così puro da sembrare quasi intangibile.
La dolcezza del suo essere mi invase, come se mi stesse lentamente strappando dal mio stesso corpo. Poggiai una mano su uno dei suoi fianchi coperti dal tessuto pregiato dell'abito, la luce fioca delle candele era riflessa sulla figura che avevo davanti, evidenziando i lineamenti fini che la contornavano.D'un tratto, udimmo un rumore proveniente dalla porta di entrata. Capii che qualcuno stava bussando, Angie si distaccò immediatamente e cerco di apparire composta. Ci lanciammo un rapido sguardo d'intesa e mi spostai velocemente dietro degli scaffali in lontananza.
La porta si aprì e i riflessi sbiaditi del corridoio formarono un leggero contrasto con l'oscurità della biblioteca. Dopo essersi sistemata delle ciocche di capelli con dei rapidi gesti, l'espressione di Angie divenne più nervosa quando capì chi era il soggetto in questione, ma riuscì a ricomporsi.
-Angie, ti ho cercato ovunque!- dalla voce compresi che era sua sorella Edith, un tempismo impeccabile.
-Cos'è successo?- chiese l'altra, notando la preoccupazione sul suo volto.
-Sono arrivate delle guardie scozzesi, potrebbero riconoscerci, dato che siamo state nel loro palazzo. Devo ringraziare quel poco di buon senso che ti è rimasto per non esserti allontanata troppo dal salone.-
Continuai ad ascoltare la conversazione nella stessa posizione, rendendomi conto di quanto potesse apparire complicata agli occhi esterni. Se le guardie mi avessero visto ed erano presenti durante il nostro soggiorno in Scozia, probabilmente sarei stato immediatamente scoperto.
-Non ci hanno viste, fortunatamente.- rispose Angie, guardando la sorella.
Edith fissò per un momento attorno prima di riporre l'attenzione verso l'interessata.
-Ad ogni modo, cosa ci fai qui? Non dovresti essere al ballo?- continuò a chiedere, incrociando le braccia sul petto.
-Ho preferito andarmene, data la situazione caotica che si stava formando.- disse, fissando davanti a sé. Apprezzavo la calma e la compostezza che stava dimostrando.
In seguito mi fermai a riflettere su ciò che il momento appena condiviso poteva scaturire in futuro, e i miei pensieri tornarono a Thora, al modo in cui la sua reputazione era stata rovinata senza il minimo sforzo.
-Torniamo in camera adesso.- affermò Edith, voltandosi verso l'uscita.
Angie guardò un'ultima volta verso la mia direzione prima di seguirla, me ne accorsi lanciando un'occhiata dallo spazio ristretto presente fra dei libri.Quando se ne andarono potei finalmente alzarmi e cambiare posizione.
Mi affacciai nuovamente alla finestra e rivissi nella mia mente ciò che era accaduto.
Lei poteva distruggermi,
o salvarmi dai miei stessi castighi.❧
-Angie
Quella notte, il tragitto verso la mia camera sembrava non possedere una fine, mi ero separata da Edith vicino alla grande scalinata.
Continuai il mio tragitto e superai il corridoio con la mente altrove, come se fosse giunto il momento di comprendere ciò che mi ostinavo a rifiutare. Nessuno era presente in quel frangente, udivo solo il rumore dei miei passi che facevano da sfondo al silenzio.
Sentivo una sorta di sensazione confortante, ma allo stesso tempo mi accorgevo di quanto quella situazione poteva risultare non consona.
Arrivai dinnanzi alla porta della camera e girai la maniglia, in seguito entrai all'interno e poggiai la mia pochette su uno dei mobili lì presenti. Feci un profondo sospiro, prima di indossare la vestaglia.
Tentai di abbandonarmi al sonno ma non ci riuscii, era tutto così confusionario.
Perciò, mi misi seduta e allungai un braccio per prendere una pergamena dal cassetto del comodino, di fianco al letto.
Immersi delicatamente la penna nell'inchiostro, ponendo particolare attenzione a non macchiare la vestaglia di seta, e iniziai a scrivere tutto ciò che mi passava per la testa.
Era un'azione liberatoria che mi concedevo spesso, quando ne avevo strettamente bisogno.
L'unico elemento che mi risultava chiaro nella vicenda di Re Ath Frederic era il ruolo centrale di Charles, in particolare il suo passato intrecciato con la corte scozzese di quell'epoca e il legame attuale con Walter. Ma era davvero quello il motivo che aveva spinto il principe a commettere un omicidio, una semplice vendetta?
Quei quesiti continuarono a tormentarmi prima che riuscii a chiudere gli occhi, assieme agli istanti condivisi con lui poco prima.La mattina seguente, i raggi intensi del sole mi destarono, riportandomi bruscamente alla realtà. Non ricordavo nulla dei sogni della notte appena trascorsa, ma il lieve mal di testa mi rivelava il tumulto dei miei pensieri, probabilmente riflessi in ciò che avevo sognato.
Gettai uno sguardo ai miei scritti sulla pergamena e non potei fare a meno di accennare una smorfia, colpita dall'assurdità dei miei appunti. Arrotolai quest'ultima su se stessa, così da non permettere la lettura del contenuto ad estranei.
La cameriera mi portò la colazione e quando notai da cosa era composta alzai leggermente le sopracciglia per l'appetito. Dei piccoli pasticcini erano posti su un vassoio d'argento, assieme a una tazza di tè. Ringraziai la ragazza e quando uscì mi sedetti su una delle sedie poste ai lati del tavolino.
Quando conclusi il pasto indossai un abito leggero e raffinato, spazzolai i capelli e uscii dalla stanza per dirigermi a lezione.
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The Limit
Mystery / ThrillerChi trionfa è sempre l'emarginato, il drago rosso che ci rappresenta ne è la prova. Galles, 1862 Una corte domina su tutte le altre per la sua eccellenza e fama. Ma segreti oscuri in realtà si intrecciano all'interno del castello, nascondendo ciò c...