Cornelia la Luce e Park Daeshim

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Roma: anno sconosciuto.

Una leggera nebbiolina si levò dalla terra umida e nascose dietro il suo manto gocciolante il pallido sole della quarta ora del giorno.

Sopra il colle, laddove vi era possibile scorgere il suo timido profilo, la vita aveva ricominciato a scorrere e si levavano voci lungo i pregiati corridoi, dove gli affreschi di luoghi quasi irraggiungibili iniziarono a mostrarsi con più grinta.

All'interno di una delle camere da letto, quella della padrona della casa per la precisione, si intrufolò una giovane serva e tentò di svegliare la ragazza adagiata sul proprio letto.

Le decorazioni della stanza le conosceva perfettamente e sebbene non le avesse mai viste all'interno di nessun'altra ricca dimora di nobili romani, ormai le trovava di buon gusto.

La sua giovane padrona, Cornelia, era una rispettabile nobildonna e tutti conoscevano la sua lunga amicizia con il re; era di bell'aspetto, sempre sorridente e dedita ai suoi lunghi viaggi dove era solita portare nella sua dimora misteriosi e particolari oggetti.

Aveva lunghi capelli castani e tutte le mattine lei li raccoglieva affinché non si sporcassero con il terriccio del giardino.

Cornelia si mise a sedere sul letto e come rinvigorita di una nuova vitalità si alzò per farsi lavare, vestire e acconciare.

Solitamente era di poche parole e quando soleva mostrarsi più aperta, parlava per enigmi; le sue giornate iniziavano sempre allo stesso modo: dopo tutti i riti del mattino, si chiudeva per ore nel suo studio e nessuno dei suoi servi andava a chiamarla poiché era solita trascorrere il suo tempo tra quelle quattro mura decorate con affreschi di figure divine.

Il suo promesso sposo, un'anima davvero gentile e dedita alla felicità di quella ragazza tanto da rispettarla anche per quanto si conveniva ai tempi per un buon matrimonio e assicurarsi in quel modo una discendenza, era l'unico a spronarla a vivere Roma e la sua bellezza.

Marzio, quello era il nome dell'uomo tanto buono quanto saggio e prezioso per i consigli del re, la portava quando era possibile fuori per una passeggiata, le mostrava il mercato e tante volte Cornelia era stata ospite del re di Roma e aveva incantato il suo udito con i suoi racconti.

In molti avevano creduto che attendere le nozze sarebbe stato sfavorevole, ma i due avevano sempre pensato fuori dagli schemi.

Marzio era partito pochi giorni prima e si era diretto verso nord, lasciando detto che sarebbe ritornato entro poco tempo e Cornelia lo aveva salutato con un bacio sullo stipite della porta e un sorriso; per ingannare l'attesa la ragazza aveva iniziato a scrivere su un lungo rotolo tutti i suoi tesori, o almeno l'impressione era quella.

«Cornelia Cassia Flaminia!» si sentì udire da fuori la sua dimora.

Venne davanti ai cancelli una delle sue serve, Tullia, una giovane ragazza molto servizievole e docile.

«Voi chi siete? Chi cerca la mia padrona?» domandò quasi intimorita dall'uomo.

«Vai a chiamare la tua padrona, il re sacerdote è qui!» esclamò lui.

Alle sue spalle, l'eterea figura di Cornelia apparve in soccorso di Tullia e la ragazzina sentì la mano della sua padrona toccarle la spalla con premura.

Un suo sorriso e la toga perfettamente pulita e ordinata la resero una magnifica visione e un toccasana per il suo cuore scalpitante.

«Non vi attendevo prima della sesta ora del giorno. Avete tradito ogni mia previsione, siete il primo. Nemmeno il mio promesso è riuscito ad avere la meglio sulle mie parole.» disse.

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