Chapter XVII

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Il silenzioè la gentilezzadell'universo

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Il silenzio
è la gentilezza
dell'universo.
Abdelmajid Benjelloud

-Edith
Mi alzai, pentendomi di questa scelta e in evidente ritardo. Feci un lungo bagno caldo che per poco non mi fece riaddormentare e cambiai abito. Presi qualche cambio e lo infilai nella valigia frettolosamente, insieme a qualche diario, qualche penna e dei libri da poter leggere per scacciar i pensieri altrove durante il viaggio. Poi mi sistemai i capelli, facendo un'acconciatura semplice, dopotutto non c'era bisogno di perder altro tempo per far pettinature particolari. Guardai la mia chitarra, morendo dalla voglia di suonare e presi il baule, iniziandolo a trasportare fuori dalla stanza mentre trattenevo l'impulso di prendere lo strumento. Nei corridoi del palazzo c'era un'aria fresca e leggera, in quel momento mi sentivo padrona del tempo, niente poteva portarmelo via. Era soltanto mio.
Mi avviai con disinvoltura verso il luogo in cui solitamente aveva il turno di lavoro Gareth, per salutarlo prima della partenza. Lo ritrovai silenzioso, con un aspetto impassibile che non sembrava suo. Era ordinato, composto e non aveva alcuna traccia di stanchezza sul viso.
-Buongiorno, Gareth.- Mi avvicinai sorridendo e lui si voltò, prendendo la mia stessa espressione.
-Buongiorno, Miss Edith. Dove trasportate tutto quel baule da sola? Avete bisogno di una mano?-
-Oh, sto andando in Scozia. Ho dimenticato di dirvelo...-
Lui mi guardò accigliato.
-Andate nel territorio nemico? Perché?-
-Dobbiamo trovare informazioni su una certa Meredith Cambels. Ma non vi preoccupate, starò attenta. Non scopriranno mai che proveniamo dal Galles.- Gareth mi fissò tutto il tempo senza dire una parola.
-Chi vi accompagnerà?- Chiese.
-Andrò con il principe Walter e mia sorella. Ci porterà fin lì il cocchiere Edgar.-
-Sapete già quando sarete di ritorno?- Un velo di tristezza mi cadde addosso.
-Non ne ho idea, abbiamo bisogno di trovare più informazioni possibili. Prometto che quando tornerò vi dirò tutto più dettagliatamente, ma ora sono in ritardo. Vi prego soltanto di non buttarne fiato con nessuno.- Ci guardammo senza dire niente, mentre il velo coprì anche lui.
-Certo. Buona fortuna, Miss Edith.- si inchinò.
-Vi ringrazio, Gareth.- feci lo stesso gesto e poi tornai a guardarlo con finta spensieratezza.
-Prestate attenzione, davvero.- Poi mi abbracciò, stringendomi forte, ed io ricambiai. Ci salutammo un'ultima volta e mi avviai nel cortile, dove mi attendevano Walter ed Angie. Il primo sembrava parecchio nervoso e scocciato. Corsi verso di loro, stringendo ancora la valigia.
-Buongiorno.- Sorrisi tranquilla. Il principe mi guardò senza dir nulla, mentre mia sorella mi salutò a sua volta. Di fronte a noi c'era una grande carrozza raffinata, con due cavalli puramente belli a trainarla. Edgar prese il mio baule e lo portò all'interno del veicolo, poi ci aprì la portiera per entrare. Io non dissi niente, sfogliai il libro che il cocchiere mi aveva concesso di prendere prima di sistemare il bagaglio ed iniziai a leggere.

Durante il viaggio Walter conversò gran parte del tempo con il signor Edgar, mentre Angie, come me, lesse un libro.
Il suono del vento ormai regnava nella carrozza, un suono dolce e armonioso. Lo ascoltavo godendo del contrasto tra il suo sapore delicato e quello aspro delle parole che scorrevano sulla sottil carta davanti i miei occhi.
La meravigliosa quiete venne interrotta dal principe, che rivolse una domanda alla dama al suo fianco.
-Cosa state leggendo?- le domandò, abbassando leggermente il capo per poter leggere il titolo sulla copertina.
-Il sosia, di Dostoevskij.- rispose, scrutandolo per un istante, prima di tornare nella sua intensa lettura.
Walter aprì la sua minuscola valigia e prese un piccolo libricino.
-Vedo che i libri di minima lunghezza vi interessano parecchio.- ironizzò lei, alzando nuovamente lo sguardo.
-È il contenuto ciò che conta realmente.- replicò.
-Potete smettere di parlare? Odio i vocii durante i viaggi.- Dissi leggermente infastidita. Angie mi diede ragione, mentre Walter mi guardò con la sua solita aria fastidiosa.
-Oh, sapete parlare dunque?-
Lo fissai irritata. -Ma che simpatico, il principe.- Poi calai lo sguardo e continuai ad assimilare i concetti del testo.

Passarono un paio d'ore e io finii il libro. Fuori dalla piccola vetrata era tutto stupendo, il vento muoveva lentamente le foglie posate con leggerezza sugli alberi e il cielo era terso. Più passavo tempo a fisar ciò, e più mi sentivo in gabbia, mi mancava il respiro a star in un luogo tanto stretto.
Posai il viso su un palmo della mano e iniziai a pensare a come avremmo fatto a non farci scoprire una volta in Scozia, effettivamente tutti sapevano chi era Walter, l'avrebbero riconosciuto in non molto tempo. Iniziai a risentire il parlottare dei due ragazzi di fronte a me, ma sempre più lontani. Poco a poco svanirono, mentre io caddi in un leggero sonno.

Un tocco leggero sui miei capelli mi svegliò. Aprii gli occhi e vidi Angie di fianco a me, che mi incitava a scendere delicatamente.
-Siamo arrivate?- Chiesi.
Mi misi seduta, stropicciandomi gli occhi in silenzio.
-Sì.-
Edgar mi porse la mano, portandomi all'aria aperta.
Il palazzo di fronte a noi era enorme ed elegante.
Walter parlò con delle guardie, dopodiché ci fecero entrare.
Si vedevano immensi giardini pieni di fiori e fontane in marmo, da cui uscivano getti d'acqua scintillanti, a decorarli.
Il castello, nelle stanze, era molto più fine di quanto lo fosse all'esterno, era pieno di finestroni in vetro pregiato e lampadari preziosi da cui sembrava colare cristallo puro. C'erano dipinti e statue composte da false emozioni e perfezione, ornamenti in oro sulle colonne che sostenevano le varie camere e scintillii forzati su ogni parete.

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