Ritorno a Daegu e la Collezione di Park Daeshim

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Yoongi aveva deciso di tornare a casa solo per raccogliere le proprie idee non sapendo effettivamente che cosa fare.

Da una parte il suo desiderio di animare la sua vita con qualcosa di avventuroso come il mondo del Museo era ciò di cui aveva bisogno; dall'altra, invece, l'idea che in esso vi era anche Park Jimin, l'uomo che aveva amato due anni addietro e che credeva quei sentimenti svaniti come cenere al vento, risvegliava qualcosa che pareva fosse morto con lui da tempo.

Quando sollevò la testa, un'ombra gli passò in volto e sospirò nel vedere la propria madre corrergli dietro per abbracciarlo.

«Oh, Yoongi caro, sei qui! Da quanto tempo sei in città? Perché non mi hai chiamata?» lo tempestò di domande.

Yoongi si irrigidì e sciolse in fretta quell'abbraccio così meccanico e freddo.

«Mamma, sono solo di passaggio.» disse solamente, forzando un sorriso.

«Non ti fermerai a lungo?»

«Non penso... dovevo solo staccare un po' da tutto.»

«Come sta andando in conservatorio?» gli chiese lei, portandolo dentro casa.

«Di solito non ti interessa parlare di questo.» sbuffò il figlio e a quel punto calò la maschera dal volto della donna.

«Vuoi iniziare una discussione?»

«No, anzi.» scosse la testa il ragazzo. «Vado in camera mia.»

«Aspetta!»

Yoongi non l'ascoltò più a quel punto e neppure volle sapere perché la madre divenne pallida così velocemente; la risposta gli arrivò non appena aprì la porta della sua vecchia camera da letto: l'aria umida, i teli sgualciti e impolverati coprivano la sua libreria, la scrivania e il materasso ingiallito era nudo e freddo come quella stanza.

"Si è sbarazzata di molte cose che mi appartenevano. Non c'è da stupirsi: prima con la mia musica e poi con ciò che mi ero guadagnato con i diversi lavori dopo la scuola."

Si sdraiò sul suo letto freddo e fissò il soffitto con aria sofferente; non voleva tornare in quella casa per una serie di motivi, ma l'unico che aveva in mente ogni volta che associava l'immagine della sua famiglia era il loro completo disinteresse per ciò che lui amava davvero fare.

Daegu cominciò a stargli stretta molto presto quando la sua famiglia, dopo aver scoperto l'orientamento sessuale del ragazzo, non si fece alcuno scrupolo a far notare a Yoongi quanto fosse una delusione e ogni occasione pareva buona per screditarlo.

Il giovane aveva passato gran parte dei suoi pomeriggi chiuso nella sua stanza a fare musica e alla sera lavorando come fattorino fino a tardi; si divideva tra lavoro e studio per quanto gli fosse possibile pur di conquistare la sua agognata libertà e frequentare il miglior conservatorio a Seoul.

Lì, i suoi genitori non avrebbero potuto raggiungerlo a causa delle difficoltà economiche in cui si trovavano e dopo tanti sacrifici la grande metropoli e capitale della Corea del Sud gli parve la grande mela.

La sua libertà l'aveva raggiunta, la musica che prima componeva con gran timore che gli venisse strappata ora era la sua grande compagna e l'amore che aveva per lei ecco che ora l'aveva avuto anche per un ragazzo dai capelli tinti di biondo e un sorriso luminoso e bello.

Una mera illusione.

Solo la musica tenne tra le proprie braccia l'anima ferita di Min Yoongi.

«Yoongi, scendi la cena è pronta!» gridò sua madre dal fondo delle scale.

Museo 6 (BTS fanfic)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora