Il taccuino del maestro

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Verso sera non si erano fatti molti progressi. Dall'appartamento elegante di Caterina Sartori, i Collezionisti si erano messi a lavoro per trovare qualche indizio sull'ubicazione degli Anti Collezionisti veneziani e del loro prigioniero, ma nessuna idea era andata a buon fine.

Il paesaggio fuori dalla finestra iniziò a cambiare e il crepuscolo sparì dietro i palazzi signorili dell'anonima calle prima che il manto della notte avvolgesse tutta Venezia.

Annalena accese la televisione, spezzando il silenzio insopportabile di quel soggiorno e il telegiornale annunciò immediatamente la cronaca nera.

«Diamo adesso la notizia dell'ultima ora.» fece la giornalista, catturando l'interesse dei Collezionisti e in particolare delle due ragazze, che poterono comprendere le sue parole. «Questo pomeriggio, dopo le diciotto, è stato rinvenuto il corpo di un uomo, Riccardo Zanetta. Il professore è morto apparentemente di arresto cardiaco, ma si saprà di più sulle cause della morte dopo l'autopsia.»

Il viso di Caterina sbiancò rapidamente e si accasciò debolmente sul divano.

Tutte le sue speranze furono infrante da una voce anonima e i primi momenti di shock li passò cercando di rifiutare quella triste realtà.

«No...»

Grosse lacrime caddero dal viso della ragazza e bagnarono il pavimento mentre la sua voce si fece isterica per la perdita subita.

«Caterina...» cercò di consolarla l'amica, ma non sapeva che cosa dire e stare zitta le parve una cosa più saggia rispetto a qualsiasi affermazione di cortesia.

«Devono averlo ucciso loro!» gridò.

«Mi dispiace.» disse Annalena.

Caterina si asciugò in fretta le lacrime e cercò di reprimere quei brutti pensieri che ineggiavano alla violenza o alla vendetta.

Non si sarebbe mai abbandonata a simili immagini, mai nella sua vita.

«Ora è fondamentale che io rimanga salda. Il mio cuore non può annerirsi sebbene sia morta una persona a me cara. Il professore ha tenuto lontano la Bussola di Alessandrite da me così che potessi condurre una vita normale senza che la voce del gioiello tormentasse il mio animo. Devo scoprire il luogo in cui ha tenuto quel gioiello maledetto e custodirlo prima che non lo facciano quei mostri.» tuonò.

Voce che non s'innalzò ma che rimase grave e dura.

Le lacrime uscirono come grosse pozzanghere, il viso arrossato con le sopracciglia incurvate in un misto tra il dolore e la collera ma Caterina continuò a mostrarsi salda pur di non lasciarsi vincere dal lutto.

«Ma hai bisogno anche di canalizzare il tuo dolore.» le fece notare il Rettore del Museo 6.

«Piangere non lo riporterà di certo in vita!» si rivolse lei a Namjoon, in piedi al suo fianco.

«E tenerti dentro tutto non farà altro che alimentare la negatività del tuo animo, così che la Bussola di Alessandrite possa insinuarsi facilmente.» le rispose con tono di ammonimento nei suoi confronti.

«Va tutto bene, puoi piangere.» la rassicurò Seokjin e anche se Caterina si era ripromessa di non mostrarsi debole, quelle parole colpirono in pieno l'agitazione che fremeva dentro di lei.

Si aggrappò alla camicia nera del Collezionista e ruppe quel tabù che si era imposta, piangendo di rabbia, di dolore e dalla frustrazione; lamentò la sua debolezza, l'ingenuità che aveva sempre mandato avanti anche con il tempo per salvaguardare la sua anima poiché fin dall'infanzia lei aveva sempre avuto paura della Bussola di Alessandrite.

Museo 6 (BTS fanfic)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora