La ragazza e il Granato Giallo di Cornelia

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All'interno della Domus Mirabilium il rumore concitato di piccoli passi si sovrapponeva a quelli dei due figli maggiori di Cornelia e Marzio.

La piccola di casa, Lucrezia Flaminia, ridacchiava soddisfatta mentre fuggiva dai fratelli Daeshim e Horatius.

«Fate attenzione, bambini!» disse Cornelia dalla sua stanza.

A breve avrebbe dato alla luce una nuova creatura e gli dèi penati, venuti da lei in sogno per manifestare la loro gioia, le avevano fatto sapere che dentro di sé portava una splendida bambina dagli occhi curiosi e vivaci come la propria madre e il carattere determinato e gentile del padre.

Marzio le era a fianco preoccupato per questa difficile gravidanza che aveva impedito a Cornelia di muoversi dalla propria dimora.

«Stai bene, Cornelia?» domandò l'uomo.

Lei annuì e tentò di mettersi seduta sul letto.

«No.» disse Marzio con tono severo. «Il medico ha detto che devi riposare.»

«Riposerò bene anche nel nostro giardino. Quest'oggi il sole è gradevole e non mi stancherò. In caso contrario, mi farò aiutare dalla nostra servitù.»

«In questo momento hai un carattere volubile e prenderesti a male parole chiunque osasse metterti sulla retta via!»

«Non è così!» si indispettì Cornelia.

Tentò di farsi leva con le braccia e quando fu sicura che quella dovesse essere la volta buona per fuggire dal letto e dalla pigrizia, lasciò che un sospiro di sollievo uscisse dalle sue labbra rosee.

Marzio era dietro di lei e decise di assecondare la moglie, sicuro che non ci sarebbe mai stato verso di farla desistere e l'accompagnò in giardino: lì, all'ombra di una grande quercia al di sopra della collina dietro la Domus Mirabilium, Cornelia e Marzio si sedettero in terra osservando i loro tre figli giocare con leggerezza.

Il più grande aveva sedici anni e con la guida della matrona della propria casa riuscì a perfezionare l'arte di collezionare reperti di epoca antica e conosceva molto bene la lingua egizia e persiana.

Da suo padre studiò le leggi romane, i riti e le religioni; da poco aveva cominciato a viaggiare in sua compagnia e attraverso la sua esperienza, Daeshim, quello era il nome del primogenito di Cornelia, ebbe molte opportunità di crescere come cittadino di Roma ed esperto conoscitore del Museo che la propria madre aveva creato all'interno della Domus Mirabilium.

Aveva poco più di dieci anni quando conobbe la verità e l'importanza che la sua esistenza aveva in quel mondo: come i suoi genitori, anche lui e i suoi fratelli dovevano recuperare i manufatti dell'epoca antica e nasconderli dalla crudeltà della gente.

I suoi occhi di bambino inizialmente non avevano mai compreso chi fossero tutte quelle persone dall'aria severa e vestite d'importanza come il re sacerdote e che facevano saltuariamente ingresso nella dimora della sua famiglia. Con gli anni, quando la consapevolezza crebbe con lui, Daeshim capì che la ragione per cui i sacerdoti facevano visita in casa era per controllare Cornelia, sua madre.

Aveva sentito in giro che molte persone ne avevano paura, temevano di inimicarsi gli dèi se anche solo le avessero rivolto uno sguardo e più il timore cresceva nella popolazione e più molti ritenevano che potesse essere una minaccia per Roma.

Buffo, pensò Daeshim: tutte quelle persone che gettavano fango su sua madre erano le medesime che si prostravano a terra dinanzi a lei per un aiuto.

Cornelia sorrideva contenta e ogni tanto il figlio più grande gli regalava molti più sorrisi di quanti ne facessero i suoi fratelli, più giovani e più interessati a giocare ignari che presto avrebbero dovuto proteggere e custodire il Museo.

Museo 6 (BTS fanfic)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora