CAPITOLO 17
Una settimana dopo
Sono tornata in Italia, Il primo pensiero è stato quello di riprendere i miei genitori dalla casa in cui Filippo li aveva sistemati quando ero sotto contratto con lui. Con gioia ho constatato che sono stati trattati bene. Angela ci ospita tutti e tre, ma presto prenderò una casa con il giardino, dove papà potrà coltivare l'orto che ha sempre sognato e mamma sulla sedia a dondolo contemplerà il paesaggio con il suo tenero sorriso. Immagino già il suo volto ingenuo e buono dove non c'è cattiveria ma solo bontà d'animo e tanta gioia di vivere, quella che non sono riuscita ad ereditare. Tra due settimane darò la tesi di laurea e il progetto che ho consegnato, sarà il tema. In questa settimana ho avuto la soddisfazione di essere contattata da quattro aziende, e avrò sicuramente altre proposte. Di Sara non ho notizie e nemmeno del suo spudorato padre.
«Ginevra», farfuglia mamma, cercando di dirmi qualcosa di incomprensibile.
« Mamma, vuoi vedere la tv?» le chiedo cercando di intendere ciò che vorrebbe dirmi ma non riesce. Scuote il capo fissandomi, sperando che dai suoi occhi riesca a cogliere la sua richiesta. «Vuoi andare in bagno?» Ancora una volta mima un no, con le mani aperte mostra il disappunto per la non riuscita nel capirci. Inizia un giro per la casa dandomi la mano, si ferma davanti ad un armadio e mi guarda. La studio cercando disperatamente di capire, lo apro «Vuoi cambiare i vestiti che indossi?» indago ancora.
«No, aspetta...», blatera vocali e suoni. Poi ritorna nel salone, in cucina, apre un cassetto a caso e lo richiude. La sua condizione causa in me una sconfinata tristezza, percepisco la sensazione di vuoto che prova lei e la consapevolezza che il suo isolamento mentale l'allontanerà dalla realtà sempre di più, mi devasta. Improvvisamente un barlume di lucidità la porta verso la camera dove dormono lei e papà, prende la borsa e mi dice «Andiamo.»
Dove vorrà andare adesso, penso. «Vuoi uscire?» una risata fragorosa è la risposta, quindi si esce.
Angela decide di farmi compagnia, lasciamo papà alle prese perenni con documenti da controllare, che non ho mai capito a quale scopo.
Angela propone di portare mamma a fare shopping, entriamo in un negozio d'abbigliamento e mostra a mamma improbabili outfit.
«Signora che ne dice di questa camicetta è stupenda perché non la prova?»
Mamma mi guarda per capire se può.
«Sì, dai provala mamma», la sprono. Lei accetta ed entriamo in camerino, tento di sfilarle il maglioncino che indossa che si è trasformato in una camicia di forza «Accidenti com'è stretto, perbacco mamma, sei ingrassata cos'hai mangiato in questo periodo?»
«Niente», balbetta.
«Sì , niente, avrai abusato di biscotti e dolcetti vari», lamento.
«No, Ginevra, ni-niente», si dispera carezzandomi il viso.
«Va bene mamma, non importa, fatto sta che la camicia non si abbottona hai fatto due tette più grosse di Pamela Anderson.»
Mamma inizia a ridere contagiando me e Angela.
«Guarda chi c'è! Ginevra, fa presto», si agita Angela.
«Chi c'è?» esco dal camerino e vedo Francesco Romeo affiancato da una donna bionda, occhi chiari, alta, snella, bella anzi bellissima, che sorride.
«Ma tu l'ha vista!?» continua Angela sbalordita.
«Purtroppo, sì, Angela, l'ho vista e continuo a vederla e detestare la sua perfezione.»
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Top Class!
RomanceIl mio nome è Ginevra, un nome di origine Gallese che vuol dire "bianco puro". Molte volte mi sono chiesta, cosa sarei disposta a fare per il denaro? Dopo aver provato la sensazione di annegare nell'aria, piuttosto che nelle profonde acque del mare...