Parte 15

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Penso di essermi appisolata per un'oretta, riaprendo gli occhi ammiro il panorama dal finestrino, è bellissimo pilotare un aereo è come avere un super potere e quando si vola ogni cosa acquista un significato diverso, cambia la percezione della vita stessa. Sono qui, con il capo rilassato su un comodo sedile e tutti i pensieri che ho nella testa non hanno più gravità, fluttuano nello spazio che mi circonda senza sfiorarmi.

«Questo è il programma dell'ultimo esame inizia a leggerlo», ordina Francesco lanciandomi un libro sulle ginocchia.

«Adesso?» chiedo sbalordita.

«Certo, il volo è lunghissimo hai ore disponibili, sfruttale.»

Rimango a fissarlo senza parlare.

«Questo è l'ultimo sforzo, una volta sistemato il brevetto sarai libera.»

«Non pensavo di essere una prigioniera.»

«A no? Cosa pensavi che saresti diventata assumendo il ruolo di Elena Ferrara. Avresti dovuto lavorare per lui sempre, ti avrebbe coinvolto di volta in volta e non saresti mai stata libera.»

«Quindi una volta firmato l'accordo sul progetto, le nostre strade si separeranno?» gli chiedo.

«Sì, stai tranquilla non mi vedrai più», afferma guardando altrove.

«Mi mancherà Sara», esce fuori dalla mia bocca in modo del tutto spontaneo. Mi sento improvvisamente triste, con un movimento lento mi dirigo alla toilette. Quel piccolo bagno diventa il riparo per la mia emozione, il mio riflesso nello specchio piange e le lacrime appannano la visione che ho di me stessa, cerco di asciugarle e ritrovo di fronte a me la figura di una vecchia, l'intero epitelio si imperla di sudore e un calore bruciante si diffonde nello stomaco, il cervello ha degli impulsi di allerta. Voglio distogliere lo sguardo ma la figura nello specchio mi costringe ad affrontarla.

"Non cercare di essere al di sopra delle conseguenze delle tue azioni, perché prima o poi dovrai farci i conti."

«Se stai cercando di farmi sentire in colpa per il modo in cui sto riscattando la mia vita, non ci riuscirai. Io non diventerò una vecchia povera e frustrata e questa è una promessa.»

"Non saranno le rughe ad appassire il tuo corpo, ma la bruttura dei tuoi pensieri e i rimorsi per le azioni avventate ti devasteranno."

«Vai a farti fottere Ginevra, io ti odio, mi fa schifo la tua vita! Adesso sono Desirèe e posso fare tutto quello che mi pare, essere te mi ha portato solo problemi.»

Esco fuori dalla toilette e mi ritrovo faccia a faccia con Francesco, sono così vicina al suo viso che percepisco il suo respiro, accosto il viso sulla sua spalla e lui con tenerezza mi carezza i capelli.

«Ho paura Francesco.»

«Desirèe ho sempre pensato che abbia una dote ed è quella di essere spiccatamente sensibile e desiderosa di esprimersi.»

Lo abbraccio forte, ho bisogno di sentire il suo corpo forte che mi sostiene.

«Noi siamo creature spirituali che vivono una condizione materiale, ed il fatto che siamo esseri spirituali lo si comprende dalla abilità con la quale siamo in grado di manifestare i sentimenti e le paure», continua ricambiando il mio abbraccio.

Non so esattamente cosa mi stia passando per la testa ma lo bacio teneramente, lui ricambia i baci che piano diventano più intimi.

«Perché ti desidero? Spiegamelo, perché io non riesco a trovare una ragione», gli chiedo completamente persa. Forse le allucinazioni che mi appaiono nello specchio mi hanno destabilizzato.

Francesco con un gesto deciso mi tira su la gonna, abbassando in fretta gli slip le gambe cingono i suoi fianchi, con la prima spinta che ricevo vado a sbattere con testa sotto la bagagliera interna. «Ahi!»

«Scusa, adesso ci spostiamo più al centro», mormora eccitato.

Con le gambe avvinghiate a lui tipo scimmietta, vengo trasportata verso il centro del corridoio, i pantaloni di Francesco calano di botto facendolo inciampare, con un volo raggiungo i sedili, lui si precipita su di me.

«Quanto cazzo sei eccitante», ripete estasiato.

«Avvocato piano, ahi!»

«Lo so, sono troppo passionale.»

«No, è la cintura di sicurezza che ho sotto le chiappe a farmi male.»

«Desirèe, possibile che riesci sempre a spezzare l'erotismo.»

«L'erotismo un cavolo, mettiti tu di sotto così vedrai quando il gancio ti si infila nel...»

«Ok, ho capito, vieni andiamo sulla moquette del corridoio», mi blocca prima che potessi finire la frase.

Ci stendiamo nel corridoio, alzo le gambe appoggiando un piede sul sedile posto a destra e l'altro su quello a sinistra.

«Wah, ingegnere questo progetto che mi stai mostrando è decisamente perfetto», ansima.

«A sì? Ti piace... fammi toccare con mano anche la tua arte, con una degna arringa», lo tiro su di me per la camicia strappando un paio di bottoni che precipitano a terra.

«Ripercorrerò tutta la vicenda e metterò a nudo le contraddizioni e illogicità», recita con voce sensuale.

«Sei un avvocato virtuoso, intuitivo», bisbiglio eccitata.

«Decisamente ingegnere.»

«E poi sei curioso, flessibile...»

«Soprattutto flessibile.»

Mentre miagoliamo come gatti, sento degli scossoni che mi fanno sobbalzare.

«Accipicchia, quanta foga», lamento.

«Credo che sia troppo anche per me cara, siamo in una turbolenza piuttosto intensa», chiarisce Francesco ironico.

Con un balzo in avanti reco una testata a Romeo, il quale con una smorfia di dolore si allontana, ma la perturbazione violenta lo sbatte contro un sedile, chiude gli occhi e mi assale uno stato di angoscia tremenda.

«Porca miseria, stai bene Francesco?» lo scuoto leggermente, accarezzo il viso e improvvisamente mi prende la mano e mi bacia, ridiamo con i volti appiccicati e senza dire altro facciamo l'amore, rimanendo nudi distesi nei corridoi dell'aereo.

Si apre la porta che separa le due salette e Clelia con una smorfia di disgusto ci fissa.

«Siete davvero verminosi.»

«Hei, sono nudo», protesta Francesco.

«Tranquillizzati sex boy, sto ammirando il corpo statuario della bella Elena.»

«Chi Elena?» domanda stonato.

«Non ricordi nemmeno il nome delle donne con cui fai l'amore?», lo schernisce Clelia.

«Se la donna in questione ha tre nomi mi riesce difficile», ribatte e con uno sforzo si rialza in cerca delle sue mutande. «Non vedo l'ora che finisca tutto questo, così finalmente avrai una sola identità, sto impazzendo. Ma dov'è finita la mia biancheria intima», sbotta.

«Eccole, supereroe!» Clelia le raccoglie e gliele lancia ma vanno a finire sul mio volto.

«Cazzo Clelia! Fa attenzione», sono stizzita da quell'imbranata.

Esce fuori richiudendo la porta scorrevole ed io e l'avvocato rimaniamo soli.

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