Mai più sola

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Ester

Era sicuro di sé.

Più sicuro di quanto io lo fossi mai stata in tutta la mia vita.

Sapeva perfettamente quel che stava facendo ed il come stava portando tutto a compimento.

La mia era una situazione pericolosa da gestire per chiunque, eppure lui non temeva nulla.

Assetato di giustizia.

In quel momento, il suo senso di giustizia sembrava decisamente prevalere su quell' ingiustizia che in tutti questi anni mi ero portata addosso, assieme ad Anastasia.

Gianluca Amantea aveva un piano.

Una possibilità di fuga per me.

E per un folle attimo mi convinsi del fatto che le cose ben presto sarebbero migliorate, andate tutte per il verso giusto.

Ma niente era così semplice, facile.

Come avrebbe fatto ad incastrare il mio patrigno?

Questo era il punto!

Ed io? Anastasia? Che fine ci attendeva?

Le ginocchia mi tremavano per la tensione nonostante fossi seduta, così come le mani.

Non eravamo molto distanti dalla nostra destinazione, comunque.

Circa un chilometro, al massimo due, dal famoso Palace Hotel.

Un colosso mondiale a quattro stelle che aveva sede anche nella nostra città.

All'improvviso, proprio in quel frangente, mi sorse un dubbio terribile che non riuscii ad accantonare: " Devo saperlo." esplosi

"Adesso sei diventato uno dei suoi sgherri? Uno dei tanti ragazzi che utilizza per vedere come lavora la sua merce? Dimmi la verità."

Quella mia stessa domanda mi causò una fitta di dolore lancinante ed un'angoscia così profonda da scuotermi da dentro.

Mi salirono le lacrime agli occhi.

Pregai. In silenzio.

Ero terrorizzata da quella risposta che sarebbe benissimo potuta venir fuori dalla sua bocca.

Un bel sì, secco. Un sì capace di distruggere il mio ultimo baluardo di speranza.

Strinsi forte le mani a pugno, per fermarne definitivamente il tremore, e mi morsi il labbro inferiore.

In attesa.

Ti prego, dimmi che non è così. Dimmi che sei qui per aiutarmi per davvero.

Non illudermi. Ti supplico, non illudermi.

Gianluca rimase in silenzio, concentrato alla guida, affondò il piede sinistro nella frizione e cambiò marcia.

Inserì la prima.

Eravamo arrivati.

Svoltò a destra per imboccare una stradina ghiaiosa, leggermente in salita.

Qualche sassolino sfuggì alle ruote dell'Audi ed andò a colpire la carrozzeria grigio perla nonostante andassimo a velocità moderata.

Non appena intravidi una larga insegna illuminata, elegante e ben visibile, sopra ampie porte in vetro scorrevoli, che delimitavano l'ingresso principale di una struttura alberghiera, non avevo più alcun dubbio: eravamo veramente arrivati a destinazione, e lui ancora non aveva risposto alla mia domanda.

Broken Ice...l'amore è bianco o neroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora