Parte 18

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"Per quanto possano essere perfetti i nidi di una rondine, se rompessimo loro un nido, la rondine lo rifarebbe nello stesso modo, senza modificarne il materiale ne cambierebbe il progetto, perché non ha spiritualità, non ha uno sguardo introspettivo su quello che vuole fare."

Queste parole me le ripeteva papà quando ero piccola, e forse solo adesso ne colgo il significato.

La carta di credito che Filippo aveva messo a disposizione per me, non ha più valore. Non percepirò nemmeno un soldo, dopo la bravata che ho fatto con Francesco e probabilmente lo stesso vale per lui. Oggi darò la tesi di laurea finalmente, stavolta il nido lo costruisco a modo mio. Con la baraonda che c'è stata e con l'impegnativa tesi che ho tirato giù in tempi da record, mi è mancata l'occasione di comprare un bel vestito, di provvedere ad ordinare la corona di alloro. Ma la mia amica Angela, ha promesso di risolvere tutto, ed io ho una paura infernale di quello che lei possa aver fatto.

«Tesoro, non entrare in ansia perché non c'è nessunissimo bisogno, ho già parlato con il fioraio, però, voglio dare un tocco in più alla tua corona», saltella pimpante per il salone, mettendosi tutta in ghingheri.

«Angela, voglio la tradizionale corona, ok? Sono già singolare come persona con tutte le esperienze fuori dal comune che ho avuto negli ultimi tempi, adesso ho bisogno di una banale normalità», metto in chiaro prima che possa venirle in mente qualche idea bizzarra.

«Banale?» dice con un tono simile ad uno Faschion Stylist inorridito da quel termine «La parola banale non viene recepita dal mio cervello, come ti salta in mente di dire, banale! Tu avrai una festa che verrà ricordata in eterno.»

Queste provvidenziali parole mi riportano in mente una scena di un vecchio film di Totò, in cui un cameriere dice "Le combineremo un servizio, che non dimenticherete mai più".

«Signora a lei ci penso io, oggi ritornerà giovane», si avvicina a mamma, con un grosso porta trucco e, a quanto pare, ha intenzione di applicarle delle ciglia finte.

«Angela, non esagerare, non è una festa di addio al celibato, ti prego di usare sobrietà», espongo indignata.

«Ok, adesso metta la giacca...e il tocco finale il cappellino!» continua a preparare mia madre senza curarsi di me.

Attraverso lo specchio intravedo il cappello che ha in testa mamma.

«Togli immediatamente quel ridicolo cappello dalla testa di mia madre, sei impazzita per caso?»

«Tu non apprezzi l'alta moda, perché non hai mai frequentato l'élite della società», ribatte con il broncio.

«Quale sarebbe l'élite della società? Carlos che ti porta sul suo panfilo di trenta metri, per poterti spupazzare al largo lontano da occhi indiscreti!? Oppure l'altro caso umano che ti fa vestire da Heidi, fingendo lui di essere il nonno indossando una barba bianca finta?»

«Sta- sta fa-facendo Heidi», farfuglia mamma con lo sguardo incantato.

«No, mamma, la nostra Angela all'occorrenza si trasforma in Heidi, quando incontra gente di classe», punzecchio sarcastica, lanciando occhiate fulminanti ad Angela.

Il suono del citofono interrompe il battibecco, Angela va ad aprire.

«Ecco qui il tuo vestito», esulta.

Apro emozionata la zip della busta che contiene il vestito e lo tiro fuori. Il mio completo, giacca e pantalone nero, con la camicia azzurra, quello che ho sempre immaginato di indossare alla mia laurea. Scendono delle lacrime di gioia bollenti, sono così cariche di emozioni da rimanere il segno sulla pelle. Angela mi abbraccia forte, con il fazzoletto sotto il naso, la mamma anche se non ha inteso esattamente cosa sta succedendo, si unisce al pianto. Piangiamo tutte. Papà esce dal bagno con tutti pezzetti di carta igienica attaccati sul viso, per tamponare il sangue dei tagli che si è procurato sbarbandosi.

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