Top Class!

III Parte

Appena le luci del sole irrompono prepotenti dalle finestre, sento bussare alla porta in modo brusco. Capisco subito di chi si tratta, vado ad aprire con il pigiama e l'espressione del viso furibonda.

«Dov'è che hai lasciato l'educazione, ci
abitano persone anziane e malate in questa casa e sono le otto del mattino.»

«Se non mi paghi, chiamo i carabinieri!»
urla più di me la burbera donna che ho di fronte. È la proprietaria della casa dei miei e pretende tre mesi di affitto e diverse rate di condominio arretrate, ormai ho perso il conto. Vado a prendere la borsa e tiro fuori i 1.500 euro avuti ieri da Francesco Romeo. «Sei a posto con i pigioni, adesso puoi andare al diavolo!»

Le sbatto la porta in faccia e la sento urlare ancora.

«Mi devi altri 800 euro per il condominio arretrato, fallita del cavolo. Prima o poi ti sbatto fuori!»

Sto per aprire la porta e reagire nei peggiori dei modi, ma la figura di mia madre che cammina barcollante verso di me, blocca la mia ira.

«Chi era?», dice in modo incomprensibile, per le sue difficoltà nell'esporre anche la più semplice delle frasi.
«Una rompiscatole, vieni ti preparo la colazione.» Le prendo la mano e l'accompagno a sedersi. La sua postura è simile a quella di una bambina, le mani congiunte sulle gambe e fissa ogni mio movimento. La mia mamma! Che dopo aver tanto accudito e protetto, ora necessità di aiuto ed assistenza.
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«Mamma preferisci marmellata oppure crema alle nocciole sulle fette biscottate?» alzo bene i due barattoli per farle meglio comprendere e come mi aspettavo annuisce a tutte e due le scelte, la cosa che le riesce più facile è dire sempre sì con il capo. Prendo delle fette biscottate e ne spalmo una con la marmellata e l'altra con la crema di nocciole. Lei mi guarda e sorride, allunga le braccia non ha bisogno di dire nulla mi avvicino e con fare affettuoso mi bacia sulla guancia. Mentre metto su il caffè mio padre la raggiunge al tavolo, posando un tovagliolo di carta con sei pillole, di diverso colore e grandezza, inizia la loro giornata. L'amore devoto e disperatamente tenace di mio padre è il dono più prezioso che una donna possa ricevere da suo marito.

«Papà, gli impegni di lavoro in questi giorni mi terranno fuori casa un bel po'.
Resterò a dormire da Angela, ma non temete che passerò spesso e provvederò a tutto quello che serve.»

«Ci vediamo domani, figlia mia?» chiede speranzoso.

«Sì papà, passo domani e porto un po' di cose, per qualsiasi motivo chiamami arrivo subito!»

Quando esco per ritornare nella casa di Angela, lascio mio padre che sta pettinando la mamma come fa ogni mattina, l'aiuta ad indossare gli orecchini che preferisce e le spruzza il profumo che abitualmente usa, quello che sento ogni volta che rientro in casa e mi lascia una sensazione di benessere.
Mi saluta con la mano dalla finestra finché non giro l'angolo di strada da cui non gli è più possibile vedermi. Ho un vuoto nello stomaco, li vedo così vulnerabili e provo un odio così profondo verso la vecchiaia! Perfida vecchiaia, stagione difficile della vita che annienta i fasti celebrativi e i decanti della bellezza della gioventù. Portatrice di malattie e tristezze. Il mio riflesso attraverso una vetrata mi lascia intravedere una splendida figura, incorniciata da lunghi capelli che oscillano al vento, una dea dal corpo sinuoso. Per un attimo immagino il futuro e un arco di luce variante e lingue di fuoco sorgono dalla vetrina, appare un corpo dalla bellezza sfigurata dalle privazioni, dagli stenti. "Mio Dio!" urlo in preda al panico, mi tocco il volto e realizzo che non posso essere io, la mia pelle e liscia e vellutata al tocco. Scappo via dalla degradata periferia che mi circonda! Una malinconia devastante mi opprime non rinuncerò alla fortuna che mi è capitata guadagnerò tanti soldi, comprerò una casa e porterò con me i miei, prenderò la laurea in ingegneria... Mentre penso a tutte queste cose frastornata, sbadatamente attraverso la strada.