La natura del male

23 4 9
                                    


Una volta rimasta sola, Annalena si sedette sul proprio letto e volse lo sguardo verso la fotografia che la ritraeva tra le braccia di Adriano.

I loro sorrisi così genuini e innamorati ora erano un vago ricordo perso nel tempo; la giovane Antichista e Rettrice della Domus Mirabilium, infatti, era l'unica a pensare ancora al ragazzo e quest'ultimo, invece, aveva come unico scopo la distruzione del mondo dei Musei e di tutti i suoi tesori.

Adriano aveva bevuto da quel calice e insieme alla vita eterna, gli era stato fatto dono di un terribile affanno.

L'ex Antichista cominciò la sua ricerca per una cura credendo che se un manufatto lo avesse condannato ingiustamente all'immortalità, un altro lo avrebbe salvato sciogliendolo dal patto demoniaco.

Annalena afferrò la cornice d'argento, elegante e sottile, ammirando il volto luminoso di Adriano: attraverso quello scatto era sicura di poter sentire le sue braccia forti stringerla in un abbraccio e il suo cuore battere all'impazzata. Succedeva questo ogni volta che appoggiava l'orecchio all'altezza del petto di Adriano.

Il suo profumo, quella sicurezza che lui le trasmetteva, i suoi sorrisi, le sue convinzioni etiche e morali erano tutto questo a mancarle terribilmente.

«Amore mio...»

Annalena pianse in silenzio tutto il suo dolore e la nostalgia di un ricordo che non voleva lasciare andare.

Allo stesso tempo, anche il Rettore del Museo 6 rifletteva sul proprio comportamento.

Durante la cena vi era stato qualche approccio di Namjoon verso il Collezionista, ma Seokjin gli aveva risposto in modo freddo e ignorato per la maggior parte del tempo; erano le tipiche reazioni di una persona ferita e il Rettore sapeva di doversi scusare.

Per questa ragione, quando vide Seokjin scappare in camera senza fermarsi ulteriormente per godere delle comodità del soggiorno di casa Park, Namjoon gli era corso dietro.

Le sue nocche colpirono la porta della camera da letto e pazientemente attese che il Collezionista lo invitasse ad entrare.

Quando ebbe il permesso di farlo, Namjoon si ritrovò a bocca aperta ammirando la perfezione di Kim Seokjin, prima seduto a leggere un libro di storia romana che aveva recuperato dalla biblioteca di casa Park e ora in piedi con uno sguardo confuso.

I suoi capelli erano ancora piuttosto ordinati e indossava degli abiti comodi quanto anonimi, ma rimaneva sempre bellissimo.

«Hyung, non disturbo?» chiese Namjoon.

L'altro negò con la testa.

«Volevi dirmi qualcosa?»

La voce di Seokjin era il riflesso del suo stato d'animo: confuso e ancora amareggiato.

Namjoon aveva gli occhi di colui che tentava un modo per espiare le proprie colpe ma anche stanchi e gonfi dopo lunghe notti travagliate.

C'erano molte parole non dette tra di loro e prima ancora che si potessero esprimere, ecco che il Rettore si avvicinò al ragazzo poco distante da lui e lo tirò a sé per un abbraccio.

Seokjin rimase senza parole. Immobile con le braccia a mezz'aria presto fece scorrere sulla schiena di Namjoon le lunghe dita e chiuse gli occhi beandosi di quel contatto.

Il suo corpo caldo era come lo ricordava e a Seokjin parve che fossero passate lunghe vite prima di potersi sentire così al sicuro tra le braccia di Namjoon.

Il suo odore, il cuore scalpitante e le grandi mani gentili che sfioravano con delicatezza la propria pelle: Seokjin era di nuovo in paradiso.

«Jinnie hyung... mi dispiace per quello che ti ho detto l'altro giorno.» iniziò il Rettore quasi con un sussurro. «Non so quanto possano valere queste scuse ma spero che tu mi possa perdonare.»

Museo 6 (BTS fanfic)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora