Parte 12

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Ho trascorso una notte piuttosto tranquilla, l'enorme stanchezza che mi attanagliava ha permesso che il mio corpo ricadesse stremo in un profondo sonno.

Il sole entra raggiante dalle vetrate di questa lussuosa camera, siedo al centro del letto, esamino la mia immagine attraverso lo specchio che è posto poco distante, la luce irradiata dona ai miei capelli un riflesso più chiaro del tono naturale che mi appartiene. Avverto un senso di sicurezza improvviso, non sono sola, siamo in tre, Elena, Desirèe e Ginevra, ci alziamo dal letto tre ombre in un solo corpo che si illumina con il nuovo giorno. Scendo nello studio, dove mi aspetta Filippo, Edy, l'ingegnere Massimo Marrone e il mio cliente, avvocato e complice Francesco Romeo. Entro sicura con fare professionale, il mio sguardo passa su tutti i presenti e la mia determinazione provoca una reazione di compiacimento a Filippo, lui in veste "padre" prova motivo di orgoglio nel riscontrare nello sguardo altrui ammirazione verso sua figlia. Francesco è leggermente teso ma dato la sua esperienza, riesce a gestire la situazione perfettamente. Mi siedo al tavolo apro il pc, inserisco il file che mi viene fornito da Massimo, l'avvocato deve aver fatto un buon lavoro è riuscito a riportare la chiavetta nella cassaforte senza che il generale se ne accorgesse. Mi vengono poste una sequenza di domande che si accavallano una sull'altra, mi stanno addosso tutti tranne Francesco e sto iniziando davvero ad innervosirmi.

«Vi chiedo cortesemente di far silenzio, trovo tutte questi interrogativi che mi ponete irritanti, tra l'altro in questo modo non fate altro che ostacolare la mia attenzione e questo, signori miei, è solo tempo perso. Pertanto, vi invito a lasciarmi il tempo di individuare i problemi che ci sono nel file in modo che poi possa finalmente darvi tutte le notizie che tanto ardentemente desiderate sapere.»

«Certo facciamo silenzio, è entrata il premio Nobel per la Fisica!», sbraita Edy.

«Sostengo che Elena abbia ragione», annuisce Filippo «Lasciamole il tempo di elaborare in santa pace il progetto, nel frattempo seguitemi in salotto, berremo un caffè tra una chiacchera e l'altra.»

Sembra che tutti abbiano accolto la richiesta di Filippo, quando ad un tratto Edy indietreggia di un passo.

«Magari resto io con te, non ti infastidirò assolutamente voglio solo collaborare per risolvere il problema.»

«Se tu fossi stato in grado di risolvere il problema non avrebbero deciso di affidare a me il compito. Quindi mi sarà di aiuto la tua assenza, almeno per una mezz'ora.»

«Elena, mi perdoni ma Edy è un ottimo ingegnere e sono convinto che possiate collaborare serenamente», insiste Massimo.

«Ed è proprio sul serenamente, che si sbaglia, Massimo. Vi sto chiedendo mezz'ora, solo trenta fottuti minuti di calma, ok? Dopodiché mi raggiungerete e vi farò un quadro completo di tutto.»

«Insisto nel voler restare, non voglio perdermi le tue preziose nozioni di ingegneria.»

Mi volto a guardarlo con un sopracciglio alzato. «I bambini capricciosi sono i primi a dover abbandonare lo studio, quindi fila via!»

«Signori per cortesia, diamo ad Elena mezz'ora, servirà per ritrovare anche un più sereno al nostro rientro in studio» viene in mio soccorso Francesco.

Escono tutti, tranne Francesco che si intrattiene.

«Ti lascio venti minuti, poi entrerà Clelia e gli consegnerai la chiavetta, con o senza aver terminato.»

«Hei, non lasciarmi troppo tempo con lei, mi ha molestata», reclamo.

«In che senso?»

«Nel senso che è entrata nella toilette per aiutarmi ad indossare l'accappatoio e mi ha toccata... in quel posto.»

«Ti è andata bene, se fossi entrato io, non ti avrei passato affatto l'accappatoio.»

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